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#1 2012-08-07 15:58:55

Ancien joueur
Invité

GDR:Princess of Rebilia

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La principessa delle nevi è ancora disponibile, causa ritiro della precedente.
Avete tre giorni di tempo ragazze, se volete prenderne il posto


Ciao ragazze, ho deciso di parire un GDR, ecco la trama:

Un nuovo libro viene lanciato. Lo scrittore? Il famoso alchimista Tobias Percival Prince.
La particolarità di questo libro? Si sa solo il titolo, riguardo la trama non si sa nulla.
La wikipedia è vuota. L'alchimista non ha voluto rivelare niente a riguardo.
Il titolo del libro?
LE PRINCIPESSE DI REBILIA
Titolo alquanto interessante.
L'unica altra informazione disponibile (titolo escluso) che il libro, non ancora in vendita, verrà spedito a 10 fortunate ragazze in giro per il mondo.
La scelta? assolutamente casuale.
Nessuno dovrò venire a sapere chi sono le fortunate, prima che queste abbiano finito di leggere.
Passa una settimana:
le 10 ragazze ricevono il misterioso libro.
Appena lo aprono ecco la scritta:
"QUESTO LIBRO E' SPECIALE, GIRA LA PAGINA E CAPIRAI"
Le ragazze voltano la pagina, vengono risucchiate dal libro e si ritrovano dentro REBILIA.
Si ritrovano nella storia: nel castello, sotto forma di principesse dei rispettivi regni di questo mondo:
Il regno di picche
Il regno di cuori
Il regno di quadri
Il regno di fiori
Il regno di spade
Il regno di diamanti
Il regno del ferro
Il regno del mare
Il regno del fuoco

Sfortunatamente a Rebilia è in corso una guerra per decretare quale regno è il più forte.
La guerra, non voluta dalle principesse è scoppiata a causa dei 10 fratelli Pervell, ognuno il rispettivo primo ministro del regno, che in assenza delle principesse,  magicamente ricomparse nelle loro stanze quel giorno, hanno preso il controllo.
Come fanno tutti a sapere che sono loro le principesse?
Non si sa, la gente lo sa e basta. E' il volere dell'autore.
Le camere dove si ritrovano le principesse, ci sono sempre state, in attesa del loro ritorno.
Sopra ogni letto c'è un ritratto della principessa.
Ovviamente, non contenti dell'inaspettato ritorno di quest'ultime, i Pervell le depongono per continuare la loro inutile battaglia.
Così le principesse, sole e abbandonate in diversi punti della foresta di Rebilia, disabitata per via delle terribili creature che ci vivono, devono trovare un modo per sopravvivere e tornare al potere.

/!\
Alla fine della storia ci sono due finali disponibili:
1)Si può decidere se tornare alla vita di prima, nel mondo terrestre che si era momentaneamente BLOCCATO fino al ritorno di una delle principesse
2)Si può decidere se restare a Rebilia e cancellare la vita precedente, con un facoltativo principe al proprio fianco. Cercando di mantenere la pace.
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LA SCHEDA:
Nome:
Cognome:
Età:
Provenienza:
Storia:
Carattere:
Descrizione fisica:
Particolarità:(facoltativo)
Immagine:
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Ludovica060599
principessa di picche:
Nome: Indil

Cognome: Beren

età: 14

provenienza: Norvegia

Storia:
Indil è una ragazzina normale.
Un po' fantasiosa, ha sempre avuto una sfrenata passione per le favole.
Sua mamma una famosa storica, gli leggeva sempre una fiaba diversa, ogni sera e quando
esaurì le fiabe da raccontare, iniziò  a inventarne di mai sentite.
La passione per questi mondi sconosciuti l'ha ereditata proprio da lei.
Infatti il nome Indil, in lingua elfica significa giglio.
Un nome strano per una ragazzina, c'era chi la prendeva in giro per il suo nome, ma
Indil n'è sempre stata fiera. Appassionata di favole com'era, un nome così non poteva non amarlo.
Inoltre Indil sembra molto incline al cacciarsi in un guaio dopo l'altro.
E' una ragazza impulsiva, agisce d'istinto, spesso pentendosene, una volta viste le conseguenze.
Le è capitato di prendere molte punizioni a scuola, per risposta ai professori, non perché
volesse far casino o simili, lei ribatte solo quando pensa che le decisioni dei docenti siano
ingiuste.
Sua madre non la sgrida quasi mai. Sa' com'è sua figlia, e non si sognerebbe mai di rimproverarla per aver mostrato il suo vero IO.
Le ricorda però che in certe occasioni bisogna saper fingere di essere chi non si è. Per il bene proprio, e anche comune.
I suoi 14 anni di vita sono quindi passati fra continue punizioni a scuole, milioni di libri di favole, nuovi e antichi, le rassicurazioni della madre, che le diceva di non reprimere la vera sé stessa ma le ribadiva che saper essere un'attrice può tornare utile.
Non è mai successo nulla di particolarmente scandaloso, ha sempre avuto un giusto numero di amiche, come ogni studente, e un moderato numero di "nemiche".
Solo recentemente nella sua vita è cambiato qualcosa...La madre è improvvisamente partita per un viaggio di lavoro e non si sa quando tornerà.
Il padre è anche lui praticamente SEMPRE fuori per lavoro, così Indil si è ritrovata da sola a casa.
Dopo un mese di triste solitudine, colmato da continui pigiama party con le amiche, Indil
riceve un pacco, senza mittente.

Carattere: Indil è impulsiva, il che spesso la caccia nei guai.
E' anche generosa, e sa vedere un pregio in ogni persona.
E' furba quando vuole, anche se talvolta fa la stupida, come quando risponde ai professori.
Le piace stare in compagnia e sentirsi amata e protetta. Cerca sempre di farsi nuove amiche.
Non si scoraggia mai e cerca sempre di vedere la luce, anche quando la strada è buia.

descrizione fisica: Indil ha gli occhi azzurro cielo, i capelli biondo cenere, leggermente ondulati, tenuti lunghi per una ragione precisa: assomigliare alle fate dei boschi delle fiabe.
Un fisico sano, magra il giusto, alta un metro 1.67

particolarità: ama il cioccolato alla follia. Le piace lo smalto per unghie. Pratica equitazione, per sentirsi come uno dei cavalieri
della tavola rotonda. Ha una passione sfrenata per le favole.

immagine:
http://oi46.tinypic.com/xbjz8m.jpg

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Haru-chan
principessa del mare:

Nome: Maeve. (pronunciato Mayv)
Cognome: O'Connor.
Età: 19 anni, 20 il 7 Settembre.
Provenienza: Irlanda.
Carattere: Se si potesse riassumere il suo carattere in due parole, sarebbero queste: sarcastica e pessimista.
Pur non avendo avuti grandi traumi nella vita, ha sviluppato un carattere piuttosto chiuso, forse per "colpa" del gran tempo trascorso col padre.
E' ironica e schietta, quindi può risultare maleducata, avvolte. In realtà è una persona sempre affacendata, che cerca di rendersi utile ogni volta che può; insomma, non le piace starsene con le mani in mano. Le fa piacere essere utile in qualche modo.
Il suo pessimismo non si sa da dove arrivi, sta di fatto che c'è. Vede sempre il lato negativo delle cose e se ne lamenta spesso. Alcune volte può sembrare piuttosto vittimista.
Però cerca sempre di sdramatizzare; non è capace di consolare le persone con parole dolci o moine varie, quindi punta sempre sull'umorismo. Infatti è una persona piuttosto rude, non pensa molto prima di agire e spesso può ferire gli altri.
E' molto critica, e tende a essere precisa in qualsiasi lavoro -quindi non mettetele mai fretta-. Però è anche intelligente e piuttosto sveglia.
Però ha un grande orgoglio e quando qualcuno la insulta lei si limita a ghignare e a scuotere il capo. Non che abbia una grande autostima, però le persone che la prendono in giro proprio non le considera.
In genere non le piace essere stuzzicata, ma alcune volte è capace di rispondere in maniera tagliente, non rendendosi neanche conto di ferire o offendere gli altri. In genere però tende a snobbare gli socciatori.
C'è da dire che si trova meglio in mare che sulla terraferma, quindi a Rebilia cercherà sempre di mantenersi vicino all'acqua.
Descrizione fisica: Tutti gli anni passati a nuotare e a respirare il vento irlandese le hanno conferito un fisico sano e florido. Alta 1.72, ha un corpo atletico e allenato. Le braccia sono leggermente muscolose, piuttosto forti.
Il viso ha tratti vagamente spigolosi, dalle labbra sottili e il sorriso spesso sarcastico o sghembo. Le ciglia bionde sono folte, e gli occhi grandi.
I capelli biondo chiaro sono lunghi fino ai fianchi, lisci e alcune volte secchi per colpa dell'acqua di mare. Forse sono l'unica caratteristica che le piace di se stessa: adora quando si immerge nell'acqua e i capelli le circondano il viso.
Nonstante il colorito chiaro dei capelli, gli occhi sono color grigio scuro. Forse stonano, ma a lei non importa, anche se non li adora.
La pelle è piuttosto chiara, nonostante l'innumerevole tempo passato fuori casa; Maeve non è quel tipo di persona che si abbronza facilmente.
Oltre a questo non ha un modo preciso di vestire, però ama i vestiti comodi, quindi non la vedrete mai con una gonna.
Immagine: Click.
Storia: Essenzialmente l'infanzia di Maeve è stata contornata da lunghe passeggiate sulla spiaggia vicino a casa sua, giornate passate a riparare le reti da pesca insieme al padre o a cucinare dolci insieme alla madre.
Ma partiamo dall'inizio: il padre, un'irlandese che di nome faceva Adam, già da giovane lavorava con il resto della famiglia in un porto, riparando reti e pescando.
A dire la verità l'incontro con colei che sarebbe in futuro diventata sua moglie è stato piuttosto banale.
Lei era una ragazza moldava dai fluenti capelli biondi, trasferitasi in Irlanda con la famiglia; i suoi genitori volevano ricostruire il loro rapporto, che, purtroppo, ormai era irreparabile.
Infatti i loro litigi continuarono anche lì, intensificandosi, fino alla rottura finale. Si separarono, e Anya (era quello il nome della ragazza) venne affidata alla madre, caduta in depressione.
La moldava si ritrovò spaesata, visto che doveva sia studiare che occuparsi della madre; a scuola socializzava poco, ma riuscì comunque a farsi un paio d'amiche.
Una di queste, dopo averla pregata più e più volte, la convinse a prendersi una giornata di pausa per uscire.
E così che si incontrarono. Banale, certo, ma quello che seguì quel incontro risollevò Anya.
Adam aveva un personalità forte ed allegra, in contrasto con il scetticismo e il pessimismo della moldava; però erano una coppia equilibrata e stavano bene insieme.
E l'amore della ragazza per i cani fece sorgere un'idea nella testa dell'irlandese.
Può sembrare una favola, visto come si è conclusa la loro storia. Anya cominciò a lavorare insieme ad un gruppo di addestratori, che allenavano cani per le gare di agility, e lui continuava il lavoro che tutta la sua famiglia aveva svolto, ovvero lavorava su un peschereccio insieme al padre.
Abitavano in campagna.
Non erano molto ricchi, però. I soldi bastavano a mantenere loro, certo, ma l'arrivo di una figlia fu accolta sia con felicità che con preoccupazione.
Adam dovette intensificare il lavoro, stando di più fuori casa; ma a Maeve l'affetto non mancava, con una madre sempre gentile, che le aveva insegnato l'amore e il rispetto per gli animali.
L'interesse per i cani le è stato infatti trasmesso da lei: quando Maeve compì 12 anni, le regalò un cucciolo di border collie dal pelo rosso e bianco. Maeve lo chiamò Aran.
Il carattere del padre, invece, era decisamente più rude ma anche più sarcastico e divertente. E' lui che le ha insegnato a nuotare e a pescare.
Da lì, l'interesse di Maeve si trasformò in puro amore.
Passava ore e ore sulla spiaggia vicino a casa sua, correndo con Aran anche solo per sentire la piacevole sensazione della sabbia bagnata sotto i piedi. Quel luogo divenne la sua seconda casa. Partiva insieme al padre sul loro peschereccio, e lui le insegnava i vari metodi per catturare pesci.
Per questo l'irlandese si fece pochi amici, perché preferiva la compagnia del suo cane e delle onde a quella di persone che non facevano parte della sua famiglia.
Particolarità:
-Sa nuotare e pescare molto bene, e sa come riparare le reti da pesca.
-A discapito del suo carattere, ride spesso. E lo fa in modo abbastanza strano, a detta di molti. Ha una risata cristallina e chiara.
-Adora il blu, l'azzurro e tutte le loro sfumature.
-Ha un tatuaggio a forma di piuma sul braccio destro, e un'altro sulla scapola sinistra, ovvero un trifoglio stilizzato con le foglie a forma di cuore.
-Odia i luoghi stretti e chiusi, infatti è claustrofobica.

Immagine regno.

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Misteriosa38
principessa del fuoco

Nome: Blair (pronunica Bler v.v)
Cognome: Wilkinsons
Eta': 16 anni
Provenienza: E' nata e cresciuta in Inghilterra ma suo padre era russo
Storia: Sua madre, Lavinia Wilkinsons era una giovane ragazza inglese. Ricca, di buona famiglia, ben educata, bella e talentuosa. Tutto in lei portava a pensare che avesse davanti un futuro roseo e perfetto. I suoi genitori, aristocratici e ambiziosi avevano programmato la vita della figlia gia' prima della sua nascita.
Ma lei decise di non seguire il destino che le era stato assegnato, aveva le sue aspirazioni e non voleva rinunciare a loro.
Cosi' scappo' di casa, si trasferi' in Russia per seguire dei corsi al fine di diventare una spia internazionale. Era questo cio' che voleva.
Proprio durante la sua prima missione incontro' Stefan, un giovane ragazzo russo di bell'aspetto e determinato, senza nemmeno un soldo in tasca. Fu amore a prima vista.
Ovviamente la famiglia di Lavinia era assolutamente contraria a quell'unione ma la ragazza non fece mai piu' ritorno in Inghilterra. Al contrario della sua piccola bambina, Blair.
Blair aveva solo due anni quando i suoi genitori persero la vita durante una missione -preferirono suicidarsi con una pallottola in testa invece di diventare prigionieri dei nemici- e venne rimandata dagli unici parenti che aveva, i suoi nonni materni. Chiamarli nonni e' abbastanza esagerato, erano piuttosto giovani dato che la figlia era rimasta incinta a soli diciotto anni.
In ogni caso, sua nonna era ben determinata a crescere Blair secondo i suoi parametri e non voleva assolutamente che sua nipote venisse a conoscenza del lavoro dei suoi genitori, ne tanto meno di chi fosse suo padre. Cambio' persino il cognome russo di Blair con quello della loro famiglia.
Nonostante fosse cresciuta in un ambiente ricco e sfarzoso, pieno di gioielli, abiti costosi, feste, servitori e ricchezze, Blair non divento' mai come loro.
Fin da piccola preferiva sempre la solitudine alla compagnia, passava le sue giornata a girovagare nella grande residenza Wilkinsons e nel suo altrettanto grande giardino. Non era particolarmente abbagliata da tutto lo splendore della vita aristocratica e ne detestava la falsita'.
Nel tentativo di farla diventare una giovane donna educata e rispettosa, sua nonna decise di mandarla in uno dei collegi piu' importanti della Gran Bretagna. Ma, purtroppo, nemmeno cosi' riusci' a fare in modo che Blair diventasse cio' che non era diventata Lavinia.
La ragazzina era sempre stata indisciplinata, ma verso i dodici anni divento' una vera piccola ribelle.
Non studiava, scappava dal collegio le sere, andava ai concerti rock e frequentava compagnie poco raccomandabili. Nonostante la giovane eta', Blair non fini' mai in grossi guai perche' era abbastanza responsabile ma venne comunque sospesa varie volte dal collegio.
E fu proprio durante una di queste sospensioni che, frugando nella polverosa soffitta di casa sua, trovo' un vecchio diario di sua madre.
Finalmente capi' come erano morti i suoi genitori, chi era suo padre e, soprattutto, che donna meravigliosa era Lavinia.
Ma questa scoperta la porto' anche a detestare i suoi nonni, ovviamente.
Non cerco' di ribellarsi contro di loro come sua madre, d'altronde non avrebbe potuto andarsene prima dei diciotto anni... Si limito' ad ignorarli, a non ascoltare quello che le dicevano ne tanto meno a rispondergli.
Tra la gente del collegio (dove c'erano sia maschi che femmine) e quelli che incontrava durante le sue “avventure” notturne, Blair aveva conosciuto un bel po' di gente, ma nessuno di loro era abbastanza vicino a lei da poterlo chiamare “amico”. Non si era mai sentita vicina a qualcuno da potergli confidare i suoi pensieri. Il suo cuore, cosi' come la sua mente, erano impenetrabili per chiunque.
L'unica cosa che riusciva a farle provare veri sentimenti era la musica. Ascoltava rock, punk, metal... l'iPod era il suo fidanzato, le cuffie le sue migliori amiche.
Sognava di fare musica sul serio, un giorno. Sapeva suonare la chitarra e non se la cavava male neppure nel cantare, ma non l'avrebbe mai fatto in pubblico. Era come aprirsi, far vedere se stessa, e questo non l'avrebbe mai fatto.
Carattere: Il suo carattere e' piuttosto particolare... si mostra fredda, distaccata, molto orgogliosa e indifferente a quello che le capita attorno. In realta' sa essere anche sensibile e gentile... se lo vuole. Il problema e' che gran parte delle volte non lo vuole. Preferisce tenere quella maschera insensibile che la caratterizza.
A volte si lascia prendere dalle emozioni e fa cose abbastanza impulsive, ma la maggior parte del tempo e' ragionevole e comprende i suoi limiti.
Come gia' detto, non ha molti amici, anche perche' gli altri non la attirano granche'... le conversazioni che fanno i suoi compagni al collegio per lei sono noiose e insensate, non riesce in qualche modo a stare bene con la gente.
E qualsiasi cosa per lei puo' diventare un passatempo allettante, pur di non stare in mezzo a persone che, ne e' sicura, non la capirebbero.
E' dotato di un sarcasmo piuttosto tagliente e spesso non riesce a fare a meno di usarlo, non lo fa per cattiveria ma la stupidita' della gente la lascia perplessa. Non sopporta molti tipi di persone: dal genere “gentile e zuccheroso” a quello violento ed egoista, prova anche un disprezzo per le persone ricche, soprattutto per quelle che si credono superiori grazie a questo.
E' molto, molto orgogliosa. Non chiederebbe mai aiuto a nessuno, nemmeno se fosse sul punto di morire. Ed e' piuttosto riluttante nell'ammettere i propri errori.
Non e’ timida e di certo non ha problemi nel manifestare le sue opinioni, ma per la maggior parte del tempo preferisce non farlo, lo reputa una perdita di tempo dato che in ogni modo nessuno capirebbe il suo punto di vista.
Tutto questo insieme di caratteristiche, non la porta solo a disprezzare la compagnia della gente: spesso anche le altre persone non la prendono per il verso giusto. In un primo momento non la sopportano quanto lei non sopporta loro, ma con il passare del tempo riescono a vedere in quella ragazzina distaccata le sue piu' belle qualita', che lei stessa vorrebbe tanto nascondere.
Nemmeno Blair riesce a capire l'effetto che fa sulle persone... e’ come se la sua indifferenza e il suo disinteresse per le questioni che solitamente attirano gli adolescenti, portino la gente a riporre una specie di fiducia in lei. Che, purtroppo, lei non sembra voler ricambiare.
Ma ce qualcos’altro in lei, qualcosa che non farebbe mai vedere, qualcosa che solo le persone piu’ attente riuscirebbero a cogliere, la stessa cosa che la porta ad amare la musica rock… In Blair arde un fuoco indomabile. Per quanto lei voglia mostrarsi disinteressata e distaccata, c’e’ un lato di lei che non vuole accettare tutta la falsita’, le ingiustizie e l’odio che vede nel mondo. Lei pero’ non lascia mai trapelare questo fuoco, e… a lungo andare, se le fiamme non bruciano le ingiustizie, bruceranno lei.
Aspetto fisico: Per i suoi sedici anni Blair e’ piuttosto piccola. Ne dimostra al massimo quattordici, se non di meno. E’ bassa, con un fisico molto magro e asciutto, le mani e i piedi sono piccoli e i lineamenti molto delicati. Gli occhi, in confronto al resto del corpo, sono molto grandi. Di un castano dorato che a volte, a seconda della luce, possono sembrare rossi.
Ma la cosa piu’ caratteristica, quella che di solito attira l’attenzione sono i capelli. Lunghi fino al fondoschiena e folti. Foltissimi. Cio’ che salta all’occhio pero’ e’ il colore: rosso sangue. Intensissimo. Piu’ intenso di una tinta commerciale. Non va mai dalla parrucchiera quindi non sono molto curati, ma a lei vanno bene cosi’.
La sua pelle e’ chiarissima, formando un contrasto notevole con i capelli.
Tutto sommato non si puo’ dire che sia bella. Ma non la si puo’ nemmeno definire brutta.
Contrariamente a cio’ che si potrebbe pensare non porta vestiti particolari, seguendo uno stile punk o metal, anzi. Di solito compra la sua roba dai mercatini dell’usato, adora le cose vecchie.
Si tratta per lo piu’ di maglioni o cannotiere larghi, pantaloni stretti, gonne o pantaloncini cortissimi abbinati a calze lunghe fino a meta’ coscia.
Predilige i colori neutri: beige, rosa cipria, marroni, marroncini, neri… ai piedi di solito porta Converse mal ridotte.
Particolarita’: Non si separa mai dal suo iPod e dalle sue cuffie stile vintage. E’ vegetariana. Di solito quando qualcosa non va si mette a suonare la chitarra o a cantare. Porta sempre un anello all’anulare destro, una piccola fiammella dorata. (oro finto, s’intende.)
Immagine:
http://i48.tinypic.com/513p5x.jpg

Altre immagini: (Tanto per capire com'e' la faccia XD)
1,2,3,4

Regno: x
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Marymaryangel
principessa dei fiori

Nome: Violetta, beh il nome è stato scelto soprattutto dalla madre poichè il padre quando Violetta è nata era in viaggio per affari, quindi la madre non aveva idea di come chiamarla e le saltarono subito agli occhi le viole che aveva in giardino e siccome erano viole piccole e appena sbocciate proprio come la sua figlioletta, le aggiunse il diminutivo –etta,  inoltre in italiano poiché la madre sarebbe italiana.

Cognome: Fernandez

Età: 13-14 anni

Provenienza: ha viaggiato principalmente in due paesi Italia e Spagna, infatti la madre è italiana di Venezia mentre il padre è spagnolo di un piccolo paesino di nome Buena Vista del Norte

Storia: all’inizio viveva in Italia con la madre e il padre viaggiava per lavoro, più tardi  quando Violetta aveva circa 9 comprarono una casa in Spagna appunto a Buena Vista del Norte, con uno splendido giardino con tanti fiori e piante, con una bellissima altalena con intrecciate le piante rampicanti, li c’è sempre il sole, beh per lo meno lei ha sempre visto il sole mai la pioggia, forse perché quando arrivava il brutto tempo tornavano in Italia, lei adorava quella casa *--* un paradiso terrestre, li lei giocava con la palla, amava tutti gli sport, amava anche scrivere poesie e storie fantasy e ascoltare musica. Adorava gli animali ma non ne possedeva ne in Italia ne in Spagna perché la madre era allergica e li temeva, ma lei li adorava a tal punto che quando ne vedeva uno senza casa lo portava di nascosto nel suo giardino, finchè il padre non la scopriva (o la madre) e lo cacciavano e lei si rattristava.
Amava la natura in generale.
E’ figlia unica anche se avrebbe voluto avere una sorellina con cui giocare, ma i genitori sono spesso lontani l’uno dall’altro.
Però lei non ha bisogno di nessuno si diverte sempre in mezzo alla natura, la adora è la sua casa, il miglior posto che lei avrebbe potuto desiderare.
Carattere: E ‘ una ragazza un po sfacciata come una bambina (quando ha acquisito confidenza), è timida con le persone appena conosciute, dolce, comprensiva, amichevole e altruista, aiuta sempre le persone e gli animali che hanno bisogno di aiuto, se hai un problema lei troverà sempre il giusto consiglio. Non ama essere al centro dell’attenzione.
Descrizione fisica: Alta, magra, occhi verdi, capelli mori e lunghi, occhi non troppo grandi credo siano nella media, naso un po grande (non sproporzionato, un po più grande rispetto alla media ma non tanto), bocca rosea scura e grande, lingua lunga (parla molto con sua madre principalmente) orecchie piccole.
Particolarità: Cicatrice nel palmo della mano destra fatta aiutando un animale randagio che l’ha morsa.
Immagine: http://i45.tinypic.com/534e8p.jpg
Castello/Regno:  http://i47.tinypic.com/inh5kl.jpg

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eynis
principessa dei diamanti

Nome: Alisson
Cognome: Porter
Età: 17
Provenienza: San Diego, California
Storia: la famiglia di Alisson ha origini italiane. Si sono trasferiti in America con la grande crisi del 29’. Prima abitavano a Genova. Anna, la nonna di Alisson, lavorava come casalinga, mentre Giorgio, il nonno, lavorava come banchiere. Poi c’è il piccolo Paolo, il primogenito di cinque anni. Quando decidono di partire Anna è incinta di sette mesi. Il viaggio è lungo e stressante, anche perché Giorgio si ammala e per una donna incinta non è consigliabile fare dei viaggi così lunghi, meno male che con lei c’è il piccolo bambino che si prende cura della sua mamma. Quando arrivano a New York ne rimangono molto delusi. Non è quello che si aspettavano, si rendono conto che non resisteranno a lungo in un posto del genere con i pochi soldi che gli sono rimasti dopo il viaggio.
Giorgio cerca lavoro disperatamente, ma non trova niente e non conosce bene l’inglese. Alla fine si sistema in un fast food. Anna capisce che così non riusciranno a sopravvivere e a mantenere tutta la famiglia, così inizia a fare le pulizie a casa dei ricchi. Per una donna incinta all’ottavo mese non è il massimo, non dovrebbe sforzarsi, e infatti il bambino ne risente.
La data prevista per il parto arriva, ma Anna è a casa da sola con Paolo perché Giorgio è al lavoro. Paolo sta dietro alla madre, ma non riesca fare molto, e alla fine, anche se non se lo possono permettere, chiama un medico. Purtroppo il medico arriva tardi. Anna e la piccola bambina sono morte.
Paolo la prende davvero male. Continua a pensare che sia colpa sua, che doveva aiutare di più sua madre e si rammarica di non poter fare il fratello maggiore alla piccola bambina che non ha avuto la possibilità di vivere.
Il padre la prende ancora peggio. Resterà per sempre vedovo, non si risposerà mai e si immergerà nel lavoro per dimenticare l’amata moglie e la piccola figlia, dimenticandosi che c’è Paolo da accudire.
Paolo, da parte sua, cresce molto in fretta, impara a tenere la casa, a cucinare, impara una lingua nuova, che non è la sua, studia e si impegna per rendere fiero suo padre. Ma non per questo rinuncia agli amici. Anzi, se ne fa molti, anche se loro non sanno niente di sua madre e di sula sorella e non vanno mai a casa di Paolo per giocare. Il bambino deve tenersi dentro un altro grande segreto. Riesce a vedere la sorellina morta. La vede crescere e diventare grande, la vede fluttuare sopra la sua testa mentre dorme, bella come un angelo. Dentro di se Paolo la chiama Alisson. Prova a parlarne con il padre, ma Giorgio è sempre troppo impegnato per ascoltare il suo piccolo bambino e Paolo dopo molti e vani tentativi ci rinuncia.
Il tempo passa, Giorgio impara l’inglese e cerca lavoro altrove per dare un’educazione adeguata al suo unico figlio. Riesce a farsi assumere in una banca. Non è il massimo, non è come Genova, ma la paga è più alta e riesce a mandare paolo all’università. Anche Paolo si impegna nel lavorare per aiutare il padre. Viene assunto in una panetteria come aiuto. È costretto a fare i lavori più pesanti, deve strasportare i sacchi della farina, e spostare i pacchi di pane e aiutare in qualsiasi modo i fornai.
Paolo si innamora di Meddison, una ragazza del suo anno all’università. Ma l’amore non è corrisposto, anche se Paolo si fa notare per la sua altezza e i suoi capelli scuri e il fisico di chi lavora per mantenere se stesso e la sua famiglia. È figlia di imprenditori molto conosciuti in California. È una tra ragazze più popolari e più belle dell’università. È bella e vanitosa, non perde occasione per mettere in ridicolo tutti quelli che la circondano, lascia attorno a se scie di ragazzi che usa e poi lascia. Ma anche la vanitosa Meddison nasconde qualcosa.
Infatti la perfetta moglie di Vic, il padre, non è la sua madre naturale. La sua mamma è una povera disgraziata, alcolizzata e drogata donna, che Vic ha lasciato per i vicoli di San Francisco. Meddison ne risente molto, la nuova moglie di Vic è malvagia e senza cuore, è un po’ la matrigna di Cenerentola e per questo sotto la patina si superiorità, si nasconde una povera ragazza sola e spaurita dalla vita.
Paolo lo capisce e si innamora della fragilità della ragazza.
Una sera di dicembre dopo che l’università ha trattenuto il suo corso per delle ore di lezioni supplementari, Meddison viene violentata da un uomo nella fredda notte di dicembre. Paolo se ne accorge e accorre subito in aiuto della ragazza. Chiama la polizia e convince Meddison a fare il riconoscimento dell’uomo che quando viene trovato finisce in prigione.
I due ragazzi piano si innamorano.
Decidono di sposarsi appena finita l’università. La cerimonia è molto semplice e con pochi invitati.
Purtroppo si scopre che Meddison non può avere figli. Consultano tutti i migliori medici degli stati uniti, ma non ritrovano nessun riscontro positivo. Quando stanno per rinunciarci succede il miracolo. Meddison rimane incinta di due bellissime gemelline monozigote.
La gravidanza non è certamente facile, ma al termine nascono due bellissime bambine uguali. Tutte e due con grandi occhi blu magnetici e capelli biondo cenere così chiari da sembrare bianchi.
Una la chiamano Alisson, come il nome che Paolo diede alla sua sorellina che mai ebbe la possibilità di vivere, e l’altra Merdith. Merry è quella più debole delle due. Si sottomette sempre alla sorella e in poche parole è… debole. Alisson invece è forte, sicura di sé, anche un po’ vanitosa.
Le due bambine crescono e si fanno molti amici, soprattutto Alisson. Ma quando hanno dieci anni muore Giorgio. Dopo il funerale decidono di trasferirsi a San Diego visto che Vic si era trasferito in California e l’unica persona che li tratteneva a New York era l’anziano nonno. Le due bambine, soprattutto Alisson, è sono contrarie, hanno tutti i loro amici, i loro contatti, ma i genitori non lasciano vie di scampo. Devono andare con loro a San Diego.
Alisson si ambienta meglio e trascina con se Merry.
Gli anni passano in fretta anche per loro due e quando compiono i quattordici anni Meddison e Paolo lasciano le due figlie alla loro prima festa serale. Sono tutti figli di papà e pensavano di lasciarle in buone mani. Ma il giorno dopo Merry non c’è. Delle due figlie ne è tornata a casa solo una.
Il corpo di Merry viene ritrovato in un boschetto fuori città dopo una settimana, morta. Non si scoprì mai chi la uccise, ma fu un durissimo colpo per tutta la famiglia. Alisson si diede tutta la colpa, doveva stare più vicina alla sorella, doveva controllarla, ma la casa della festa era vicina alla loro! E avevano litigato. Merry se n’era andata via prima di lei, non le piaceva la gente, la festa, non le piaceva la società, e avevano litigato proprio per quello.
Alisson decide di tagliare tutti i ponti. O meglio, non lo decide, lo fa solamente. Lascia gli amici, il primo ragazzo. Si limita a studiare e andare a scuola. Ma quando tutto sembra perduto le compare Merry. La vede e le da la forza di andare avanti con la vita. Paolo, Meddison e Vic sono felicissimi per questo rientro nella società di Alisson, ma lei non racconta niente di Merry, ne ha avuto abbastanza di strizza-cervelli per tutta la vita. 
Riapre i contatti con tutti i compagni e gli amici, ricomincia a uscire, ad andare alle feste e si cerca un nuovo ragazzo.
Fila tutto a gonfie vele fino a quando, uscendo per andare a una festa, trova davanti a casa un pacco anonimo. All’inizio pensa a uno stupido scherzo dei suoi compagni, ma poi…
Carattere: Alisson ha un carattere molto forte, dominante. Non si fa mai mettere i piedi in testa. Almeno per i suoi primi quattordici anni di vita, ma quando muore la sorella si fa trascinare dalla corrente del fiume della vita. vive ogni giorno in modo monotono, non cerca di fare niente per mettere un po’ di colore alla sua vita, questo per più di un anno. Fino a quando non riesce a vedere la sorella. Allora riscopre la forza di nuotare contro corrente e ricomincia a vivere per tutte e due. È anche vanitosa, per il resto, ma solo con se stessa, quando è sola nella sua camera, non è come la madre. È solare e aperta con tutti. Se ne frega di quello che pensano gli altri, adesso che l’ha ritrovata pensa solo alla sua vita.
Ha uno stile molto elegante, ama le cose costose e alla moda, non perde occasione per farsi notare.
Dice a tutti e fa credere a tutti di non aver paura di niente, ma non è vero. Ha una paura folle che le persone che ama se ne vadano come è successo con Merry.
Descrizione fisica: ha lunghi e delicati capelli color biondo cenere molto, molto, chiaro, quasi da sembrare bianco. I capelli sono mossi e molto delicati. Ha profondi e grandi occhi blu elettrico che hanno sempre messo tutti in soggezione, anche i suoi familiari, è il suo punto di forza. Ha un piccolo nasino a patata molto dolce e quasi infantile, l’unica parte del suo corpo che assomiglia a quella dei bambini. Ha delle morbide e carnose labbra rosso ciliegia. Il corpo è alto e slanciato e molto magro. Ha poco seno ma sembra che ne abbia di più perché usa reggiseni imbottiti che danno l’effetto pieno. Ha una pelle molto chiara e se si guarda da vicino sembra che brilli al sole e che sia piena di sfaccettature. Ha piccole dita affusolate che adora curare con creme e smalti.
Particolarità: riesce a vedere lo spirito della sorella morta, Meredith. La sorella le ha confidato che lei stessa ha deciso di rimanere accanto a lei per proteggerla e farla ritornarne quella di una volta. Meredith è la sua migliore amica e nessuno sa che lei la può vedere, anche se forse suo padre la capirebbe, ma lei non lo sa.
Immagine: http://i45.tinypic.com/34glzpf.jpg
castello: http://i48.tinypic.com/oihxzt.jpg
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/!\
Non mi sembra il caso di dirlo però:
ricordate che questo è un gdr, non una chat a tema, per cui ragazze:
post lunghi e articolati, di minimo minimo 6 righe.
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I LUOGHI

La foresta
L'immagine è un po' piccola, mi dispiace ^^"

I castelli potete sceglierli voi, dopotutto sono quelli del VOSTRO regno.

Vi faccio vedere il mio, giusto per dare uno spunto:
xxx
Come stemma ovviamente il seme di picche.
P.s. guardate solo il castello

Le città saranno arroccate vicino ai castelli, stile medio evo.
Non ho trovato un immagine che rispecchi la mia idea di rebilia, ma potete immaginarvela un po' tipo (a livello di vegetali) Pandora (avatar) solo con più zone disboscate dove sono poi nati città e castelli vari.
Spero di essermi spiegata abbastanza bene.

Ultima modifica di ludovica060599 (2013-07-31 11:02:02)

 

#2 2012-08-11 22:05:10

charlotte-c
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Re: GDR:Princess of Rebilia

Nome: Jacqueline(ma lei si è sempre fatta chiamare Jackie)

Cognome: Leclercq

Età: 15 compiuti il 17 di luglio

Provenienza: Pertuis, sud della Francia, provincia di Avignon, ma più vicino a Aix-en-Provence, anche per due lunghi periodi abiterà in queste due comunità.

Storia: Lena, era una promettente cantautrice, nacque a Zakinthos, cittadina in una piccola isola della Grecia. Sin da quando era nata aveva il sogno di andare via dall’isoletta sconosciuta al mondo, lei sognava Parigi, New York, Las Vegas.
Aveva già cominciato a programmare la sua fuga appena diplomata. E i genitori non potevano che essere d’accordo con lei.
Le avevano dato un nome straniero in onore del suo viaggio lontano dall’isola. Anche i genitori erano nati in quell’isola, anche se il padre proveniva da Volimes, un paesino ancora più piccolo in quell’isoletta.
Entrambi hanno sempre voluto andare via da quel luogo ma non gli è stato permesso dai genitori, e il loro matrimonio è stato quasi combinato.
Perciò accettavano che loro figlia volesse abbandonare quel luogo.
Sin da piccolissima sviluppò un forte interesse per la musica, passava ore e ore ad ascoltarla, anche a cinque anni, solo che a quel tempo ascoltava i cd dei cartoni animati e i genitori registrarono le sigle così che lei potesse ascoltarle quanto voleva.
A sette anni iniziò a prendere lezioni di piano e a soli nove anni fece il suo primo concerto, i genitori la viziarono molto, era definita da tutti una bambina prodigio. A dieci anni iniziò pure a suonare la chitarra,  in due o tre lezioni imparò tutte le note.
Presto si scoprì pure che la ragazza aveva una voce celestiale.
Così cominciarono a coltivare il suo spropositato talento per la musica.
Lei si divertiva, i genitori erano felici di vedere la figlia contenta, e il mondo della musica le avrebbe aperto gli orizzonti della libertà.
Per non parlare degli altri suoi innumerevoli talenti, a scuola era tra le prime della classe  e a casa era sempre gentile e disponibile, inoltre se avesse voluto avrebbe potuto fare benissimo sia ginnastica artistica che pallanuoto.
Sport in cui scoprì di essere molto brava, ma lei preferì non fare pure quelli, ne scelse solo uno, pallanuoto.
Così crebbe, all’inizio da piccola era molto rispettata dai suoi compagni, ma al liceo l’ammirazione si trasformò in invidia, quindi Lena si ritrovò da sola, non c’erano ragazzi molto talentuosi nella sua isoletta.
Così decise di non diplomarsi, andò a scuola fino ai suoi sedici anni poi decise di trasferirsi, non riusciva a reggere la pressione, era stata lodata per quattordici anni, ritrovarsi ad essere odiati era un po’ sconvolgente.
Così non finì mai la scuola, anche se ogni giorno della sua vita si rimpianse per non aver sopportato i suoi compagni.
A sedici anni con l’aiuto dei genitori si trasferì a Chicago, dove c’era una vecchia amica d’infanzia del padre di Lena che era riuscita ad andare via dall’isola.
Così Lena venne affidata a lei, si scoprì poi che pure lei era una musicista, suonava il contrabbasso in un gruppo di musica jazz, si venne a sapere che cercavano un cantante. E Lena divenne la cantante di un gruppo jazz, la cosa non la amava, lei non aveva mai amato la musica jazz. Inoltre lì non poteva suonare né il piano né la chitarra, perché la chitarra acustica non era contemplata e avevano già un pianista.
Eppure con la loro nuova cantante la band sfondò e fecero un’importante concerto a Las Vegas. Era il giorno dopo il suo diciassettesimo compleanno.
A fine spettacolo molti chiesero il bis, ma Lena non riusciva più a cantare, così inizio a fare battute.
La sua bravura comica le guadagnò un manager, e non uno qualunque, aveva fatto salire al successo alcuni cantanti che conosceva.
Dopo un anno in cui Lena rimase nella band jazz e l’agente cercò un ingaggio da solista, le trovò qualcosa di inaspettato, un film.
Lena pensava fosse comico, dopo tutto era così che l’aveva scoperta.
Invece venne fuori che non era una comica, era un film che era tratto da un libro che aveva letto un paio di anni prima.
Non era un film qualunque, e neanche il libro, era stato uno dei suoi libri preferiti.
Lena ottenne la parte della migliore amica della protagonista, il che non era poco. Così divenne una famosa attrice a diciotto anni.
Continuò a fare l’attrice fino ai suoi ventitre anni.
Quando finalmente poté iniziare la sua carriera da solista. Iniziò a fare concerti, spesso suonava la chitarra ma ogni tanto anche il piano… oppure in concerti rari suonava entrambi. A venticinque anni fece un tour mondiale, in realtà europeo, ma lei amava definirlo mondiale, coltivava ancora li carattere infantile di quando era solo una ragazzina e niente di più.
Durante il suo tour si fermò in una piccola cittadina, si aspettava di andare solo nei capoluoghi invece di ritrovò a fare un concerto a Pertuis.
Dopo il concerto un ragazzo venne dietro le quinte, aveva ventisette anni e si chiamava Dominic.
Dominic nacque a Pertuis.
Era sempre stato un ragazzo pigro, a scuola non se la cavava male ma spesso era uno sfaticato. I genitori non erano contenti del ragazzo, lui si era sempre lamentato con loro per quanto erano pignoli, ma quando sua madre morì per un infarto, quando lui aveva soli quattordici anni, si ricredette… sua madre aveva sempre amato la musica mentre lui aveva sempre preferito le auto e gli sport.
In suo onore si promise che si sarebbe interessato alla musica. Iniziò a suonare il violoncello.
Per cui fu subito amore, il ragazzo cambiò, da sfaticato divenne impegnato in tutto ciò che faceva, in onore della madre.
Scoprì che la musica era davvero bella e iniziò a seguirla pure lui, in particolare ascoltava sempre una ragazza, Lena, era una cantante favolosa, inoltre aveva pure fatto un paio di film che lui conosceva.
Infatti fu entusiasta quando scoprì che avrebbe fatto un concerto nella sua cittadina. Fece di tutto per avere modo di andare dietro le quinte.
E lì la incontrò.
Lena, la più bella ragazza che avesse mai visto.
I due si innamorarono all’istante. Non ci volle molto. Lena decise di continuare il tour ma prima prese il numero del ragazzo.
Appena finito il tour andò da lui, non ci volle molto perché si innamorassero follemente l’uno dell’altra.
Lena lasciò la sua carriera d’attrice e cantante e decise che avrebbe trovato un altro lavoro. Mentre Dominic divenne un’insegnate.
Un anno dopo si sposarono, il padre di Dominic ne era entusiasta. Finalmente il figlio aveva trovato l’amore. E conoscendo quel sentimento, quello che provava verso sua moglie era felice che pure il figlio la conoscesse.
I genitori di Lena ne erano meno entusiasti, la ragazza era andata via di casa a sedici anni per abbandonare la piccola isola, e ora si ritrovava di nuovo in una piccola cittadina che non  intendeva lasciare. Trovavano la sua scelta inutile, soprattutto quella di smettere di coltivare la sua passione ma nonostante questo l’appoggiarono.
Infondo aveva vissuto dieci anni, dai sedici ai ventisei anni facendo ciò che amava di più. E i suoi sforzi non erano stati vani se aveva trovato l’amore.
La notte stessa del matrimonio Lena rimase incinta.
Ma lo scoprì solo un mese dopo.
La bambina nacque il diciassette di luglio.
Era così dolce e delicata che decisero di chiamarla Jacqueline, il suo aspetto era dolce, sembrava una bambola di pezza.
Ma crescendo cambiò, un po’ della sua dolcezza infantile ma le rimase, ogni tanto aveva i suoi momenti neri in cui dimostrava la sua età mentre spesso sembrava molto più infantile.
Dalla madre e dal padre prese la passione per la musica, infatti sin dai sei anni iniziò a suonare il violoncello, inoltre aveva una voce celestiale come la madre, anche se quella rimase nascosta.
Voleva bene ai suoi genitori, era sempre dolce, inoltre andava a scuola vicino a casa sua, alla materna e dopo alle elementari.
Il padre continuò a fare l’insegnate in una scuola elementare che non era quella della figlia. Mentre la madre, Lena. Cambiò mille lavori, non trovava quello adatto a lei.
Ma quando Jacqueline a sei anni iniziò a fare violoncello capì! Avrebbe continuato a fare concerti, solo che li avrebbe fatti lì, doveva continuare a coltivare la sua passione, presto iniziò a lavorare facendo molti concerti per beneficienza e spesso andava nei capoluoghi lì vicino. Ma per poco, non avrebbe abbandonato sua figlia.
Ma Lena non poteva mantenere una famiglia con concerti che solo poche volte non erano di beneficenza. Così si ritrovò a fare due lavori. Uno come cameriera e uno come  artista della musica.
A otto anni Jacqueline si ritrovò con una sfrenata passione per la scherma.
Aveva sempre detto che sa come gira il mondo e che vuole difendersi.
I genitori lasciarono che coltivasse la sua passione presi alla sprovvista, la loro dolce Jacqueline da innocente e talentuosa bambina si stava trasformando in determinata e fin troppo matura per la sua età. A nove anni sapeva già cos’era un crimine.
Sapeva che il mondo era pieno di assassini. Eppure loro non riuscivano a capirla, era stata così dolce, i suoi momenti neri così pochi.
Eppure si capiva che stava cambiando, sapeva che esisteva il pericolo, ma ne aveva una percezione fin troppo acuta, l’avevano vista a scherma, era un prodigio, ma lottava come se stesse davvero per perdere la vita.
Stava avendo un animo ribelle, i voti a scuola scarseggiavano, erano piuttosto alti ma per una bambina delle elementari fin troppo bassi.
Ma nonostante tutto continuava a suonare il violoncello e a voler bene ai suoi genitori, a rimanere infantile e dolce.
Poi dovette andare alle medie. Fu in quei giorni di disperazione che iniziò a cantare, lo faceva per esprimere le sue emozioni. Non sapeva che fare, doveva abbandonare i suoi genitori, non c’erano scuole medie nella suo paese,  ma doveva scegliere in provincia e due avevano attirato l’attenzione dei genitori, erano una ad Avignon ed una ad Aix-en-Provence.
Sarebbe stato per lei più conveniente andare ad Aix-en-Provence.
Forse con un po’ d’impegno sarebbe riuscita a svegliarsi presto la mattina e continuare a vivere a casa sua. In fondo ci voleva mezz’ora per arrivarci.
Ma suo padre era patriarca e non voleva andasse a scuola in un’altra regione così la fece andare ad Avignon, che distava più di un’ora da casa sua, non poteva rimanere lì. Dovette trasferirsi. Ma non poteva certo vivere da sola a undici anni, così affittarono un appartamento. Ma i genitori non potevano separarsi dal paesino, vi si erano troppo legati, inoltre la madre per i numerosi concerti che ora poteva fare liberamente sarebbe spesso andata a trovare la figlia.
E il padre… b’è, lui non sembrava intenzionato ad allontanarsi da Pertuis. Questo un po’ fece rimanere male Jacqueline che intanto andò a vivere con la vecchia amica d’infanzia di suo nonno nonché la donna che aiutò sua madre verso la carriera.
I genitori non avevano mai raccontato troppo della loro storia ad Jacqueline, ma lei la imparò in fretta. Tutti i genitori parlavano ai figli di sua madre e lei spesso guardando la TV aveva visto dei video e dei film di sua madre.
Ma ciò che non sapeva era che la donna che stava con lei ogni giorno era quella che aveva aperto le porte della musica a Lena.
Ma ormai Jacqueline stava diventando insensibile, era arrabbiata con i suoi genitori per averla spedita lì con quella vecchia che suonava il contrabbasso.
Iniziò a farsi chiamare Jackie. Jacqueline non si addiceva più alla dura che stava diventando, i suoi momenti neri stavano aumentando a dismisura, eppure aveva amici, era brava a conversare e si ritrovava con non pochi amici. Ma non contavano davvero per lei, ormai le importava troppo dei genitori amorevoli, li pensava ogni singolo giorno, ogni minuto, ogni secondo.
L’unica che inspiegabilmente riusciva a capirla era la sua “tata” come ormai la definiva Jackie. Le aveva consigliato di coltivare le sue passioni per la musica ed era quello che faceva, ma nonostante questo rimaneva comunque un asso a scherma.
Nonostante i suoi momenti neri aumentarono notevolmente quella signora riusciva a tenere a bada quell’adolescente fuori controllo.
Ma un giorno normale, un giorno piovoso verso fine ottobre, quando ormai la ragazza aveva tredici anni. In quel giorno Jackie ricevette una telefonata, con la notizia che suo padre era morto, causa apparente infarto ma visto che pure la madre dell’uomo pareva morta pareva morta d’infarto avrebbero fatto ricerche approfondite. Jacqueline impazzì.
Suo padre era morto!! Era morto!! Stava andando a scuola a piedi con l’ombrello, buttò l’ombrello in mezzo alla strada e si mise a correre via.
Doveva arrivare al ponte, quello che dava sul fiume, ma era troppo lontano, poi la vide, una signora che stava uscendo da un’auto molto piccola, forse sarebbe pure arrivata ai pedali, così agì d’impulso. Si catapultò nel posto guida. In cui erano ancora inserite le chiavi, le signora non fece in tempo ad accorgersi che una tredicenne senza patente era appena salita sulla sua auto che Jacqueline azionò il motore, non era troppo difficile guidare, o almeno non le sembrava, o forse era troppo istintiva.
Non pensava, agiva e basta, non si accorse neanche delle strade che percorreva e che inspiegabilmente conosceva, premeva l’acceleratore e muoveva il volante, sentiva un rumore assordante dietro di lei, e vedeva delle luci.
Ma non capiva, era troppo confusa, continuò ad andare, appena al ponte si fermò. Frenò di colpo, causando quasi un incidente, si avvicinò al muretto, ci salì sopra e restò lì in bilico, in attesa che accadesse qualcosa, o che il suo corpo si sbilanciasse e la facesse cadere nel fiume o che qualcosa la fermasse.
Ma nel secondo caso non si aspettava ciò che invece successe.
Sentiva il sapore delle lacrime, vedeva tutto sfocato e sentiva che il suo cuore era in bilico come il suo corpo.
Stava per lasciarsi quando venne stretta in una morsa, una morsa allo stomaco. Una persona.
Venne trascinata via, contro la sua volontà… sentiva solo la sirena della polizia che in quel momento riusciva a classificare come tale e vedeva molte luci.
Poi svenne.
Jacqueline venne ricoverata in un ospedale psichiatrico per depressione; inoltre si scoprì che il padre era morto di una malattia molto rara che in certi casi è ereditaria mentre in altri no.
Così dovettero pure controllare Jacqueline che secondo i controlli non ne era affetta. Così passarono i mesi.
Dopo due o tre mesi fu dichiarata pronta per tornare a vivere normalmente. Era tornata una normale ragazza.
Ma si sbagliavano, non era più una pazza ma non sarebbe mai più stata la dolce ragazzina di un tempo. Cominciò a cantare per liberare le sue emozioni, smise di suonare il violoncello ma continuò a fare scherma. Nei mesi successivi ebbe una fase “punk”. Passarono i mesi che la separavano dalla fine dell’ultimo anno delle medie, tutti la evitavano, ormai Jackie non era più una ragazza forte ma solo una fonte di guai. Il soprannome che lei aveva amato tanto divenne un dispregiativo a la tentò di smettere di presentarsi con quel nomignolo da tosta. Ma non la piegò, alla fine in cinque o sei mesi divenne quasi più forte.
Ma anche sua madre Lena non se l’era cavata bene, la notizia che il marito era morto l’aveva devastata ma doveva andare avanti, per sua figlia. Cominciò a lavorare il doppio di prima.
Eppure aveva la coscienza sporca, Jacqueline era stata ricoverata in un ospedale psichiatrico.
Non riuscì a prendere troppo bene la cosa, ma la superò, era tutta colpa sua, avrebbe dovuto esserci.
Così Lena si auto colpevolizzò e si decise che avrebbe aiutato la figlia in ogni modo, ma ciò che non capiva era che era troppo tardi.
Intanto Jacqueline continuava con le sue disavventure a scuola, finalmente a maggio poté fare una gara regionale di scherma, che nei mesi d’inferno che aveva vissuto in quell’ospedale non aveva potuto provare. Se non con dei pezzi di pane e altre cianfrusaglie.
La madre, Lena, andò a trovare la figlia dopo mesi ormai, con il lavoro era stata così impegnata che l’ultima volta che aveva visto(se non sentita per telefono) la figlia era stato un paio di giorni prima che la dimettessero da quel covo di matti.
Ma quell’incontrò non fece altro che farle capire quanto fosse tragico lo stato della figlia, era di una bravura invidiabile, ma da come combatteva con quel semplice fioretto sembrava non solo si stesse cercando di salvare la vita, ma ora sembrava stesse lottando per altre persone.
Lena non poteva che voler sistemare tutto, tutti i suoi sogni infranti in quel modo. Ricordava la sua adolescenza.
Appena finita la scuola Jacqueline venne promossa con il minimo dei voti, in realtà non erano proprio buoni, ma capivano lo stato critico della ragazza e decisero di promuoverla. Infondo i suoi voti erano scarsi ma neanche troppo da bocciatura.
Appena finiti gli esami di terza media venne rispedita a Pertuis, o almeno sua madre decise che per il liceo l’avrebbe mandata a Aix-en-Provence(ora che il padre era morto non importava più fosse un’altra regione). La madre scelse un linguistico, le sembrava il più adatto.
Così ricominciò a vivere con Jacqueline che in quegli anni però si era chiusa, era tornata a vivere a casa sua, solo che si doveva alzare presto la mattina per andare nel capoluogo. La madre cercò in tutti i modi di aiutare la ribelle, che almeno aveva abbandonato lo stile punk, ma la cosa non era più come un tempo. Jackie aveva praticamente sempre momenti neri e non era intenzionata a ricominciare violoncello, che rinunciasse a quella passione scoraggiò Lena.
Che però non si diede per vinta, infatti continuò a provare, perché lei amava Jacqueline e dopo la morte di Dominic era l’unica che le restava.
Intanto per Jackie le cose cominciarono a mettersi meglio, nel nuovo liceo a Aix-en-Provence non la conosceva nessuno.
Nessuno sapeva della sua pazzia, così tornò un po’ spigliata, era abbastanza brava a mascherare la verità, quella che non avrebbe mai dovuto esistere, perché dentro di se quella criminale e suicida esisteva ancora, in un angolo recondito del suo cuore.
Eppure riusciva a sopravvivere, i suoi voti migliorarono e cominciò ad impegnarsi almeno in quello che faceva per la madre, non sarebbe mai riuscita ad amarla come un tempo ma notava lo sforzo che faceva per darle da mangiare ogni giorno e aiutarla con i suoi “problemi” così per un periodo tutto andò bene. Ma verso gli ultimi giorni di scuola si venne a sapere la verità, Jackie si sentì sprofondare, finalmente era riuscita a ricominciare una vita “normale” e tutto veniva rovinato in quel modo?
Eppure i suoi amici non si dimenticarono di lei, non che fossero grandi amici ma non erano male, eppure molti la evitarono quegli ultimi giorni, l’avevano fatto quasi sempre dati i suoi occhi, che incutevano timore quando era nei momenti neri; eppure da quando lo avevano saputo lo sembravano fare più spesso.
Ma non ne poteva essere sicura, il giorno del suo compleanno fu un disastro e il giorno dopo si ritrovò con quaranta di febbre.
Pian piano le passò, ma un po’ ce l’aveva ancora quando ricevette un curioso pacco, una volta venuta a sapere la notizia Lena si raccomandò di non usarlo, probabilmente era una trovata pubblicitaria per fargli spendere soldi, ma l’animo ribelle di Jacqueline ebbe la meglio…

Carattere: Il carattere di Jacqueline è… particolare. Diciamo che si divide nei due periodi ormai conosciuti: momenti neri e momenti dolce bambina.
Quand’era piccola prevalevano quelli dolce bambina ma ora sono quasi tutti neri.
Intanto è sempre impulsiva, non pensa prima di agire, lei segue il suo istinto, questa è una caratteristica che la segue anche nei momenti dolce bambina, non è generosa, non le piace fare qualcosa per le altre persone, lo trova quasi una perdita di tempo, lei ciò che ha se l’è guadagnato e quindi lo devono fare anche gli altri. Ecco come si descriverebbe Jacqueline in due parole.
Ma lei in realtà è molto più complessa, nei momenti neri Jacqueline cerca di essere indipendente.
Non si rende conto che non ne è capace soprattutto per il suo “status” mentale, che è ancora in bilico, infatti ogni tanto fa una visita dallo psicologo, che non fa che confonderla di più, ma quelli costosi e bravi non se li possono permettere.
Jacqueline non crede nell’amicizia durante i momenti neri, non le interessano gli amici veri, anche se questo nessuno lo sa, quasi quasi nemmeno lei stessa, gli amici le servono solo per aver qualcuno con cui passare il tempo, qualcuno che le faccia complimenti e che l’aiuti in quello che fa, perché come ho detto prima anche se lei cerca di essere autonoma è tutto il contrario, non sa fare nulla, perché durante i momenti neri sente la rabbia, la delusione, il rimpianto, la solitudine amplificate a mille, sente un vuoto dentro, sente come se ogni persona in quel mondo sia la causa di quel dolore, quindi pensa che tutti la debbano pagare, il che la rende spesso aggressiva e non esita un secondo a far del male a qualcuno, quindi è molto vendicativa.
Ecco perché le servono molte persone, da quando ha tentato il suicidio non se la prende più con se stessa, anche quello di cui è colpevole lei stessa da la colpa ad altri. Non è un tipo che si sta troppo ad auto commiserare, come ho detto non più da quando è successo quello che lei chiama “l’incidente”. Le fa male parlarne.
Quando si toccano argomenti “scottanti” scoppia in lacrime non è abbastanza forte da resistere a quell’impulso; quando canta si sente liberata di tutto, infatti spesso dopo ne seguono dei momenti dolce bambina, anche se corti.
Mentre la scherma la pratica cercando di proteggere sé e sua madre e anche l’anima di suo padre, quel fantasma che lei non rivedrà mai più.
Durante i periodi neri inspiegabilmente fa sempre sogni belli, come se il suo subconscio cercasse di migliorare la realtà che la circonda. Cosa che spesso le riesce.
Cercarla di domare è ormai una specie di impresa impossibile, spesso è meglio lasciarla fare, lasciarle sfogare i suoi sentimenti.
Non è facile farla calmare, forse il sentire i vecchi cd(che un giorno trovò nella camera di sua madre) di sua madre, la sua voce era melodiosa, una specie di paradiso, era così celestiale, anche cantare la calmava ma la sua voce era disperata, sarebbe stata adatta a una band metal mentre quella della madre era cristallina e pura, come spesso pensava la madre.
Inoltre Jackie aveva molti segreti, così tanti che erano inimmaginabili, non ne parlava mai con nessuno.
Neanche con la sua pura madre.
Anche se questo la rendeva un essere che incuteva timore, ancor prima che si venisse a sapere la verità già tutti tendevano a evitarla, dal colore dei suoi occhi, al suo aspetto fin troppo maturo, al suo portamento, al suo sguardo. Non sembrava la bomba ad orologeria che era… no… sembrava peggio.
Molti la definivano “strega”. Può sembrare, determinata pericolosa e dura come una pietra ma in realtà è debole, più debole di quanto possa sembrare.
Ma questo non cambia che vederla girare per la scuola fa un certo effetto alle persone, sembra capace di ucciderli tutti col suo sguardo triste ma arrabbiato. Nessuno la capisce, nessuno ha avuto un’esperienza simile alla sua.
Spesso durante i suoi momenti neri diventa scontrosa, ha la tendenza a creare litigi per piccole cose, non lo fa apposta e che il suo modo di criticare è fin troppo scontroso, spesso dato che ha finito la sua autocommiserazione si sente superiore agli altri.
Poi ci sono i momenti dolce bambina, ormai molto rari, in quei momenti quando agisce d’impulso lo fa per aiutare le persone, non per rabbia o altro, per proteggere.
Quando è nei momenti dolce bambina è molto protettiva, ed ha bisogno dell’amore altrui. Soprattutto dell’amore materno dato che di quello paterno è stata privata. Diventa più impegnata, in tutto quello che fa ci mette animo, e spesso difende le persone, è consapevole della realtà che la circonda ed è disgustata da essa.
Vorrebbe fare qualcosa di importante nella vita.
Odia chi imbroglia e lei non lo farebbe mai, sembra più infantile, preferisce abbracciare cuscini o pupazzi di quando era una bambina e le piacciono molte cose per bambini.
Il suo carattere è molto più semplice, ed è più facile trattare con lei, quando è nei momenti dolce bambina.
I soprannomi glieli diedero i genitori ma ormai usa pure lei i nomi di quei due periodi. Me in entrambi i casi odia le persone meschine, le piace la lealtà. Ecco una caratteristica in più! È leale! Non tradirebbe mai “un amico” nonostante non li consideri proprio tale.
Non le piacerebbe tradire nemmeno uno sconosciuto, per quella giornata ha avuto del rimpianto ma come ho detto ha finito la fase dell’autocommiserazione.
Ora Jacqueline Leclercq vuole far vedere chi è.

Descrizione fisica: Jacqueline o Jackie è molto alta, alta quasi un metro e ottanta, minuta ma leggermente formosa, il seno è prosperoso la me gambe, la vita e le braccia sono come li definisce lei degli “stecchini”. Anche le gambe slanciate la rendono anche che “stecchini”
Non si è mai sentita molto bella, cosa che invece hanno sempre pensato le persone.
La pelle è rosea bianca nei momenti dolce bambina e rosata nei momenti neri.
I suoi occhi sarebbero color ambra, spesso sembrano dolci quando è nei momenti dolce bambina, così puri e luminosi come il sole, come il suo sguardo protettivo e fiducioso, mentre nei momenti neri spesso assumono  una tonalità più scura e rossa, non cambiano proprio colore, forse è pure lo sguardo carico di disperazione e così arrabbiata da far sembrare gli occhi rossi.
Se lo è sempre chiesta ma vi ha mai fatto troppo caso.
I capelli sono biondi, spesso cambiano “tonalità” da soli, naturalmente, certi giorni sono più scuri mentre altri più chiari, li ha lunghi e mossi anche se spesso preferisce legarli, è troppo ribelle per potersi permettere che quel biondo quasi infuocato giri in libertà per i corridoi della scuola e i negozi della strada.
Il suo portamento e la sua “innocenza” sono cose molto complesse, nei momenti neri è autoritaria e pericolosa, insomma oltre al suo sguardo un altro motivo per starle alla larga. Inoltre dimostra la sua età se non un annetto in più. Sembra adulta non come aspetto ma… come si comporta, un adulta decisamente poco indipendente.
Mentre nei momenti dolce bambina ne dimostra un paio di meno, può sembrare una ragazzina delle medie, che deve andare nell’ultimo anno delle medie.
Sembra dolce, infantile e anche giocosa dai comportamenti, anche se il sorriso è sempre nascosto pure in quei momenti, può sembrare un po’ timida da come si comporta.
Inoltre Jackie ha uno stile ottocentesco, o ottocentesco o nei giorni più neri “provocatorio”. Per far vedere chi è davvero.

Particolarità: Jackie… non ha molte particolarità.
Forse il fatto che, b’è, che sia quasi impossibile farle male, sembra fragile ma quella ragazza per qualche motivo sconosciuto è difficile da spezzare, è difficile solo procurarle un livido. Continuerà…

Immagine:
momenti neri
momenti dolce bambina

regno delle spade



le particolarità le aggiornerò più avanti! al momento no ho proprio idee...

Ultima modifica di charlotte-c (2012-08-12 10:52:26)


W le firme senza senso!
≈•The∞Lucky∞One•≈
 

#3 2012-08-13 01:35:41

mamy89
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Re: GDR:Princess of Rebilia

ragazze come detto cancellati tutti, ho lasciato solo la scheda del pg di charlotte non vedendola nel post iniziale! Non sapevo se facevo qualche danno cancellandola, così per ora l'ho lasciata! :) Fatemi sapere, che così elimino anche questo mio post e lascio il gdr pulito ;)

 

#4 2012-08-13 15:56:17

Ancien joueur
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

Grazie mamy così è perfetto .
Ora possiamo cominciare! Parto io:
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Certe volte mi capita di svegliarmi...e non ricordare cosa è successo il giorno prima.
Oggi è una di quelle volte.
Quando ho lentamente aperto gli occhi stamattina, e non ho visto il soffitto celeste della mia camera, ma quello panna del soggiorno, ho pensato che ci fosse qualcosa che non quadrava.
Ho richiuso gli occhi per la stanchezza, poi ho ragionato su quel che ho visto.  Li ho riaperti di scatto.
Mi sono guardata intorno e ho trovato 5 cose che non erano nel normale:
1)Non ero né in un letto, né sul divano, ma su dei cuscini.
2)Le tapparelle erano chiuse e non filtrava neanche un raggio di luce, cosa che solitamente odio.
3)Ci sono un sacco di bicchieri sul comodino e un fortissimo odore di cioccolata calda.
4)Ci sono un mucchio di diari e penne sul pavimento.
5)Non sono sola in casa! Vicino a me ci sono altre 5 ragazze della mia età.
Queste ragazze rispondono a questi nomi: Mariah, Erika, Juliett, Tania e Karidee.
Queste ragazze sono le mie amiche e io probabilmente le ho invitate a dormire da me.
Succede così quasi tutte le sere, da quando mia madre è partita.
Io non voglio restare sola la notte, invito delle amiche, facciamo "baldoria" fino a tarda notte, esagero con la cioccolata calda e infine la mattina non mi ricordo né chi sono, né dove sono.
MI stiracchio e cerco la forza di alzarmi in piedi, attenta a non fare troppo rumore, perché le mie amiche dormono, e non trovo "adatto" svegliare perché ho fatto rumore; ci vuole qualcosa di peggio!
Mi alzo e mi reco in camera mia, dove tengo in un cassetto una di quelle trombette-bombolette che fanno un rumore assordante, oggetto molto utile che ho riscoperto in soffitta l'altro ieri.
Lo tenevo da parte per un'occasione speciale, ed eccola lì, pronta all'uso.
Mi reco di nuovo in salotto...Bene! Dormono ancora.
Uno...due...tre...! Un alquanto fastidioso rumore, accompagnato dal mio :"Svegliaaaaaa!" inonda la stanza.
Le ragazze, letteralmente "scattano" in piedi.
C'è chi ha urlato, chi ha imprecato e chi invece come Erika è rimasta si è guardata intorno e poi è tornata a dormire.
:"Giorno ragazze! Dormito bene? Io sì, alla grande. E dai Erika svegliatiii!" prendo la mia amica per il pigiama lilla e la tiro su a forza.
Lei si stropiccia gli occhi, si stiracchia e poi ci guarda.
:"Bel modo di svegliarci" dice con uno sbadiglio. Le altre annuiscono contrariate. Io sorrido, loro mi guardano negli occhi, poi si guardano tra di loro e si lasciano andare in una fragorosa risata.
:"E ora, prepariamo la colazione!" dico entusiasta.
La "sacra colazione", come la chiamiamo noi, è il momento più bello. Perché si prova a ricordare cosa è successo la sera precedente, e si ride a più non posso.
:"E vi ricordate quando...Tania si è presa quella cuscinata in faccia da parte di  Juliett?" La cristallina risata di Kariedee si riconoscerebbe ovunque. Le altre annuiscono sghignazzando, io sorrido.
Le mie amiche  mi fanno stare così bene...quando ci sono loro non mi sento più sola.
Mia madre mi manca così tanto...mi mancano le sue storie, i suoi sorrisi e le sue carezze piene d'amore.
Tanto più ora che è estate. Ora chi mi aiuterà con i compiti? Chi verrà a fare shopping sfrenato con me? prestandomi poi i soldi per comprare le cose? Le mie amiche possono aiutarmi, vero...ma con mia mamma è diverso. è tutta un'altra storia.
Finita la nostra "sacra" colazione a base di latte e biscotti aiuto le mie amiche a prepararsi per il ritorno a casa.
Raccogliamo i vari spazzolini da denti in bagno, rimettiamo i pigami  nello zaino, io nel cassetto però.
Ci vestiamo, le aiuto a truccarsi un pochino, e poi metto loro lo smalto.
Per erika dello smalto verde con i glitter dorati.
Per Juliett uno rosso-fucsia glitterato.
Per Tania uno azzurro cielo.
Per karidee uno rosa shocking, il suo colore preferito.
Infine, uno blu intenso, pieno di glitter e pagliuzze argentate per mariah.
Per me ne scelgo uno girgio topo, al quale aggiungo, una volta asciutto degli adesivi a forma di farfalla e dei diamantini, falsi ovviamente.
Soddisfatta del mio lavoro, le accompagno fino alla porta dove le saluto con un sorriso sincero, di quelli che fanno solo i bambini, o come nel mio caso, quelli che nel loro IO più nascosto sono bambini mai cresciuti.
Loro ricambiano il sorriso con uno altrettanto luminoso, ma molto più maturo del mio e si dirigono verso l'uscita dell'edificio.
Appena chiudo la porta una lacrima mi riga la guancia sinistra.
E' una lacrima di gratitudine, per le mie amiche, che sono sempre lì e non mi abbandonano. Le adoro.
Però, come ogni cosa buona anche la mia lacrima ha un lato oscuro. Anche la solitudine mi spinge a piangere. Quelle sono lacrime amare,  e non brillano come quelle di gioia o di gratitudine.
Perché ci sono due tipi di lacrime a parere mio.
Quelle luminose, che sono versate per  la gioia o per un sentimento positivo.
e quelle amare, che non brillano e rendono le persone più brutte. Di solito sono versate per sentimenti come odio o tristezza.
Poi c'è una categoria a parte, le lacrime per capricci. Quelle sono le più terribili, perché sono versate in grande quantità, per motivi futili e spesso senza senso.
Quelle lacrime in poco, tirano fuori il peggio di noi per niente.
Una volta interrotti i miei fantasiosi pensieri, mi dirigo in camera, dove accendo la tv e inizio a guardare i cartoni animati. Sì, proprio quelli, come i bambini. Anche perché a parere mio, Spongebob mi piacerà fino ai 40 anni minimo.
Il mio personaggio preferito è in assoluto Patrick. E' così scemo!
Squiddy invece mi sta antipatico, si crede chissà chi.
Sandy invece mi sembra troppo banale e Mr. Krab...se ci si mette è antipatico pure lui, anche se a volte è forte.
Il brontolio del mio stomaco mi riscuote nuovamente dai miei pensieri.
Che ora è?
Guardo l'orologio: l'1.35
Ah ecco perché ho fame.
Prendo il cellulare, chiamo quella pizzeria italiana che c'è nei dintorni, ordino una pizza ai 4 formaggi, dopodiché aspetto.
Dopo una mezz'oretta sento suonare il campanello... Ecco la pizza!
Apro la porta, ma del fattorino neanche l'ombra.
In compenso sul pavimento trovo un pacco, ha l'aria abbastanza sospetta.
Lo prendo, lo porto in casa e chiudo la porta a chiave.
Scarto il pacco...Ne esce fuori un libro!
Dalla copertina sembrerebbe un libro di fiabe...LE PRINCIPESSE DI REBILIA .

 

#5 2012-08-13 18:09:40

Ancien joueur piccolastilosa
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

La notte precedente era stata lunga ...molto lunga. Quasi più lunga di quelle che l'avevano preceduta. Era stata una notte insonne. Quando mi sveglia ero un po' intontita. Sarà stato per l'effetto della febbre a 40° o per lo strano ronzio che proveniva dalla finestra di casa della Signore Wimber, la donna che abitava nella piccola villetta di fronte. Fatto stà che avevo la testa che mi girava. Tremavo come una foglia, ma avevo caldo. Insomma non stavo per niente bene.
Dovevo prendere la Tachipirina. Mi avviai lentamente verso la cucina. Preparai un bel thè caldo al limone e lo bevvi avidamente. Mi sentii subito meglio. Non che la febbre mi fosse passata, tutt'altro, ma perlomeno i capogiri non si erano più fatti sentire.
Tornai in salotto e mi distesi sul divano...finalmente un po' di silenzio.
Amavo il silenzio e ora che ero sola a casa potevo apprezzarlo ancora di più.
Londra era così caotica. Tutti di fretta, un continuo vociare di gente, continui clacson di macchine. Non esisteva un attimo di calma.
Squillò il telefono ... ho era Alexandra, o come la chiamavo io "Alex" la mia migliore amica. Due notti fa aveva dormito da ma e si era dimenticata qui a casa mia il cellulare. Mi stava infatti chiamando dal fisso.
"Ciao Deb, passata la febbre? -.
"No, per niente... anzi mi è aumentata... ho preso la Tachipirina ma per ora non sta facendo effetto-.
"E' solo un malanno di stagione ... vedrai che ti riprenderai presto ! -.
"Speriamo-. Dissi con una voce malaticcia.
"Ad ogni modo, visto che sei a casa posso passare tra circa mezz'ora a riprendermi il cellulare ? Sai che non posso vivere senza ! HAHAHAHAHA ! -.
"Certo bellezza... se ne hai voglia puoi anche restare ... anzi ora che ci penso è meglio di no ... non vorrei ti ammalassi -.
"Tranquilla ... di solito sono immune a certe cose ! HAHAHAHAHA! -.
Passammo almeno un'ora al telefono ... ridendo e parlando . In men che non si dica si erano già fatte le 14.00 del pomeriggio.
"Dai muoviti a venire prima che torni Miss.Burton ! -. Miss.Burton era la mia governatrice... un metro e settanta di pura severità e cattiveria.
"Ok, arrivo subito-. E riattaccò.
Intanto mi era venuta fame. Tornai in cucina.
Aprii il frigo e lo ispezionai per bene. Mmm... vediamo ... pane, latte, una scatoletta di tonno, uova, lattuga, pomodori, carote, prosciutto crudo e cotto, salame, olive, cetriolini sottaceto, maionese... tutto gli ingredienti adatti per un bel sandwich.
Proprio quello che ci voleva. Preparai in fretta il panino e me lo mangiai in fretta e furia ... stava arrivando Alex !
Infatti, meno di cinque minuti dopo suonò il campanello. Eccola. Aprii la porta e la feci entrare. Oggi era particolarmente elegante.
Mi abbracciò e mi baciò, evidentemente non aveva paura di essere contagiata. Prese il cellulare mi salutò caldamente e se ne andò ! Avevamo chiaccherato giusto dieci minuti.
Stavo giusto per ridistendermi sul divano quando suonò il campanello ...
Chi poteva essere ? Miss Burton ? No ! Aveva le chiavi. Alex ? Se n'era appena andata...
Apri la porta. Un libro ... lessi velocemente il titolo ... PRINCESS OF REBILIA...

 

#6 2012-08-13 18:49:35

chocola88
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da: (pg)
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Messaggi: 3301

Re: GDR:Princess of Rebilia

Ragazze..mi dispiace interrompere ma la mia scheda non è finita! ouf Cioè,io l'ho finita ma Ludo si è dimenticata di modificarla..ecco qui le parti che mancano:
Carattere:E' molto vivace,simpatica e allegra con tutti.Non si tira mai indietro ed è molto coraggiosa;se una cosa le piace la fa,altrimenti non c'è modo di convincerla!
Descrizione fisica:E' alta,magra e sembra una bambolina.Ha una carnagione molto chiara,dei grandi occhi vivaci e lunghi capelli.La bocca è carnosa e il  naso è piccolo.
Particolarità:Adora le cose Kawaii e lo è anche essa,le piacciono le cose vistose e i colori pastello,vorrebbe tingersi le punte dei capelli color arcobaleno.Ha un neo grande a forma di cuore sulla coscia destra.
Giardino a casa della nonna:http://oi50.tinypic.com/2lkeec5.jpg
Regno:http://oi46.tinypic.com/bf2koj.jpg
Castello:http://static.pourfemme.it/pfwww/fotoga … ambord.jpg

Grazie Giglio per avermelo ricordato! ouf

Ultima modifica di chocola88 (2012-08-13 18:58:49)


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#7 2012-08-13 21:35:46

Ancien joueur
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

Choco, ho aggiunto la tua parte di scheda mancante.
grazie per avermelo ricordato

 

#8 2012-08-13 22:31:15

Ancien joueur
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

-Hey!  buongiorno mio fiorellino dormiglione- disse mia madre e contemporaneamente aprì le tende della mia camera.
-Mamma dai è ancora presto, lasciami dormire ancora un po’, - dissi io (Violetta).
-Ah va bene se non vuoi comprare il 5° volume delle ‘Ragazze dell’Olimpo’…….- con un tuono abbastanza arrogante come per attirare l’interesse della figlia.
-No mamma, ceh volevo dire si, cioè non che si che non ne ho voglia, cioè non so se hai capito, ah! Sono così eccitata, volevo dire si certo che voglio, si!!!!- disse la ragazza tutta contenta.
-Va bene allora Viò ti aspetterò in giardino, nel frattempo taglierò un po’ di erbacce  secche dal giardino- replicò la madre.
Allora scesi dal letto, mi passai le mani negli occhi come di solito fa chi ha sonno, mi misi le ciabatte calde calde, imbottite, quelle a zampa di animale, a zampa d’orso, beh mi feci una coda veloce e, poiché odio fare colazione, appena alzata con i capelli in faccia.
Mi preparai un po di fette biscottate con burro e marmellata di ciliegie, finita la colazione ritirai tutto e tornai in camera mia, presi l’accappatoio e i vestiti e andai in bagno.
Presi il telefono misi ‘12 Guns’ dei Queen, riempii la vasca d’acqua calda, mi rilassai e dopo 20 minuti uscii, mi asciugai, mi lavai la faccia e i denti.
Mi tolsi l’accappatoio e mi vestii, mi misi un paio di jeans, con una maglietta dell’A style, e un paio di Air Max.
Mi misi un filo di matita, una fascetta, presi la borsa e il cellulare e uscii.
-Mamma sono prontissima!, possiamo andare!- con un tono che susciterebbe sicurezza a chiunque.
-Va bene allora andiamo, Sali in macchina- .
Salii in macchina, mi sedetti davanti e mi misi la cintura.
Mamma aprì il cancello con il telecomando, ma appena uscendo dal cancello sbucò un gatto dallo strano comportamento, allora ci fermammo e lo facemmo passare.
Uscimmo dal garage e vedemmo che davanti alla porta d’ingresso del giardino c’era un pacchetto con sopra scritto per Violetta.
Allora lasciai perdere la mia ormai lontana meta e mi avviai a aprire e scoprire quale misterioso oggetto poteva trovarsi in quel pacco.
Nel momento tra la presa e l’apertura del pacco nella mia mente, intercorsero tantissimi pensieri: -ma chi mi può aver mandato questo pacchetto- -ma sarà uno scherzo?- -ho paura- e molti altri che mi fecero provare sentimenti strani, sentimenti che mi portavano e mi attraevano ad aprire il pacco, ma avevo paura e non volevo, ero attirata a quel pacco da una strana energia, allora lo portai dentro casa, non dissi niente delle mie preoccupazioni a mia madre, le dissi che non volevo più comprare il libro, mi rifugiai nella mia camera, mi presi e strinsi forte forte Jins il mio peluche a cui sono molto affezionata, che ho da quando ero piccola.
Mi stavo apprestando ad aprire il pacco.
Tolsi il nastro, lo scoch  e la carta, e mi sollevò il fatto che era un libro, credo un semplice libro con scritto sulla copertina un titolo alquanto strano molto diverso dagli altri –Le Principesse di Rebilia-.

 

#9 2012-08-14 12:36:52

giglionero
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da: Rivendell
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Re: GDR:Princess of Rebilia

Forse la monotonia di quell'alba doveva sembrarmi strana. Presi dalla faretra un'altra freccia, la fissai. La punta era scheggiata e il colore dell'impennaggio era sbiadito dalle tante ore passate sotto il sole estivo. Tesi l'arco e scoccai la freccia verso ovest, verso la fitta e verdeggiante boscaglia dell'isola. Uno stormo di uccelli neri come la pece prese il volo, non appena la freccia entrò nel verde. Rimasi a contemplare quello spettacolo. Il sole stava sorgendo e i suoi raggi facevano risplendere le loro piume, rendendole luminose. Solo quando virarono riuscì a capire che erano dei ciuffolotti. Il rosso fiammeggiante dei loro petti era riconoscibile a una distanza impressionante per i miei occhi. Ero così abituato a vederli volare via, a vederli librarsi nel cielo roseo dell'alba. Nonostante tutto quel giorno c'era qualcosa di diverso in loro. I movimenti delle ali erano più rigidi, più sofferti delle solite e fluide svolazzate che ero consueto guardare; lasciai perdere, forse ero solo stanco. Anche se quel battito era innaturale per uccelli così belli ed eleganti. Un flashback improvviso mi fece traballare.
Io e mia madre siamo seduti sull'erba appena tagliata del giardino. Lei indossa una vestaglia notturna, probabilmente ci siamo svegliati da poco, visto che sta tenendo in mano un tazza colma di tè nero. Sto ridendo di gusto, mentre mia madre mi dice che i ciuffolotti hanno deciso di laccarsi i capelli per la loro fidanzata, e che si sono vestiti di rosso per essere al centro dell'attenzione nella foresta. Rido. Rido ancora.
Tornai alla realtà. Sorrisi.
Guardando però l'orologio della torre del palazzo ricordai che era arrivata l'ora della colazione. Mi avviai, anche con un po' di fretta, sapendo che Inger, la mia balia, non avrebbe apprezzato una colazione senza di me. Quel giorno non ebbi il tempo di riprendermi le frecce, e lasciai a malincuore la radura.

« Oh, Oliver! » vidi Inger venirmi incontro. Il suo viso paffuto era sinonimo di amore.
« Ciao! » la mia risposta non era delle più entusiaste. Posai arco e faretra su una delle mensole della cucina ma non riuscii a sedermi perchè Inger mi venne addosso e mi abbracciò, soffocandomi.
« Oh, Ol! Bambino mio! »
« Mi... stai... soffocjkdsb » non riuscì a terminare la frase, perchè lei aveva già iniziato a mescolarmi il viso. Pensai che almeno mi aveva lasciato respirare.
« Oh, Ol! Guarda che viso stanco hai! Non puoi ridurti così. Tutta la notte a leggere e ti svegli prima dell'alba. Guarda che viso stanco che hai! Oh, Ol! »
« Ma Inger, non è nulla. Io sto bene. » sfoggiai il sorriso più sincero che avevo. Le attenzioni della mia balia erano sì opprimenti, ma dolci e sincere. Era come una madre per me.
« Oh, Ol! Un giorno di questi ti chiuderò nello studio »
« Inger, lo sai che troverei comunque un modo per tenermi occupato! »
Dopo questo mio commento una risata fragorosa riempì i corridoi del palazzo. Ogni momento è buono per ridere insieme a lei.
« Scusa, potresti portarmi la colazione nello studio? Sai, avrei delle ricerche da fare. »
« Se non tu non fossi te stesso ti prenderei a sberle! »
Le diedi un bacio sulla guancia e scappai con arco e faretra in mano.

Era passata una mezz'ora e io ero chino sulla mappa dell'isola. Tra matite, penne e pennelli la mia scrivania non era mai stata così piena. Sentì qualcuno bussare alla porta, ero sicuro non potesse essere Inger, mia aveva da poco portato il vassoio con la colazione. Andai ad aprire. La vidi entrare, e se non mi fossi scansato mi avrebbe travolto.
Aveva qualche cosa in mano... una specie di pacco.
« E quello cos'è? » quando parlai la balia sobbalzò, non si aspettava di trovarmi in piedi.
« Un pacco, per lei. » disse con voce ansimante.
« Grazie »
Lo presi in mano e lo tastai per bene. Era ricoperto da una semplice carta riciclata, come quelle che ci sono nei supermercati. Aveva la forma di un libro, ed era anche abbastanza spesso. Chiesi a Inger chi me lo avesse mandato, ma disse che non c'era né mittente né destinatario. Ma chi poteva avermi mandato quel pacco? Nessuno delle famiglie dell'isola, potevano consegnarmelo di persona. E di sicuro mio fratello Mak non mi mandava pacchi anonimi o comunque così semplicemente incartati. Che qualcuno avesse scoperto che ero ancora vivo? Impossibile, questa isola non c'era nemmeno nelle mappe. Nonostante tutto scartai quel pacco misterioso. Vidi un libro. Era rilegato molto bene, ed era ben tenuto. Nonostante tutto sembrava molto vecchio. La copertina di pelle era di un bordeaux cupo, quasi sinistro. Le lettere del titolo erano ben scavate nella pelle della cartonatura. Passai con la mano sopra al titolo, come facevo quando non riuscivo a vedere. Poi guardai bene.
Princess of Rebilia


"Where there is desire there is gonna be a flame
Where there is a flame someone’s bound to get burned
But just because it burns doesn’t mean you’re gonna die
You’ve gotta get up and try try try"
- Try, P!nk
 

#10 2012-08-14 14:10:26

Ancien joueur haras4
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

Quella mattina, a svegliarmi fu il dolce canticchiare dei miei adorati canarini.
Ero quasi in grado di distinguere i vari toni di voce.
Cipù, il mio canarino preferito, aveva una voce acuta e tintinnante.
Con quel suo fisico minuto, proprio come il mio e gli occhi grandi e acquosi.
Forse lo amavo così tanto perché mi assomigliava.
L'avevamo trovato più morto che vivo nel nostro giardino qualche mese fa.
Probabilmente era stato attaccato da un gatto selvatico
Poi c'era Amak, il canarino importato dall'Arabia Saudita.
Era un regalo di papà.
Aveva un tono di voce più basso e più maturo. E' il canarino più vecchio, nonostante non sia il primo arrivato.
Mik era invece arrivato dall'america, un regalino di Rose dal suo ultimo viaggio nel paese Natale.
Era un po' stonato, ma è proprio questo che lo distingue dagli altri.
Lentamente apro gli occhi, cullata da quel tenero canticchiare. MI alzo e mi stiracchio.
La prima cosa che faccio, come ogni mattina, è andare a controllare i miei piccoli tesori, dò una carezza ad ognuno di loro, soffermandomi un po' più su cipù, che ricambia le mie attenzioni con cinguettii di gradimento. Poi mi dirigo in bagno, dove mi lavo la faccia e mi guardo allo specchio.
Non mi sono mai piaciuta particolarmente.
Sono troppo bassa per la mia età, sono anche troppo magra e ho le "ossa fragili".
A parere dei miei compagni di classe, studio troppo, anche se Rose mi dice di non cambiare mé stessa per niente al mondo, perché ognuno è perfetto se è sé stesso.
Mi dirigo in salotto, dove trovo due pacchi da mia mamma e una lettera:
Cara Alice,
Io e papà siamo al lavoro, torneremo sta sera abbastanza tardi.
Ti ho lasciato un pacco sul tavolo, contiene due chocolatines* e una trentina di euro per ordinarti una pizza o il cinese.
Ti ho anche lasciato un pacco con gli ultimi prodotti dell'agenzia, spero ti piacciano.
Se hai intenzione di provarli, dimmi come li trovi.
Un bacetto,
                                                       Mamma <3
Finito di leggere la lettera guardai i due pacchi.
Scartai quello sotto la lettera, che conteneva i cosmetici:
un fondotinta liquido, un lucidalabbra rosa con extra-glitter, un rossetto rosa shocking, una matita rosa scuro, un mascara di ultima generazione ed una tavolozza di ombretti sulle tonalità dell'argento-blu.
Li avrei provati sicuramente, ma in casa o al limite su Rose.
Presi l'altro pacco, ne uscirono un sacchetto, contenente le chocolatines e i soldi.
MI recai in cucina, dove afferrai un piattino sul quale appoggiai i due dolci, pronta a divorarli di fronte ad una tazza di latte bollente, come piace a me.
Finita la colazione poggiai le stoviglie nel lavello, mi spostai nel bagno, dove mi sedetti sullo sgabello con l'intenzione di provare i cosmetici di mamma. Dopotutto non avevo altro di bello da fare.
Iniziai con il fondotinta, poi passai agli ombretti, optai per una combinazione argento-azzurro, misi il mascara e infine matita, rossetto e per completare il tutto, il lucidalabbra.
Alla fine guardai il risultato ottenuto, se non fosse stato per i capelli tutti arruffati, sarei stata perfetta per un ballo o un ricevimento importante. Il mio viso era...irriconoscibile.
MI sistemai i capelli, con un elastico e un fermaglio domi anche le chiome più ribelli, è sempre stato questo il mio motto.
Avevo giusto finito di prepararmi che il campanello suonò.
Chi poteva essere? a quest'ora poi!
E io? che sono tutta truccata come faccio? beh se fosse rose non sarebbe un problema...ma metti è il postino...Una persona di solito non si trucca per stare in casa! sarebbe....imbarazzante.
Però è anche maleducazione far aspettare, per cui raccolgo tutto il mio coraggio e apro.
Non c'è nessuno...solo un pacco, per terra.
Dall'aspetto sembrerebbe un libro.
Io amo leggere! Chissà, forse è un altro regalo di mamma, o di papà...o anche di rose, chissà.
Prendo il pacco, però non c'è il mittente...che strano, forse si sono dimenticati di scrivere che me lo mandavano loro.
Impaziente lo apro; ne esce fuori un libro è abbastanza strano...sembra antico ma il titolo mi coglie impreparata.
PRINCESS OF REBILIA
che strano...mai sentito questo titolo, deve essere un libro nuovo...ma dalla rilegatura malandata non si direbbe.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
*chocolatines=sono l'equivalente dei pains au chocolat, solo che nel sud della francia hanno un nome diverso.

 

#11 2012-08-14 14:11:19

Ancien joueur
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

bello il pezzo Haras, ma ora che ci penso ti sei dimenticata di aggiungere l'immagine del castello nella scheda.

 

#12 2012-08-14 14:15:12

Ancien joueur haras4
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

Hai ragione, ecco qui:
Regno & castello:
http://oi50.tinypic.com/4fycdu.jpg

 

#13 2012-08-14 15:58:21

chocola88
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Re: GDR:Princess of Rebilia

Erano le 7.00 e stavo dormendo beata nel mio letto quando all'improvviso sento suonare al campanello..<<Sarà sicuramente qualche bambino del paese che si diverte a fare scherzi>> pensai.Così feci finta di non aver sentito e richiusi gli occhi.Pensai di sognare quando sentii delle voci che urlavano<<Hey dormiglionaaaaa!Siamo noiiii!!Debby e Leneee!>>,ma in realtà era tutto vero.Feci un salto dal letto e aprii la porta.Mormorai con un filo di voce: <<Cosa ci fate qui?..>> loro tutte allegre risposero: <<Sappiamo che tua nonna è partita in paese per qualche giorno e allora abbiamo pensato che ti servisse compagnia e quindi..TADANN! Eccoci qua! Che ne dici di andare oggi a pranzo a fare un picnik al laghetto?>>  <<CERT-!>> Non feci in tempo a finire la frase che il mio stomaco borbottò. <<Era da aspettarselo da una come Belle!Forzaa!Cuciniamo.>> Disse tutta pimpante Debby.Così ci mettemmo ai fornelli;io cucinai la mia specialità ovvero..le crepes! Sarebbe stata una colazione piena di calorie,con tantissima Nutella e un buon succo d'arancia rossa: il nostro preferito.Facemmo colazione e poi andai a vestirmi,pronta per uscire fuori a controllare il nostro orticello! Ah,da poco avevamo anche un bellissimo giardino che prometteva bene:si vede che avevamo tutte e tre il pollice verde!Ben presto arrivarono le 11.00..e noi dovevamo preparare il cestino per il Picnik!! Ci sbrigammo..ognuna aveva un compito:
Lene andava a comprare i tovaglioli,i piatti,le posate,i bicchieri e la tovaglia in paese;
Io cucinavo frittate,panini e sandwich con tutti gli ortaggi coltivati da noi  e le uova di casa e Debby si occupava del dolce: una bella torta con la frutta.
Eravamo pronte,tutte eccitate ci avviammo al parco incontaminato vicino al laghetto.Il tempo trascorse allegramente tra chiacchiere e risate varie. Il laghetto era davvero bello,tutti venivano qui a riflettere,a pensare..o a passare una bella giornata immersi nella natura.La prima cosa che mangiammo erano i sandwich che avevo cucinato.Io presi quello con tonno,uova e maionese,invece Lene & Debby quello con lattuga,pomodori e carciofi,ortaggio che io odio,ma l'avevo fatto appositamente per loro..erano davvero deliziosi;poi passammo ai panini..a me andava quello con mortadella,a Lene quello con salame e a Debby quello con prosciutto crudo,infine la frittata e per ultimo il dolce alla frutta che era davveeeero buono! Da leccarsi i baffi proprio.Eravamo venute in bicicletta,così ne approfittammo per andare a fare una passeggiata in paese,dopo un pò,finito il giro tornammo a riprendere il cestino e la tovaglia.
Erano diventate le 16,00. <<Beh,ragazze credo sia ora di andare!>> disse Lene.
<<Nooo,daii!E' così divertente stare qui.>> Risposi io,ma ormai era giunta l'ora di tornare a casa,era vero..così ci incamminammo.Mi accompagnarono a casa e poi le salutai: <<Ciao ragazzeee! Grazie di tutto,mi sono divertita moltooo!Ci sentiamo domanii.>> Entra in casa e vidi un libro sul tavolo..immediatamente pensai <<Ma chi diamine è entrato!?!? Se lo prendo!>> Lessi il titolo,che era in bella vista : Le principesse di Relibia ...<<C-cosa sarà questo?!>>

Ultima modifica di chocola88 (2012-08-14 16:09:03)


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#14 2012-08-14 21:09:03

eynis
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Re: GDR:Princess of Rebilia

Sono sdraiata sul letto. Meredith teneva sempre un diario. Dalla sua morte l’ho letto e riletto un centinaio di volte per capire se ci fossero indizi su chi aveva potuto farle del male e ucciderla, ma non ci ho mai trovato niente. Soltanto… invidia per me. Io non ci avevo mai pensato. Ma Merry era invidiosa di me. Mi invidiava. Adesso solo a leggere le sue parole mi viene un nodo allo stomaco. Merry era la mia migliore amica, ma non mi ha mai detto niente. Non una parola. Io potevo aiutarla a essere come me, anche se dopo non mi sono rivelata tanto forte. Sono collassata al primo stress. No. Io non sono forte.

Caro diario,
oggi è il nostro primo giorni di liceo. Sono così felice! Io e Alisson eravamo vestiti al meglio con la divisa della scuola. La gonna scozzese blu e la camicia bianca con la cravatta celeste e blu. Eravamo perfette e uguali, come sempre! La mamma ci ha anche truccate per l’occasione! Però ha detto di non esagerare, perché i nostri occhi attirano l’attenzione anche senza le magie del trucco. Questo è vero! Io e Alisson adoriamo i nostri occhi, tutti ce li invidiano, anche la mamma! Soprattutto la mamma! Così solo un velo di lucidalabbra e un po’ di mascara. Eravamo ancora più belle del solito! Soprattutto Alisson, ma lei è sempre bella, anzi, bellissima! Qualche ragazzo lo conosciamo già,  anzi, li conosce soprattutto Alisson, io non conosco mai nessuno! Sono io quella esclusa!
La cosa che mi ha dato più fastidio è stata quando, a ricreazione, Alisson è stata accerchiata da una folla di piccole ragazze urlanti e ragazzi che già le sbavavano dietro. Alisson è la più bella e la più sicura, mentre io sono quella che deve stare in un angolo. E in effetti è quello che ho fatto. Sono stata in un angolo per tutto il tempo. Vorrei tanto essere come lei! Lei che parla con tutti, che non si fa problemi a dialogare con i ragazzi, lei che tutte le ragazze la invidiano, non solo perché è bella, che non è poco, ma anche perché sa conversare, è solare, spontanea e forte. Vorrei tanto essere come lei!
Anzi, vorrei che fosse morte, così sarei io la preferita di tutti! Ci sarei solo io, quindi dovrebbero prendere me per forza!
Merry
p.s. caro diario, ovviamente scherzavo! Non vorrei mai perdere Alisson! Lei è mia sorella, io le voglio un mondo di bene! Scusa, non dovevo scrivere queste cose. Dimenticale! 


me lo ricordo quel giorno di scuola. Ero agiatissima. Non smettevo di stritolare la mano ad Merry. Questa pagina di diario è quella che mi suggestiona maggiormente. La prima volta che la lessi mi misi a piangere. Non pensavo che Merry mi odiasse tanto, anche se magari era solo invidia, ma anche solo pensare quelle cose! Mi faceva scendere un brivido lungo la spina dorsale.
Il fantasma di Merry non sa che leggo il suo diario. Non compare molto spesso, solo quando voglio io e soprattutto verso sera, e poi mi lascia la mia privacy, cosa che abbiamo imposto anche quando era viva.
Mi è sempre piaciuto che tutti mi considerassero forte e solare, e una volta lo ero. Ma adesso sono cambiata. Alla prima mancanza mi sono esclusa da tutto. Ho lasciato il mio meraviglioso ragazzo, Alex, i miei amici, tutto. E adesso me ne pento. Alex mi è stato vicino, ma ha una nuova ragazza, i miei amici mi guardano con distacco, non si fidano più di me e mi dispiace davvero tantissimo. Nascondo il diario di Merry sotto il cuscino e la chiamo.
Compare subito dopo. Adesso è bellissima! I capelli sono ornati da piccole perle luminose e con tantissime treccine. Il trucco è quasi inesistente. Ma c’è, è molto leggero ma c’è. Indossa un bellissimo abito da sera bianco tutto svolazzante. È meravigliosa!
-ehi sorellina! Come stai?- chiede sorridendo.
Mi tiro a sedere. Il letto a una piazza e mezza scricchiola sotto di me. Tolgo le coperte celesti e mi infilo sotto così come sono. Vestita. Indosso dei pantaloni di jeans e una maglietta a maniche corte. Non è molto comodo, ma mi dà un’aria di casa e di sicurezza, e poi quando compare Merry arriva sempre del freddo in camera. È come una ventata di morte che mi fa accapponare la pelle.
-bene Merry, e tu?- chiedo con un sorriso. Anche se ho freddo e Merry ormai sa di morte sono felice di vederla ogni volta.
La prima volta che la vidi da morta, da fantasma, è stato l’anno scorso. Avevo toccato il fondo. Non mangiavo quasi niente. Uscivo e studiavo come un automa, non uscivo più di casa, non parlavo con nessuno. Ero diventata più pallida, sembravo anche io un fantasma. La prima volta mi comparve bella come una dea, o un angelo, a seconda dei punti di vista. Pensai di essere in un sogno, un bellissimo e dolce sogno. Ancora adesso non so se sono nella realtà o solo in un incubo. Non lo so, probabilmente preferirei vivere qui, accanto a Merry e a una me ristabilita e normale. Mentre magari sono in una clinica per matti. No, mi piacerebbe molto di più questo sogno come realtà piuttosto che una realtà demoralizzante e brutta.
-Avanti Alisson! Mi hai chiamata tu! Cosa è successo?- chiede con voce appena spazientita.
Sbuffo. Merry è sempre quella che mi capisce, non c’è nulla da fare. –questa sera ho una festa. Mi aiuti a scegliere il vestito?- chiedo semplicemente.
-ah! sei sempre la solita! perche' non puoi scegliere da sola queste cose? sei piu' che brava anche senza di me!- esclama indignata.
-be', scusa se voglio fare qualcosa con te! mi manchi da impazzire! e scegliere i vestiti assieme a te mi fa sentire piu' vicina a mia sorella!- dico sbuffando.
-ok, ok, calmati! ti aiuto! cosa avevi in mente?- chiede appoggiandosi delicatamente sul letto. un altro soffio gelido mi investe, sento che mi drizzano i peli sulle braccia.
-e' una festa di Josephina, e' diventata una persona importante adesso, voglio fare colpo su di lei e sui suoi amici. quindi pensavo qualcosa di blu elettrico, come i nostri occhi.-
-come i tuoi occhi. i miei ormai non sono niente. sono... un fantasma. comunque, fammi vedere...- dice avviandosi alla cabina armadio.
-Merry, cosa fai? conosci i miei abiti a memoria, e anche i tuoi!- dico girandomi verso di lei.
-certo che lo so! e non hai niente di bello in questo armadio! dobbiamo andare a fare shopping!- dice con un sorriso a trentadue denti.
io adoro mia sorella! oggi e' giorno di shopping! che bello!
esco dal letto in un baleno, butto le coperte di lato e sono fuori di casa. urlo un: -mamma vado per negozi!- e sono gia' in macchina. Merry e' accanto a me. parto per il centro di San Diego dove ci sono i negozi piu' belli e alla moda.
nel giro di venti minuti sono a destinazione. attraverso la mia golf blu elettrico, che e' il mio colore preferito, attraverso tutte le belle ville, i quartieri residenziali, i bellissimi hotel i ristoranti, le boutique. finalmente sono arrivata! questo e' il mio mondo!
lascio la macchina in un parcheggio a pagamento, e' impressionante che ormai non ci sia niente per cui non si debba pagare! ci siamo ridotti davvero male. non posso credere che nel XXI secolo, dopo tutte le nuove tecnologie e tutte le cose avanzate, i soldi siano ancora la cosa piu' importante. ci facciamo tantissimi pensieri per i soldi, ci si ammala per i soldi, e chi non ne ha e' il primo che soccombe. per me non e' giusto. tutti dovrebbero avere lo stesso diritto di vivere, invece resistono solo i piu' ricchi perche' possono permettersi di pagare i dottori. non e' per niente giusto.
e mio padre lo sa. lui che ha vissuto in una piccola baracca per tutta la sua infanzia, che ha visto morire sua madre e sua sorella. non ne parla spesso, so che gli fa molto male e quindi io non chiedo.
mi avvio al centro della moda di San Diego. Merry e' andata a fare un giro per i negozi per conto suo. mi dira' cos'ha visto e poi ne discuteremo.
torna poco dopo.
-allora, Merry, hai visto qualcosa di bello?- chiedo entusiasta.
-certo che ho visto qualcosa di bello, anzi, di perfetto, ma voglio vedere cosa prenderesti tu!-
ok, quando invece fa cosi' non la sopporto! insomma! non ho tantissimo tempo e ci sono milioni di negozi che vorrei visitare e milioni di vestiti che vorrei comprare! non puo' dirmi tutto e subito!
-ti prego, Meredith, dimmelo subito! sai che non mi piacciono questi tuoi giochini stupidi! non ho tempo e mi devo preparare! ti prego! so che se lo vedessi capire che e' quello giusto, almeno dimmi il negozio!- dico esasperata.
Merry in un minuto vede subito quello che vuole. e' un fantasma, in un certo senso, quindi attraversa le pareti e ha un gusto eccezionale. sa quello che mi piace e lo individua subito. meglio per me, che se no dovrei girare dieci giorni per tutti i negozi per trovare l'abito giusto.
quando sono fuori di casa e parlo con Merry mi porto sempre il cellulare all'orecchio. lei scoppia a ridere, ma e' una cosa indispensabile! mi prenderebbero per pazza se parlassi da sola davanti a tutta quella gente!
Merry mi guida tra le vie del centro della citta'. Arriviamo in un piccolo negozio disadorno, bruttino, per niente alla moda. sono quasi stupita da mia sorella! dove mi ha portata! questo e' un luogo trascurato e decadente! i vestiti fanno pena e... no! aspetta, cosa e' quello? mi avvicino cauta al vestito. e' una riproduzione blu elettrico di un abito degli anni venti. quelli pieni di brillantini e lustrini, pero', invece di essere lungo arriva a meta' coscia. lo scollo a cuore e' pieno di lustrini blu, due lacci si legano dietro al collo, ma invece di vedere la pelle delle spalle e delle bracca c'e' del tulle che si chiude al collo e che copre le braccia come una camicetta sempre di quegli anni, con le maniche a sbuffo legate da un piccolo elastico sul polso.
e' perfetto, magnifico! e a casa ho la pochette e le scarpe perfette!
prendo il cellulare e faccio finta di chiamare.
-Merry! sei fantastica! sei un mito, io ti adoro, davvero! adesso andiamo a casa e mi aiuti a prepararmi!- le urlo. lei scoppia a ridere.
-lo sapevo che era il vestito adatto! avanti, andiamo a casa! anzi no! prima devi pranzare! non ci si puo' preparare a stomaco vuoto!-
non mi piace molto questa idea, o troppa adrenalina in circolo per stare ferma e mangiare. pero' Merry ha ragione. non si puo' lavorare a stomaco vuoto.
-va bene. vada per il pranzo, adesso pago e andiamo al ristorante. mi aspetti li'? tu conosci il posto, vero?- e intanto mi avvio verso il bancone che e' la cassa. dietro c'e' una piccola e anziana signora vecchia come il locale. pago ed esco.
senza Merry e' difficile trovare la strada. perdo mezz'ora a girare per i vicoli. alla fine riesco ad arrivare al parcheggio dopo aver girato per un'ora. adesso, finalmente, ho un bel po' di fame!
salgo in macchina e inizio a guidare per andare a finire in un ristorante italiano in periferia. e' considerato il ristorante della mia famiglia. praticamente ci andiamo da sempre. fanno la migliore cucina italiana mai assaggiata! ovviamente puo' eguagliare solo quella che c'e' oltre l'oceano, ma io non posso andarci.
Merry e' gia' li', mi aspetta al nostro tavolo. appena il direttore mi vede arrivare mi viene in contro e mi abbraccia forte.
lui ha visto crescere me e Merry, quando e' morta per lui e' stato come perdere una figlia. e' stato davvero male. e adesso ripiega tutto il suo affetto su di me. questo vuol dire che mi fa ingrassare di un chilo ogni volta che mi vede.
-Alisson! tesoro, come stai?- e intanto chiama un cameriere. -per la signorina fai una porzione abbondante di lasagne, le migliori! una bellissima insalata mista e la torta mille foglie! tutto accompagnato da un bicchiere di acqua naturale temperatura ambiente e un bicchiere di spumante, della migliore annata!- il cameriere annuisce e si allontana.
-Pietro, ti faro' andare in rovina se ogni volte mi dai le cose migliori del tuo ristorante. e mi farai diventare una balena se mi continui a far mangiare cosi'!- dico con un sorriso sulle labbra.
Merry mi si avvicina. non la vedo, ma sento il suo soffio gelido.
-Oh, Alisson! smettila! sono sicuro che i ragazzi ti impazzirebbero dietro anche se diventassi una balena! non hai bisogno di diete, hai un fisico meraviglioso! poi permetterti di mangiare tutto quello ch vuoi!-
-gia', tutti ti impazziscono dietro! sopratutto i ragazzi, i migliori!- gli fa eco Merry. peccato che la possa sentire solo io.
Pietro mi accompagnata al tavolo e poco dopo arriva una porzione enorme di deliziosa lasagna. e' buonissima, il paradiso.
papa' non ci ha mai fatto tornare in Italia, neanche lui si ricorda molto di Genova, aveva solo cinque anni quando e' partito, e poi dice che gli farebbe tornare alla mente troppi brutti ricordi. lo capisco, ma a me piacerebbe visitare quel posto meraviglioso, pieno di storia, arte, cibo e calore. mentre mangio la lasagna sento tutta la bonta' di quella terra.
quando mangio in questo ristornate tutto il cibo e' buonissimo e spazzolo sempre tutto il piatto. e' l'unico ristorante in cui riesco a mangiare tutto. ovviamente anche l'insalata e, sopratutto, la torta mille foglie e' buonissima.
Pietro e' sempre il migliore, non ci sono parole. di vino ne bevo davvero poco, devo guidare e quindi non e' consigliabile ubriacarsi.
finalmente verso le due ho finito di mangiare.
sul viso di Meredith vedo lo sconforto, le dispiace che non possa piu' mangiare tutte queste cose. dispiace anche a me, ma non ci posso fare niente. e' morta per colpa mia e mi sono gia' demoralizzata abbastanza, adesso sto cercando di tornare a vivere e di trascinare anche il suo fantasma nella mia vita che tanto amava. lo so facendo per tutte e due.
pago ed esco dal ristornate sazia e felice.
mi metto subito alla guida e dopo un'altra ora sono a casa. con la pancia piena si ragiona meglio e io mi metto a cercare subito la pochette e le scarpe perfette per l'abito che io non trovo. le cerco per mezz'ora, ma niente. alla fine interviene Merry che mi da indicazioni precise. quello che cerco e' in soffitta. ci credo che non li trovavo! non avrei mai pensato di cercarli in soffitta.
capisco perche' sono in soffitta troppo tardi. non avevo notato la voce triste di Merry, e non mi ero ricordata cosa c'era in soffitta. ormai era troppo tardi non ci avevo neanche pensato.
in soffitta c'era tutto quello che era di Merry, ma sopratutto c'era il vestito e gli accessori che indossava quando e' morta. e le scarpe e la pochette facevano parte di quel completo.
Merry aveva mentito, non e' vero che non avevamo un vestito blu elettrico, c'era il suo.
mi sarebbe piaciuto indossarlo per il mio ritorno in societa', ma mi sarebbe sembrato troppo strano. non sarei riuscita a portarlo per piu' di pochi minuti.
come per papa', New York e l'Italia fanno tornare brutti ricordi, cosi' quelle scarpe e quella borsetta e quel vestito rievocano i miei.
quando lo capisco faccio per tornare in dietro, ma Meredith mi sbarra la strada. -Merry, cosa fai? spostati, vado a prendere delle nuove scarpe e una nuova borsetta.-
-perche'? le hai cercate tanto quelle scarpe.- dice con voce triste.
-lo so. ma ho cambiato idea. non le voglio piu'.-
-non le vuoi piu' perche' erano mie, vero? sopratutto perche' le ho indossate quel giorno, vero? io voglio che tu le indossi! voglio che su quelle scarpe si scriva una nuova storia! non piu' la mia morte, ma la tua nuova vita!- esclama furente.
-Merry, ascolta, non indossero' quelle scarpe, e quella pochette. sono tue.- pessima scusa, indosso tantissime cose che sono sue.
-sai benissimo che indossi tantissime cose mie, perche' non quelle?- infatti. ci e' arrivata anche lei. sara' preparata tutto il discorso.
-non posso mettere quegli oggetti! hanno assistito agli ultimi attimi della tua vita! come mi puoi chiedere di indossarli!-
-perche' voglio che assistano ai prima attimi della tua nuova vita! sara' come un riscatto! ti prego Alisson! ti prego!-
il ragionamento fila. pero' io non so...
-lo chiedero' alla mamma. se lei dice che posso metterle le mettero'.-
-oh, avanti Alisson! Non sei capace di prendere una decisione da sola? devi chiedere alla mamma? avanti, prendi una decisione!- mi dice con voce accusatoria.
non mi piace questo tono, e' superiore, fa la superiore.
-sai benissimo che chiedo alla mamma perche' la mia risposta non sia un no secco! lo faccio solo per te! ok? quindi lasciami passare!-
Merry si sposta cautamente, poi scompare all'improvviso. io corro giu' dalle scale e i precipito in cucina dove trovo la mamma ai fornelli.
-ehi, tesoro! come e' andto lo shopping?- mi chiede con il sorriso sulle labbra. lei mi e' sempre accanto da quando e' morta Merry, mentre papa' si e' lasciato trascinare dal lavoro, un po' come il nonno, ma lui e' ancora presente.
-benissimo mamma. posso farti una domanda?- chiedo titubante. la mamma capisce subito che c'e' qualcosa che non va.
-certo tesoro!- dice con un sorriso che si potrebbe definire solo materno.
-sai che oggi c'e' la festa di Josephina, vero? be', ho trovato un vestito che starebbe benissimo con... le scarpe e la pochette blu elettrico di Meredith. quelle che indossava... che indossava...- cerco di finire la frase, ma mi si fermano le parole le parole in gola. ma dallo sguardo di mamma capisco che ha capito quello che volevo dirle, e il sorriso svanisce dalle sue labbra.
-tesoro, se si abbinano al vestito prendile pure, sono certa che a Meredith non dispiacerebbe, anzi le farebbe molto piacere.- dice con un piccolo sorriso sulle labbra, neanche l'ombra di quello ce aveva sulle labbra pochi attimi fa.
-visto? la mamma ha detto di si'! adesso vai a prendere quelle scarpe e quella borsetta che ti preparo per la festa!- dice tutta felice Merry che e' comparsa con un alito di freddo.
ma io non mi lascio convincere con csi' poco! -ma mamma, non ti ricordi che Merry era gelosissima di quelle scarpe? erano le sue prime scarpe con i tacchi! io non sono sicura che ne sarebbe felice...-
Meredith si indigna. -non ci provare neanche! capito? ha detto di si'! non hai mantenuto la parola! vai a prendere quelle scarpe e facciamola finita! subito, vai!-
il sorriso scompare ancora dal volto della mamma. se ne ricorda anche lei. pero' non voglio fare arrabbiare mia sorella, non oggi. ho bisogno di lei!
-va be', fa lo stesso. vado a prendere le scarpe. sono gia' in ritardo. ci vediamo dopo!- dico con un sorriso. stringo la mamma in un abbraccio, gli do un bacio affettuoso sulla guancia e corro in soffitta.
non voglio starci molto. prendo le scarpe e la pochette. non me le ricordo moltissimo, ma so che sono quelle e le guardo solo quando sono nuovamente in camera mia.
le scarpe sono blu elettrico, ovviamente, scamosciate, piene di lustrini e brillantini. anche quelle fanno anni venti, molto belle,tutto anni venti... a parte i tacchi da quindici centimetri con la ripresa anche sotto la suola. certo, non sono i primi tacchi alti che indosso, pero'... mi danno una sensazione strana. molto strana...
la pochette e' molto semplice, a sacchetto piena di lustrini e qualche piuma colorata, simili a quelli dei pavoni.
indosso tutto e poi mi rendo conto che come gioielli posso mettere solo degli orecchini. il collo e' coperto dal tulle del vestito, cosi' come i polis e gli anelli non mi piacciono. cosi' mi rimangono gli orecchini, devo metterli ad effetto.
corro al mio porta-gioie e predo degli orecchini a forma di rombo formati da tanti piccoli cerchietti dorati. l'effetto e' meraviglioso!
ascolto Merry che mi descrive l'acconciatura, e poi, scoprendo che la mia esperta di moda ha creato un look troppo complicato da fare da sola, chiamo mia mamma. le spiego l'acconciatura, aiutata da Merry dove mi dimentico i dettagli, e la mamma comincia a sistemarmi i capelli. l'acconciatura e' meravigliosa! mi ha fatto una lunghissima treccia, allungata anche con delle exstescion, e intrecciata con piccole perline blu elettrico. poi mi ha attorcigliato la treccia attorno alla testa, fiisandola con delle forcine brillantinate. quando muovo la testa spargo lucine su tutto lo specchio. sono luminosa!
come gia' ho detto, il mio colore preferito e' il blu elettrico, quindi immaginate quante cose ho di quel colore! per dirne una, ho cinque smalti di varie sfumature del blu elettrico. quello riesco a farlo da sola. faccio asciugare lo smalto e poi ci applico sopra dei piccoli diamantini. anche per il trucco chiedo aiuto alla mamma.
lei e' come era Merry, perfetta in tutto quello che si poteva fare con la moda e il corpo, trucco, parrucco, tutto! anche io ero bravina, ma da quando e' morta Merry sembra che tutto sia scomparso con lei. e poi, a cosa serve essere bravi se hai una sorella fantasma che ti aiuta in tutto?
il trucco e' molto semplice. almeno, non e' pesante. solo un velo di fondotinta e una linea di eye liner nero. poi prende delle ciglia finte e me le mette sulle palpebre. poi prende un ombretto di soli brillantini dorati. un filo di lucidalabbra e sono pronta. sono praticamente perfetta.
lo dicono anche la mamma e sopratutto Merry. e' cosi' felice! sono sicura che se potesse piangere piangerebbe. al posto suo lo fa mamma.
-tesoro! sei meravigliosa!- esclama piangendo. la mia povera e ingenua mamma! quanto le voglio bene!
mi viene voglia di essere nuovamente vanitosa.
guardo l'orologio. sono le nove meno un quarto. ho mangiato un panino mentre la mamma mi faceva i capelli e ho ancora un po' di fame, ma so che alla festa di Josephina ci sara' molto da mangiare e non mi voglio ingozzare proprio adesso. avro' tempo per mangiare.
questa sera papa' non mi vedra' e' a un congresso per lavoro. pero' facciamo tantissime fotografie, mi sembra di essere una modella.
-benissimo tesoro. Adesso vai! Che tutti ti aspettano! E divertiti!- dice la mamma dopo avermi stretta forte.
Sono così felice, piena di vita! finalmente dopo moltissimo tempo.
È da un po’ che non metto i tacchi e con tutti quei centimetri in più di altezza mi sento più grande e in bilico precario.
Apro la porta di slancio e a momenti inciampo in un pacchetto. Mi piego per prenderlo. È un pacco anonimo.
Sarà uno scherzo stupido dei ragazzini che mi abitano in parte. Fanno sempre gli stupidi. Io non ne posso più! Domani ne dirò quattro ai genitori. Non è possibile che vadano avanti a forza di scherzi!
Però il pacchetto non è vuoto. Proviamo ad aprirlo. Precauzione, però, prima di tutto. Magari, che ne so, c’è una bomboletta che mi sporca il vestito se la apro.
Pensiero stupido, ma non voglio che succeda qualcosa al mio vestito nuovo e al mio look pazzesco, dopo tanto tempo di lavoro.
Apro cautamente il pacchetto e scivola fuori un libro.
PRINCESS OF REBILIA
Il titolo del libro non mi dice niente…. Ma la copertina è molto bella, artistica. Sembra antica. Di quei libri che trovo in biblioteca conservati dentro delle teche di vetro.
Le Principesse di Rebilia.
Chissà di cosa racconta.
Comunque, perché è arrivato proprio a me?


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#15 2012-08-16 09:31:47

Ancien joueur
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

Scusate ma io domani mattina parto in vacanza, e torno il 27 agosto, potete continuare senza di me, che continuerò quando torno???

 

#16 2012-08-16 10:13:45

Ancien joueur
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

Mmm....si ok.
tanto faremo così anche per giglio, troveremo solo il modo migliore per "farti uscire di scena"
------------------------------------
p.s. in questi giorni mi posso connettere pochissimo, poiché sono in castigo per il pietoso stato in cui tengo camera mia ù.ù
ma cercherò di connettermi un po' ogni giorno per vedere come il gdr procede

 

#17 2012-08-16 12:43:30

Ancien joueur
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

Ma io dovrei uscire di scena??? beh potrei essere rapita da qualche tribù :) e quando torno voi mi salvate, boh non so :''D

 

#18 2012-08-16 14:28:10

Ancien joueur
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

Anche, o potremmo semplicemente incontrarti più tardi delle altre

 

#19 2012-08-16 14:33:23

Ancien joueur
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

si hai ragione

 

#20 2012-08-16 16:45:26

Ancien joueur piccolastilosa
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

Anche secondo me e' meglio incontrarti più tardi ! (:

 

#21 2012-08-16 21:02:31

Ancien joueur
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

Ad ogni modo, appena tutte hanno fatto il primo post si può continuare ^^
mancano...misteriosa e...haru mi sembra, giusto?

 

#22 2012-08-16 21:04:41

Ancien joueur haru-chan
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

Sì, manco anch'io...scusate se ci sto mettendo tanto, ma l'ispirazione mi sta abbandonando...

 

#23 2012-08-16 21:11:40

eynis
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Re: GDR:Princess of Rebilia

anche camilla, se non sbaglio..... mi ha detto che ci sta lavorando


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#24 2012-08-17 14:07:50

Ancien joueur
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

giusto, hai ragione =) ma ha detto che ha già iniziato a preparare.
------
haru non preoccuparti, non ti mette fretta nessuno

 

#25 2012-08-18 16:28:26

Ancien joueur haru-chan
Invité

Re: GDR:Princess of Rebilia

Finalmente posto! :'D *muore*

L'aroma delle salsedine era fresco e piacevole come sempre, e la sabbia non scottava: il sole era coperto da grosse nuvole grigiastre, nonostante fosse estate. Ma era meglio così.
La spiaggia era poco affollata proprio per quello, e l'ultima cosa che volevo era avere intorno gente.
Con qualche bracciata tornai in superfice, respirando a pieni polmoni e scostandomi la frangia bagnata dagli occhi. L'acqua era limpida ma fredda: forse avrei dovuto indossare una mezza muta piuttosto che un semplice costume...
Uscì velocemente dall'acqua, strizzandomi i capelli bagnati.
Mia madre mi aveva chiamata poco fa, e la sua voce, chiara e limpida, aveva ripetuto il mio nome più volte. Era ancora lì, con i piedi piantati nella sabbia chiara.
Doveva essere ora di pranzo, e come al solito avevo perso la cognizione del tempo.
Strizzai gli occhi, che bruciavano per colpa del sale marino. Era una delle poche cose del mare che odiavo.
«Arrivo...» il mio tono di voce era piatto, quasi annoiato. Non che la mia voce avesse un'intonazione elegante, di solito, era anzi più canzonatoria e sarcastica. Però in quel momento il mio umore era grigio quanto il cielo.
Non era tanto per il tempo, quanto più era il mio carattere. Ero spesso di malumore.
Arrabbiata, svogliata o triste. Forse era per colpa del clima irlandese, o forse ero semplicemente io. Credo fosse colpa della seconda opzione.
Seguì obbediente mia madre, verso la strada che portava a casa. Mi ritrovai a fissare i suoi capelli biondo miele, sciolti sulla schiena, e pensai che di lei avevo ereditato solo l'aspetto.
Anche mio padre era poco incline alle conversazioni; come me, preferiva i fatti alle parole. Ed era anche ironico, cosa che alcune volte infastidiva i miei parenti, ma non me. Trovavo il suo modo di fare sincero e particolare.
Mia madre si girò per verso di me, cogliendomi di sorpresa, al che mi affrettai a rivolgere lo sguardo al cielo. «Tra la posta di oggi c'era un pacco per te.»
Inarcai le sopracciglia, sorridendo per un'attimo. «Non sapevo di avere un'amico di penna.»
Mia madre stette al gioco. «Ah, magari è un'ammiratore segreto, che ne sai.» sorrise anche lei. «Comunque, è un libro. Principesse di Rebilia, mi sembra.»
Aggrottai la fronte, mentre mi scostavo ciuffi bagnati dal collo.
Non ero mai stata una grande lettrice. Capiamoci: avevo sempre preferito qualche sana lettura noir alla tv, ma la mia libreria non vantava titoli fantasy. Come genere non mi piaceva granché.
Che senso aveva mandarmi un libro di quel tipo? 
Ma, soprattutto, la domanda principale che mi confondeva in quel momento era questa: chi mi aveva mandato quel libro?
Non avevo mai avuto amici che si potessero definire tali. Chiacchieravo con le mie compagne di corso, ma i nostri discorsi avevano sempre toni neutri. Lavoro, famiglia, università: ottimi argomenti, ma delle amiche di solito si scambiavano segreti e contavano una sull'altra.
Avevo avute un paio di cosiddette "migliori amiche", alle medie, ma non era mai stato niente di che.
Ci eravamo perse di vista all'inizio del liceo. Non ne ero neppure rimasta delusa, perché non ero affezionata a loro, e riuscì a capirlo solo dopo averle perse.
In conclusione, restavano i miei nonni paterni, ma loro avrebbero potuto attraversare il nostro cortile per consegnarmelo. Nonni materni? Uno era morto, l'altra si trovava a Dublino, e non è che mi chiamasse così spesso.
Forse era uno scherzo. Certe persone sapevano quanto odiavo queste cose...
Attraversai l'uscio di casa, ritrovandomi a dover piegare le ginocchia per non cadere, visto che Aran era deciso a farmi perdere l'equilibrio con le sue zampe.
Gli accarezzai la testa più volte, fino a calmarlo. Era sempre così allegro, giocoso...probabilmente era lui che aggiungeva colore alla mia vita.
In cucina la prima cosa che notai fu il volto di mio padre, seguito poi dai suoi capelli rossi, resi slavati dal tempo, nonostante fosse piuttosto giovane. Stava leggendo alcune lettere, seduto al tavolo della cucina; probabilmente erano le bollette.
«'Giorno.» dissi solamente, mentre lui mi rispose con un "mh-mh" assorto. Come al solito era di buon umore...si fa per dire.
Presi una bottiglietta di coca cola dal frigo, appoggiandomici poi sopra. «Mamma mi ha detto che qualcuno mi ha mandato un libro.» mormorai, prima di bere un sorso della fredda bevanda.
«Ah, sì. E' lì.» indicò con un gesto della mano un libro blu, posato su una specie di comodino colmo di oggetti, foglie e penne.
Mi spostai e lo presi in mano. Era un comune libro, blu mare, e sul suo dorso c'era scritto "Le Principesse di Rebilia" a caratteri dorati. Niente scritte sul retro, che avrebbe dovuto riportare almeno una descrizione, una citazione, la foto dell'autore...
Guardai mia madre, che portava in tavola dello sformato di patate e diceva a mio padre di togliere via tutte le lettere dalla tovaglia.
Appoggiai di nuovo il libro sul comodino; era meglio leggerlo dopo.

Guardai Aran rincorrere la pallina, per poi imprigionarla tra i denti.
Il cielo era grigiastro e soffiava un po' di vento; non per niente, sotto il maglione bianco e i pantaloni chiari al ginocchio indossava una muta nera. Ma avrei nuotato dopo.
Affondando i piedi nella sabbia mi sedetti per terra, a gambe incrociate.
Mi misi in grembo il libro, proprio mentre Aran veniva scodinzolando verso di me. Si sdraiò proprio davanti alla mia borsa, continuando a giocare.
Gli carezzai la testa, mentre con l'altra mano aprivo il libro. Alla fin fine intendevo dargli un'occhiata, avrebbe potuto rivelarsi interessante...d'altronde questa spiaggia rendeva ogni cosa speciale. Forse avrei letto e finito un romanzo fantasy per la prima volta nella mia vita.
O almeno così pensavo.
"Questo libro è speciale, gira la pagina e capirai".
Alzai gli occhi al cielo. Dio, che fregatura. E io che mi ero pure illusa che fosse qualcosa di serio.
Era certamente uno scherzo di cattivo gusto. Forse era il mio cinismo...ma come poteva un ammasso di fogli e inchiostro essere speciale?
Sospirai, e girai la pagina per vedere quale fregatura ci celasse dietro a quella scritta, ma l'unica cosa che vidi furono le pagine bianche, mentre la mia vista si annebbiava fino a farmi svenire.

Ultima modifica di haru-chan (2012-09-15 12:22:41)

 
 

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