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#351 2013-08-08 12:58:25

Ancien joueur haru-chan
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Ave, donne! Allora, voglio avertirvi che, ahimé, non ho più internet. Però! Vicino a casa mia c'è una rete internet senza password, e, ehm...mi connetto usando quella >_> purtroppo questa connessione va e viene, ed è molto lenta...però sono riuscita comunque a connettermi, quindi posto!
David si sveglia circa dieci, quindici minuti dopo Rebecca.
-----
David pensava di essere morto.
Aveva le labbra appena socchiuse, le palpebre serrate, pesanti contro la forte luce bianca. Il mondo non era mai stato così luminoso, così confuso.
Se fosse per il dolore atroce alla testa, che pesava come un macigno, o per il suo zigomo pulsante, David non lo sapeva. Fatto sta che si era appena svegliato, ma non osava aprire gli occhi. La luce era troppo forte per i suoi occhi stanchi.
L'aria puzzava di medicinali, di disinfettante e di quel odore opprimente che avevano gli ospedali; le sue mani erano appoggiate contro della stoffa soffice e lisa, le sue dita si contraevano appena.
No, non era morto.
Ma non osava neanche aprire gli occhi...forse solo un po'...
Le sue palpebre si aprirono appena, e David emise un basso mugolio. Stette fermo per qualche secondo, cercando di abituarsi alla luce, e poi si concesse di aprire finalmente gli occhi.
I suoi occhi guizzarono sul soffitto di un bianco spento, che aveva un serio bisogno di una riverniciata, triste solo a vedersi.
Pareti bianche. Odore di medicinale. Ospedale.
No, forse non era un'ospedale...era troppo poco rumoroso...
Non si sentivano altro che un paio di passi ogni tanto, e in lontanaza il cinguettare allegro degli uccellini.
Era mattina, forse...di sicuro non era notte...
David non riusciva a capirlo. Aveva bisogno di aprire completamente gli occhi, ma non voleva farlo. Era quasi spaventato, e non era da lui esserlo.
Non ricordava assolutamente nulla del giorno precedente. Era capitato in una rissa così grave da farlo finire in ospedale?
Tornò ad osservare il soffitto color cenere. Ospedale...no, infermieria...scuola.
La sensazione di fredda consapevolezza lo investì con la forza di una valanga, costringendolo a rivivere brevi, confusi istanti della giornata precedente.
Scuola. Sì, era in una scuola, una scuola del tutto priva di senso...ci era arrivato il giorno precedente. La ragazza...oh, sì, se la ricordava, era l'unico ricordo piacevole...giusto, cos'era successo dopo?
Ah, sì...aveva preso una coppia delle sue chiavi e si era avviato verso il dormitorio maschile*, con un mal di testa così forte da renderlo adirittura nervoso...mal di testa che, per altro, ora era peggiorato notevolmente, e sembrava volergli spaccare il cranio in due parti.
Ma non doveva perdere il filo dei pensieri...cercava di tenerli legati insieme, ma questi sembravano sfuggirgli come acqua fra le dita. Ogni tanto faceva capolino un nuovo ricordo, come l'addio dato ai suoi genitori, o il faticoso viaggio di andata...i ricordi lo confondevano sempre di più, faticava a tenerli a bada. Che avesse subito un trauma cranico?
Le sue labbra si incresparono appena in un sorriso sghembo. No, no, non aveva la testa fasciata...o almeno così gli sembrava.
Quindi era nella infermieria scolastica veramente. Ma perché?
Si era avviato verso la sua camera, la n. 23, ma non ci era neanche arrivato. Non era riuscito ad aprire la porta di legno chiaro, non aveva neanche toccato la maniglia...perché?
Il ragazzo...l'uomo. L'uomo con i capelli rossi, appoggiato sulla porta della sua stanza.
Gli parve quasi che un'ondata di dolore si aggiunse a quella dei ricordi. Il suo zigomo prese a pulsare più ferocemente che mai, il suo mal di testa martellante gli ricordò la sua esistenza.
Le botte, quelle date e quelle ricevute, le provocazioni...alla fin fine sì, era capitato in una rissa già il suo primo giorno di scuola. Riusciva sempre a distinguersi...
Però...c'era stato qualcosa di strano, in quella rissa. Pel di carota lo aveva attaccato di sua spontanea volontà, e a David era anche sembrato perfettamente sobrio, consapevole di quello che stava facendo.
E le chiavi, poi? Che senso aveva rubare le chiavi di due camere perfettamente vuote?
Si appuntò mentalmente di chiedere spiegazioni il prima possibile.
E la ragazza, Rebecca...lei...
David aprì finalmente gli occhi. Non gli socchiuse, ma gli aprì. Voltare la testa gli costò un piccolo sacrificio, ma ce la fece.
La ragazza era ancora lì...ma, constatò David, sembrava messa meglio di lui. Questo pensiero bizzarro lo consolò appena. Un momento...anche lei?
Non poteva essere un coincidenza...decisamente no. Ad entrambi erano state rubate le chiavi, e entrambi erano stati attaccati...certo, Rebecca era messa meglio (o ci erano andati piano con lei, o se l'era cavata meglio di lui), ma i suoi lividi erano incomfondibili. Doveva assolutamente parlarne con lei.
«'Giorno.» la voce di David era strascicata, appena stanca, ma indubbiamente contenta, quasi divertita (benché non ci fosse niente di divertente in quella situazione). «Anche tu qui, eh?»
Si mise a sedere lentamente, osservando la stanza. Era bianca, pulita, e sì, indubbiamente puzzava di medicinale.
David aveva sempre odiato gli ospedali e tutto ciò che li riguardava. Sua madre vi era stata ricoverata per un paio di giorni, tempo fa, ed andarla a trovare era stata una tortura. Le pareti tutte uguali, così maledettamente soffocanti, e l'aria inrespirabile...
Voleva solo uscire di lì ed andare nella sua stanza, sdraiarsi sul materasso senza lenzuola e dormire fino al tardo pomeriggio. Però non poteva.
Notò un piccolo carrello in mezzo al letto suo e di Rebecca. C'era un po' di cibo, e alcune aspirine per il mal di testa...
Dimenticata momentaneamente Rebecca, David si avventò sulle pillole. Le ingoiò riconoscente con un po' di acqua, e l'effetto non fece tardi ad arrivare.
Sentendosi un po' meglio cominciò a mangiucchiare dei crackers, osservando la ragazza vicino a lui. Era sempre carina, anche se aveva il volto leggermente stanco e un taglio sul viso. Si pentì leggermente di averla lasciata da sola l'altro giorno...chissà, forse insieme avrebbero potuto fare di meglio...sperò solo che Rebecca non fosse arrabbiata con lui.

*ho pensato che ci fossero dormitori maschili e dormitori femminili, correggetemi se sbaglio D:

 

#352 2013-08-08 14:23:57

Ancien joueur misteriosa98
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

SEI VIVA!
OMMIODDIO SEI VIVA!
*si mette a pregare*

 

#353 2013-08-08 14:26:50

Ancien joueur haru-chan
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

misteriosa98 ha scritto:

SEI VIVA!
OMMIODDIO SEI VIVA!
*si mette a pregare*

...grazie, Sere, grazie. *pat pat*

 

#354 2013-08-08 14:36:36

Ancien joueur misteriosa98
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

haru-chan ha scritto:

misteriosa98 ha scritto:

SEI VIVA!
OMMIODDIO SEI VIVA!
*si mette a pregare*

...grazie, Sere, grazie. *pat pat*

Pensavo ti fosse successo qualcosa, sul serio. è_é
Bellissimo il pezzo, ovviamente :')

 

#355 2013-08-08 23:03:46

charlotte-c
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Bello il pezzo, Haru!
Felice anch'io di constatare che sei viva, che poi, solo Sere aveva avuto 'sta pazza idea che ti fosse successo qualcosa--


W le firme senza senso!
≈•The∞Lucky∞One•≈
 

#356 2013-08-09 18:30:26

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

bel pezzo Haru, come al solito, d'altronde ;)


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#357 2013-08-14 21:30:39

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

scusate per il doppio post. Serena, Valentina, forse dovreste continuare. perchè io e Camilla siamo già al giorno successivo
dovreste raccontare il primo giorno di scuola :)


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#358 2013-08-14 22:00:14

Ancien joueur nihal97
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

aspettavo solo l'ok per cominciare ;)
domani mi metto al lavoro, o forse più tardi se ci riesco u.u
ah...ehm... ora qualcuno mi picchia ^^" non siamo a lezione tutte insieme... veeeero? *scusatemisesonocosìstupidaeritardatavipregoabbiatepietàdime* D:

Ultima modifica di nihal97 (2013-08-14 22:51:29)

 

#359 2013-08-14 23:11:56

Ancien joueur misteriosa98
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

nihal97 ha scritto:

non siamo a lezione tutte insieme... veeero?

Io credio credo proprio si o__o

 

#360 2013-08-15 15:04:30

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

si, frequentiamo tutte le stesse lezioni. appena ho tempo, posto l'orario :)


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#361 2013-08-17 15:49:11

Ancien joueur nihal97
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

alors, ecco qua il mio primo giorno di scuola *yeee* u.u
________________________________________________________
La mattina dopo mi sveglio presto -stranamente-.
Ci metto pochissimo a ricordarmi cosa è successo quella notte.
Il solo pensiero mi fa ribollire il sangue, perciò mi alzo, nascondo il clarinetto e gli spartiti sotto il letto, poi mi preparo e sono pronta per uscire.
Sono perfettamente in orario -strano, di nuovo- per la lezione. Tuttavia non ho la più pallida idea di dove sia l'aula. Per fortuna, sul corridoio fuori dalla mia stanza c'è una piantina.
L'aula che cerco è quella di... spagnolo?! Ma io non ho mai avuto intenzione di studiare lo spagnolo!
Sbuffo, constatando che devo andarci per forza. Magari fossi finita in infermeria, così non dovrei andarci.
Mi avvio rassegnata verso l'aula. L'atmosfera della scuola è molto diversa da quella di tutte le altre scuole. Non ci sono ragazzi urlanti e ciarlieri in giro, nessuno che si precipita in classe, nessuna campanella, né professori.
Tranne uno.
Appena mi vede mi sorride. Non so se tenergli il muso o sorridergli. Alla fine, scelgo il muso.
"Buongiorno, Valentina. Spero che tu abbia passato una notte tranquilla..."
"Lo sarebbe stata, se un pazzoide cleptomane non mi avesse costretto a correre sul tetto quasi tutta la notte." rispondo, irritata.
Gareth sorride. "Be', non esagerare... non proprio tutta la notte..."
Mi guarda con la stessa espressione divertita di un marmocchio che ha appena fatto cadere il vaso di porcellana più prezioso che c'era in casa.
Il mio primo istinto è di rispondergli per le rime, ma poi mi accorgo che c'è qualcosa nel suo sguardo... Non so per quale strana magia, ma sorrido anch'io.
"Forse è vero. Ho esagerato. In fondo, mi sarei annoiata a morte se non fossi arrivato tu." Continuo a dargli del 'tu' anche se è un professore. E' più forte di me.
A lui non sembra dar fastidio. "Credo proprio di sì. Comunque, è quasi ora di lezione, se vuoi ti accompagno all'aula di spagnolo."
Come fa a saperlo?
Boh, conosce solo l'orario, tutto qui.
"Con piacere." rispondo.
Quando arrivo nei pressi dell'aula, accompagnata da Gareth, vedo spuntare un inquietante omone vestito di nero. L'espressione con cui ci guarda non è proprio simpaticissima.
"Che ci fai con una studentessa, Gareth?" borbotta, minaccioso, guardandomi malissimo.
"La sto accompagnando a lezione, Victor. Credo sia bene utilizzare un po' di cortesia verso il gentil sesso, tu no?" risponde con un sorriso placido Gareth.
Victor stringe i pugni e se ne va senza dire altro. Lo guardo allucinata.
"Ecco qua, siamo arrivati!" dice Gareth, facendomi tornare alla realtà.
"Grazie mille, professor Gareth. Mi sarei di sicuro persa se..." sto ancora cercando di decidere se dargli del 'lei', ma non faccio in tempo.
"Prego, buona giornata!" Gareth fa per andarsene, ma appena mi volto mi si avvicina, bloccandomi. "Stai attenta a Victor, Valentina. Sta diventando pericoloso anche per voi studenti." mi sussurra, in un orecchio. Rabbrividisco, un po' perché ripenso a Victor, un po' per la vicinanza di Gareth. Annuisco confusamente.
Il professore mi lascia il braccio e si stacca da me, consentendomi di riprendere fiato. Mi sorride un'ultima volta e se ne va, lasciandomi davanti all'aula di spagnolo come una perfetta idiota.
Appena entrata, mi accorgo che ci sono pochi alunni. Sono in anticipo.
Saluto il professore con un semplice 'buongiorno'. Lui risponde con un distratto cenno del capo, impegnato com'è a leggere dei fogli che ha sulla cattedra.
Mi siedo in un banco in ultima fila, lontano dagli altri.
Dopo un po', quando ormai l'aula è piena, il professore comincia a dar segni di nervosismo. Allungo il collo per vedere che c'è che non va e capisco al volo: due banchi sono ancora vuoti.
Pazienza, aspetteremo.
Il prof non sembra avere la mia stessa calma, perché comincia a sbuffare e bofonchiare irritato.
Quando finalmente la porta si spalanca, entrano due ragazze -a mio parere in stato semi-confusionale- piuttosto malconce. Una si aggrappa all'altra, hanno il fiatone e gli occhi sbarrati.
Mi verrebbe da ridere, se non avessi il tremendo sospetto che la causa delle loro fasciature sia proprio Victor.
Spero di non avere lezione con lui, nelle prossime ore...
-Signorina… Laffranchi? Signorina Blake? Finalmente ci avete degnate della vostra presenza. Ormai non ci speravo più.- dice il professore con un sospiro stanco.
-Professore… abbiamo avuto degli inconvenienti lungo il percorso…- dice una delle due ragazze, arrossendo. Ha i capelli color ciliegia. Non sono poi così male...
L'altra le sta praticamente sopra, forse non riesce a camminare. Lei non ha capelli così vistosi, ma è comunque carina.
Non ce n'è nemmeno una brutta, qui dentro. osservo, con disinteresse.
-Vi devo chiedere di sciogliervi dal vostro poderoso abbraccio, signorine. Per questa volta può passare. Ma la prossima vi mando dal preside, mi avete capito! Bene. Sedetevi qui davanti.- dice il professore indicando loro i due posti davanti alla cattedra.
All'improvviso mi torna in mente la mia compagna di stanza. Chissà dov'è finita... e soprattutto, chissà chi è...
Spero non una di quelle antipatiche che ti fanno venire il voltastomaco...
Seguo poco la lezione. Lo spagnolo non mi piace, ho deciso.
Quando finalmente suona la campanella esco dalla classe e mi ritrovo in piedi in mezzo al corridoio.
Non so dove andare, non conosco nessuno, non so che fare.
Perfetto...
Allora, inizio a vagare senza meta.
Prima o poi succederà qualcosa...
____________________________________________________________
EEEH! finito il poema :D

 

#362 2013-08-21 20:39:35

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

bello il pezzo Valentina, complimenti ;)


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#363 2013-08-22 13:50:48

Ancien joueur nihal97
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

grazie, Mary :) spero di aver azzeccato la lezione...
ora a chi tocca?

 

#364 2013-08-22 21:01:49

charlotte-c
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Va benissimo! E' perfetto(però, forse, più che "Conoscenza delle emozioni" sarebbe appropriato "psicologia")
Solo un consiglio, mettilo in prima pagina, così non lo perdiamo per le pagine c:
EDIT: Ritiro l'ultima cosa che ho detto, l'hai già fatto, scusa.

Ultima modifica di charlotte-c (2013-08-22 21:02:33)


W le firme senza senso!
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#365 2013-08-22 22:18:09

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Lunedì
8.00 – 9.00 Spagnolo - Professor Raul
9.00 – 10.00 Storia - Professor Daniele
10.00 – 10.15 Pausa
10.15 – 11.00 Italiano - Professor Alberto
11.00 – 12.00 Italiano - Professor Alberto
12.00 – 13.30 Pausa pranzo
13.30 – 15.00 Psicologia - Professor Leonard

Martedì
8.00 – 9.00 Francese - Professoressa Chanel
9.00 – 10.00 Difesa – Professor Gareth
10.00 – 10.15 Pausa
10.15 – 11.00 Informatica - Professororessa Anna
11.00 – 12.00 Scasso ed Effrazione - Professoressa Vittoria
12.00 – 13.30 Pausa pranzo
13.30 – 15.00 Boxe - Professor Victor

Mercoledì
8.00 – 9.00 Tedesco - Professor Dominik
9.00 – 10.00 Geografia - Professoressa Rosalinda
10.00 – 10.15 Pausa
10.15 – 11.00 Scherma - Professor Edoardo
11.00 – 12.00 Evasione - Professor Enea
12.00 – 13.30 Pausa pranzo
13.30 – 15.00 Arti Marziali - Professor Claude

Giovedì
8.00 – 9.00 Russo - Professoressa Leonida
9.00 – 10.00 Ginnastica Artistica - Professoressa Ilaria/ Professor Nicola (o comunque, materia per affinare equilibrio e precisione)
10.00 – 10.15 Pausa
10.15 – 11.00 Scienze - Professor Kilian
11.00 – 12.00 Psicologia - Professor Leonard
12.00 – 13.30 Pausa pranzo
13.30 – 15.00 Boxe - Professor Victor

Venerdì
8.00 – 9.00 Spagnolo - Professor Raul
9.00 – 10.00 Scherma - Professor Edoardo
10.00 – 10.15 Pausa
10.15 – 11.00 Arti Marziali - Professor Claude
11.00 – 12.00 Difesa - Professor Gareth
12.00 – 13.30 Pausa pranzo
13.30 – 15.00 Arte - Professor Laerte

Sabato
8.00 – 9.00 Musica - Professor Sergio
9.00 – 10.00 Matematica - Professor Fantina
10.00 – 10.15 Pausa
10.15 – 11.00 Evasione - Professor Enea
11.00 – 12.00 Scasso ed Effrazione - Professoressa Vittoria
12.00 – 13.30 Pausa pranzo
13.30 – 15.00 Boxe - Professor Victor

--------------------------------------------------------------------------------
allora... ho messo solo i nomi per comodità, spero che vada bene comunque.
se qualcuno ha dei suggerimenti per delle materie che non ho messo, mi faccia pure sapere, magari tramite messaggio, così non riempiamo il GdR.
ho cambiato ad alcuni professori la materia, se no rimanevano senza :)

Ultima modifica di eynis (2013-08-22 22:22:47)


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#366 2013-08-22 23:22:41

Ancien joueur misteriosa98
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Oh, fantastico c:
Comunque, secondo me sarebbe meglio non dileguarci troppo durante le lezioni "normali" e passare direttamente a quelle caratteristiche, sempre se siete d'accordo...

 

#367 2013-08-22 23:42:08

charlotte-c
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

misteriosa98 ha scritto:

Oh, fantastico c:
Comunque, secondo me sarebbe meglio non dileguarci troppo durante le lezioni "normali" e passare direttamente a quelle caratteristiche, sempre se siete d'accordo...

Io concordo.


W le firme senza senso!
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#368 2013-08-23 11:37:25

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

quindi secondo voi è meglio eliminare tutte le materie "basi", quali italiano, matematica, storia, ecc. e mettere solo quelle caratteristiche?


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#369 2013-08-23 16:49:06

charlotte-c
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

eynis ha scritto:

quindi secondo voi è meglio eliminare tutte le materie "basi", quali italiano, matematica, storia, ecc. e mettere solo quelle caratteristiche?

No, intende non descrivere le lezioni normali, cioè, se dobbiamo fare una lezione, facciamo solo quelle caratteristiche. Quelle normali le "saltiamo"


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#370 2013-08-23 20:26:41

Ancien joueur misteriosa98
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

charlotte-c ha scritto:

eynis ha scritto:

quindi secondo voi è meglio eliminare tutte le materie "basi", quali italiano, matematica, storia, ecc. e mettere solo quelle caratteristiche?

No, intende non descrivere le lezioni normali, cioè, se dobbiamo fare una lezione, facciamo solo quelle caratteristiche. Quelle normali le "saltiamo"

Yep.

 

#371 2013-08-23 21:11:59

charlotte-c
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Finito il pezzo c:
Sappiate che mi sono allungata sulla descrizione dell'aspetto fisico e dei vestiti di proposito(?)

La mia compagna di stanza ebbe la brillante e gentile idea di scuotermi; perché chiamarmi per nome era troppo difficile.
Ma le volevo bene, perciò la perdonai senza pensarci due volte, o più probabilmente, la perdonai perché mi era impossibile prendermela con qualcuno.
Il letto era particolarmente scomodo, confronto al mio costoso letto toscano, in più c’era l’agonia delle perline che durante la notte si erano staccate dal vestito, il tutto rendeva il mio risveglio tutt’altro che piacevole.
Avevo sciupato un bel vestito.
Avevo dormito male.
Ero stata svegliata in modo brusco e indelicato.
E il naso iniziava a dolermi, nonostante il cerotto e le cure.
Così, ancora assonnata, mi trascinai in bagno, lanciando prima un’occhiata a Marianna, i capelli castani le ricadevano sulle spalle, gli occhi verdi erano particolarmente luminosi quella mattina e si intravedeva un sorriso sul suo volto, la gonna di jeans e la camicetta - orridi, troppo comuni e semplici – rendevano il suo fisico quasi snello. Era una bella ragazza, anche se il giorno prima non lo avevo notato, arrossii un attimo immaginando come dovevo essere ridotta, nessuno mi vedeva di prima mattina, prima che mi fossi preparata e resa decente agli occhi degli altri.
Entrai nel bagno, dall’aria che si respirava capii che Ma’ doveva essersi fatta la doccia quella mattina, osservai l’ora su un orologio a muro non tanto lontano dalla vasca da bagno.
Ritardo.
Non che fossi mai stata famosa per la mia puntualità, ero una ritardataria nata, ma ritardare al primo giorno di lezione non era uno dei miei obbiettivi primari. Così mi avvicinai al lavandino, chinai appena le testa per raggiungere il piccolo specchio a sinistra, e osservai il riflesso.
No!
Non ero così carina come avevo sempre pensato di essere.
Non ero così bella come avevo sempre pensato di essere.
Non ero così alternativa come avevo sempre pensato di essere.
Fu assurdo, mi vennero le lacrime agli occhi, fu come se le convinzioni degli ultimi quasi quattordici anni svenissero.
Non mi ero mai resa conto di quanto fosse bambinesco il mio fisico, di quanto i miei vestiti apparissero assurdi, non avevo mai visto il mio viso per quello che era, il viso di una bambina, non di una ragazza.
Il naso era orrendo, tutto gonfio, con sopra il cerotto. Le labbra minute erano tutto tranne che belle, apparivano quasi scialbe.
I grandi occhi azzurri erano in netto contrasto con il colore latteo e malaticcio della pelle, sembravano quelli di un chibi, solo che su un disegno sarebbero apparsi adorabili, sul mio viso apparivano spaventosi.
L’unica cosa bella erano i capelli color ciliegia, in quel momento scompigliati e sporchi.
Come avevo fatto a non accorgermi mai di quanto fossi imperfetta? Come?
Non mi sentivo affatto bene, quella non era Cherry Blake, quella non era la ragazza dolce e creativa che ero sempre stata certa di essere.
«Cherry! Sbrigati o faremo tardi il nostro primo giorno di lezione!» l’urlo dall’altra parte della porta mi fece tornare alla realtà.
Lanciai un’altra occhiata allo specchio, ero sempre io, solo con un paio di lividi, testa alta, Cherry, testa alta.
E mi ricomposi in una postura più degna di Charlene Blake. Di solito non ero così, sembravo più altezzosa del mio solito, ma andava meglio così.
Io ero così.
Non quella bambina spaurita e comune che avevo visto nello specchio.
Mi pulii il viso, mi misi il mascara e l’eyeliner, e per un volta provai un rossetto rosato.
Mi pettinai velocemente i capelli, tirando indietro il ciuffo e legandolo con un nastro nero.
Tornando in camera, leggermente imbarazzata per il ritardo, mi misi un vestito molto più semplice di ciò che ero abituata a indossare, ma sofisticato e appariscente, era nero e giallo limone, cadeva delicato sia sulle mie spalle che sulla mia vita, la gonna era quasi floreale, delicata e fiabesca. Le scarpe erano basse, semplici ballerine in vernice giallo limone, che avevo finemente decorato con sfumature più scure e ghirigori neri.
Ero pronta, lanciai un occhiata a Ma’, finalmente soddisfatta del mio aspetto e le sorrisi, esibendomi poi nell’aria più sicura di me che potessi ostentare.
Dovevo essere fiera di me stessa.   
Le sorrisi, apparendo nuovamente dolce e diffidente, come ero  sempre.
Ehi, Cherry, va tutto bene, sei ancora tu.
Mi avvicinai allo zaino, osservai l’orario e alla fine buttai dentro ciò che immaginavo sarebbe servito. Poi presi la borsetta nera e ci incamminammo verso la mensa, Marianna appariva disperata, notai con un sorriso, ma era possibile che stesse male e fosse affamata, il che mi fece accigliare.
Quando infine raggiungemmo la mensa il senso del disgusto per qualche secondo prese il sopravvento, poi mi ricordai che non ero solo una ragazzina snob, e cercai di soffocalo nella mia mente. Ma il mio amore per il lusso era più forte, poi notai che era chiusa, e mi sentii estremamente grata per il fatto di non dover mangiare .
Poi una voce purtroppo conosciuta fece comparsa dietro di me.
Testa alta, Cherry, testa alta.
Eppure lui sembrava non calcolarmi, fatto che mi mandò su tutte le furie. Non che il trattamento riservato alla mia amica fosse tanto migliore, un ghigno trionfante.
Marianna, con una nuova sfacciataggine, gli rispose nel modo in cui non si dovrebbe rispondere a un professore, specialmente uno così aggressivo che potrebbe pestarti da un momento all’altro… Ma io facevo judo, io sapevo difendermi. O almeno, così pensavo, poi mi resi conto che il mio naso rotto era la prova del contrario.
Mi misi a pensare a cosa avrei potuto fare per evitarlo, per evitare il mio dolore, la mia sconfitta e la preoccupazione dei miei genitori; pensare a ciò mi fece perdere in me stessa, ricordandomi, per la milionesima volta, del mondo esterno solo una volta sentito un tonfo ad appena un metro da me, la castana giaceva dolorante sul pavimento, con Victor che se la rideva, avrei voluto avere l’istinto di dargli un pugno, ma purtroppo non era nel mio carattere.
Così, non proprio felice di dovermi chinare a terra, con il professore di boxe di fronte a me, aiutai Ma’ ad alzarsi e cercai di sorreggerla, cosa abbastanza complessa e faticosa, tenendo conto della considerevole differenza di altezza, feci un verso che sembrò un sussurro.
Trascinai, un po’ indispettita dal dover fare il lavoro sporco, la mia compagna fino all’aula di spagnolo, il professore se la prese con noi, il che mi lasciò imbarazzata, provai a balbettare una scusa, ma apparii poco decisa e le mie guance si tinsero di rosso, ma cercai di nascondere l’umiliazione, come al mio solito.
Il professore aggiunse, poi «vi devo chiedere di sciogliervi dal vostro poderoso abbraccio, signorine» e ci disse che al prossimo ritardo saremmo state mandate dal preside. Io cercai di scrollarmi Mary di dosso, non volevo infrangere ulteriori regole, la scuola era importante.
Specialmente una scuola per spie!
Emozionata di essere alla mia prima lezione nell’Accademia delle Arti Materiali e Immateriali, mi sedetti con entusiasmo sul banco davanti, e seguii la lezione attentamente, per come una persona come me potesse seguire una lezione attentamente, certo, notai il modo in cui il professore ci guardava, ma non mi importava.
Poi la campanella suonò, e  ricordandomi di non essere egoista, aiutai la castana ad alzarsi, e la portai nel corridoio per l’ora di storia, cercò di stare in piedi da sola, da una parte le fui grata, perché la spalla iniziava a farmi male, dall’altra mi impietosii. Cercai di orientarmi, non che fu difficile, prima di venire mi ero studiata la cartina dell’edificio, mai venire a scuola impreparati. Stavo per dirigermi verso la classe di storia, quando mi accorsi di essere andata avanti senza Mary, così tornai indietro di un paio di passi e mi ritrovai lei con un ragazzo… L’avevo visto il giorno prima… Ma proprio non ne ricordavo il nome… Non mi fidavo molto di lui, come di nessun’altro in quel luogo, o in qualsiasi altro luogo.
Lui iniziò il discorso facendo il cascamorto, cosa che mi fece fidare ancor meno di lui. Poi mostrò cibo, tanto cibo, dal buon odore, non sapevo se rifiutare il dono per la diffidenza, o prendermelo perché ero ghiotta.
La fame si fece poi sentire, e alla sua proposta della “richiesta di pace” fui tentata di accettare. Non mi sarei certo fidata di lui, ma il cibo non poteva certo essere avvelenato. E la fame era più forte di me.
Poi Mary disse «no, grazie, non abbiamo fame», le afferrai il polso, per fermarla dall’andare via, ma io ero troppo debole…
Non ero forte e coraggiosa come avevo sempre pensato.
Ricacciai indietro il pensiero, testa alta, Cherry, testa alta.

Fummo le prime tra le persone ‘nuove’ ad arrivare in aula, probabilmente grazie al mio senso dell’orientamento, che per una volta si dimostrò utile, mi sedetti in secondo banco, con Mary, ma prima dell’inizio della lezione, notai che c’erano due posti ancora vuoti, in fondo all’aula. Dissi a Ma’ «a quanto pare non siamo le uniche ritardatarie» indicando i banchi dietro cui nessuno era seduto, poi entrò il professore, e la classe decise di tacere.
L’ora fu molto meno noiosa della precedente, ci raccontò come era nata l’Accademia e la sua storia, il professor Daniele era molto dinamico e aveva un ottima interazione con gli studenti, nonostante non fosse particolarmente giovane.
Ci fece ridere tutti almeno un paio di volte, e spinse le nuove giovani spie ad ascoltare. Tutto questo durò mezz’ora o poco più, poi iniziò ad introdurre il programma di quell’estate, che si sarebbe concentrato sull’era moderna e le tecniche di guerra.
Poi, ad un certo punto, sentimmo aprire la porta, fummo tutti colti di sorpresa, infoiati come eravamo dalla lezione.
Automaticamente guardai i due banchi in fondo all’aula, poi tornai a guardare la porta, curiosa di scoprire chi fosse  la persona appena entrata.


Fine! Lo so che non dobbiamo descrivere le lezioni normali, cioè, l'ho descritta per "necessità" (:, dato che dopo doveva succede una cosa, nel mezzo della lezione.


W le firme senza senso!
≈•The∞Lucky∞One•≈
 

#372 2013-08-23 23:22:00

Ancien joueur misteriosa98
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Posto c:
Non e' molto lungo, ma lo considero una specie di post di "passaggio" dato che non succede nulla di particolare.

Sentii un leggero rumore alla mia destra e voltandomi notai che David si stava per svegliare, i suoi occhi non erano ancora completamente aperti ma lo sarebbero stati da un momento all'altro.
Mi asciugai le lacrime in tutta fretta con i dorsi delle mani, non potevo rischiare che mi prendesse per una ragazzina fragile.
Pulii gli ultimi residui del trucco con la salviettina e mi raccolsi i capelli in una coda alta. Niente male, Rebecca. Niente male.
Feci appena in tempo a riporre specchietto e pettine in borsa che David si risveglio' completamente.
- 'Giorno. - lo sentii dire, con voce stanca ma indubbiamente contenta. Mi chiesi cosa avesse da essere tanto allegro. Forse le risse lo rilassavano. - Anche tu qui, eh? -
Presi in considerazione l'opzione di ignorarlo completamente, ma nemmeno Rebecca Montelatici era cosi' malvagia.
- Come puoi vedere, si. - risposi fredda.
Da una parte non volevo trattarlo in quel modo, infondo in quella orribile, strana Accademia lui era l'unica persona normale che avessi incontrato fin a quel momento. E i solo pensiero di dover sopportare i tre mesi che mi aspettavano completamente sola mi faceva rabbrividire.
Ma d'altra parte nessuno si era mai permesso di lasciarmi sola in quel modo, e se lui reputava superficiale la mia compagnia non c'era nessun problema: avrei trovato qualcun'altro. Infondo c'erano un sacco di persone in quel posto e non potevano essere tutte pazze e violente.
Fare amicizia non era mai stato un grosso problema per me e comunque erano soltanto tre mesi, al massimo avrei potuto chiamare e farmi riportare a casa.
Convinta del mio ragionamento, decisi di ignorare del tutto David. E comunque non sapevo nulla di lui, mi era sembrato interessante ma chi poteva dire che non fosse anche lui un maniaco violento? Dovevo stare attenta.
Mi guardai intorno, apparte noi due l'infermeria era completamente deserta. Indecisa sul da farsi tirai fuori il cellulare e notai con rammarico che era completamente scarico, peccato: qualche messaggio da parte delle mie amiche mi avrebbe tirata un po' su.
Stavo per prende l'iPod e le cuffiette per ascoltare un po' di musica, quando l'infermiera della sera prima entro' di corsa nella stanza. Sembrava piuttosto preoccupata. E arrabbiata.
- Ma allora siete qui! Cosa si fate qui? - tuono', le mani sui fianchi.
La guardai perplessa. - Ieri mi hanno picchiata, si ricorda? Poi mi hanno portata qui. - aggiunsi un sorriso, per non sembrare antipatica. Forse aveva avuto un calo di zuccheri. O forse se n'era semplicemente dimenticata, infondo sembrava piuttosto vecchia.
- Intendo adesso! - puntualizzo' lei. - Dovreste essere a lezione! -
Ah, le lezioni. Giusto.
- Pensavo iniziassero piu' tardi, mi dispiace! - mi scusai. - Ma che ore sono? -
- Sono le nove e un quarto, cara. Le lezioni iniziano alle otto. - mi rispose, tornando ad essere la simpatica vecchietta di ieri.
- Alle otto? - chiesi scioccata.
Alle otto?
Era estate per la misera, e quella era un'accademia per spie!
- Si, cara. - replico' lei, sorridendo comprensiva. - Vi conviene andare, i professori hanno chiesto di voi due. - e si volto' per andarsene.
Mi alzai dalla branda, i muscoli mi facevano ancora un po' male ma non avrei mai preso quelle aspirine: la mia allenatrice mi aveva sempre detto che non erano un granche', soprattutto per il sistema nervoso.
Misi la borsa in spalla e presi le valigie, quando sentii l'infermiera che zampettava di nuovo verso di me.
- Oh, cara, mi ero dimenticata di dirti che abbiamo chiamato la tua famiglia per avvisarla della prova. Forse dovresti richiamare. -
Mi voltai sorprea. - Cosa? Ha... ha parlato con mia madre? - Di solito quando la chiamavano da scuola o dalla palestra lei non c'era mai, mi sembrava molto strano. Ma forse ora le cose sarevvero cambiate. Forse grazie all'Accademia si sarebbe riavvicinata a me.
L'infermiera aveva un'espressione confusa mentre cercava di ricordare. - Uhm... No, non credo fosse tua madre. Mi sembra fosse la governante, sembrava comunque molto preoccupata. -
- Oh. Si, certo... Grazie. - cercai di sorridere, sperai di esserci riuscita. Poi mi afrettai ad uscire, trascinandomi le valigie dietro.

Che stupida, che stupida ero stata ad illudermi in quel modo!
In quel momento lei probabilmente era a Parigi o a Londra, probabilmente imegnata in qualcosa di molto piu' importante.
Molto piu' importante di me.
Scossi la testa, cercando di pensare ad altro, mentre infilavo la chiave. Mi guardai attorno, controllando che non ci fosse nessuno pronto a stendermi, con tutte le probabilita' sarei rimasta traumatizzata a vita.
La camera era molto... rosa, ma comunque accogliente. Notai che c'erano due letti, quindi avevo una compagna di stanza. Di sicuro era a lezione, a differenza mia.
Questo mi fece venire in mente che forse sarei dovuta sbrigarmi, presi in considerazione l'ipotesi di farmi una doccia veloce. Infondo non mi lavavo dal giorno prima. E comunque ero abituata, in palestra ci mettevo in media tre minuti.
Uscita dal box della doccia, tirai fuori la trousse dei trucchi dalla valigia e cercai di fare del mio meglio per cammuffare il taglio sopra il sopracciglio. Alla fine, era soltanto una sfumatura rosata. Finii con una passara di mascara e una di lucidalabra. Perfetto.
Mi chinai sulla valigia, cercando disperatamente qualcosa da mettere rovistando fra i vestiti e rovinando l'ordine meticoloso con cui Antonia li aveva disposti per colore.
Alla fine scelsi un paio di jeans lunghi a vita alta, per coprire i lividi sulle gambe, e una maglia a righe bianche e rosse che infilai dentro i pantaloni. Avevo dei lividi anche sulle braccia, ma faceva troppo caldo anche solo per pensare di indossare una maglia a maniche lunghe.
Raccolsi i capelli in una coda alta e mi legai sulla nuca una bandana rossa, ai piedi avevo delle semplici All Star color panna.
Diedi un'occhiata al cellulare che si stava ricaricando: avevo circa 35 messaggi non letti, ma nemmeno un secondo per rispondere. Erano gia' le nove e venticinque!
Afferai al volo una tracolla nella quale infilai in tutta fretta l'indispensabile: un quadernetto, una penna, telefono, cuffiette, iPod e orario delle lezioni.
Mentre cerco le chiavi, mi accorgo che la mia misteriosa compagna di stanza ha nascosto qualcosa sotto il suo letto. Sembrerebbero degli strumenti musicali, ma no ho tempo di accertarmene.
Finalmente trovo le chiavi che inspiegabilmente erano sulla mensola del bagno, diedi un'altra occhiata al telefono: le nove e ventotto!

Tirai fuori l'orario e provai a leggerlo mentre scendevo le scale di gran fretta:
Lunedì

8.00 – 9.00 Spagnolo - Professor Raul

9.00 - 10.00 Storia - Professor Daniele

10.00 – 10.15 Pausa
”
10.15 – 11.00 Italiano - Professor Alberto

11.00 – 12.00 Italiano - Professor Alberto

12.00 – 13.30 Pausa pranzo
1
3.30 – 15.00 Psicologia - Professor Leonard
Storia?
Ero venuta in un'Accademia di spie per studiare... storia?
A quel punto tanto vale che me ne restassi a Milano, pensai fra me e me.
Voltai l'orario che la segretaria mi aveva dato insieme alla –prima– copia di chiavi, e vi trovai la piantina della scuola.
Cercai di troavare l'aula di storia sul foglio, mentre continuavo a scendere le scale.
Mi ritrovai al primo piano, dove in teoria avrebbero dovuto esserci tutte le aule, eppure quella di storia non riuscivo a trovarla.
Continuai a camminare con gli occhi incollati sulla cartina, quando -inevitabilmente- finii per urtare qualcuno.
- Oh, scusa... - iniziai, curvando le labbra in un sorriso che duro' pochi attimi.
Victor era di fronte a me.
- Di niente. - ghigno' lui, e mi sorpasso' urtandomi con la spalla.
Rimasi in mezzo al corridoio come una perfetta idiota.
Le cose stavano andando tutte nel modo sbagliato. Le persone si stavano comportando nel modo sbagliato.
“D'accordo Rebecca, riprenditi.” mi incitai da sola, traendo un profondo respiro.
Alzai gli occhi, e mi ritrovai l'aula di storia esattamente di fronte a me.
Ero una completa idiota.
Raggiunsi la porta, e dopo aver bussato per un paio di volte senza che nessuno rispondesse, decisi di entrare.
Nell'aula calo' un silenzio di tomba e il professore mi guardava divertito dal suo posto infondo all'aula, alzando un sopracciglio.
- Mi dispiace molto. - iniziai, con aria mortificata. - Purtroppo sono rimasta bloccata in infermeria. -
Era una bugia bella e buona, dal momento che nessuno mi aveva bloccata in infermeria. Ma il professore sembro' soddisfatto.
- Spero allora che per le prossime lezioni sara' in orario. - sentenzio' sorridendo. - Ora si accomodi pure, signorina... -
- Rebecca. - lo informai, rispondendo al suo sorriso. - Rebecca Montelatici. -
Mi sistemai sul banco vuoto piu' vicino alla porta, senza smettere di sorridere.
Forse le cose sarebbero filate per il verso giusto.
Forse.

Ultima modifica di misteriosa98 (2013-08-24 10:30:15)

 

#373 2013-08-24 21:02:23

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

complimenti a tutte e due, pezzo molto bello.
penso che pubblicherò qualcosa anche io :)


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#374 2013-08-24 23:22:56

Ancien joueur nihal97
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

charlotte-c ha scritto:

misteriosa98 ha scritto:

Oh, fantastico c:
Comunque, secondo me sarebbe meglio non dileguarci troppo durante le lezioni "normali" e passare direttamente a quelle caratteristiche, sempre se siete d'accordo...

Io concordo.

E anche io. u.u
stasera non ho tempo, ma ho dato un'occhiata ai vostri pezzi, molto belli! complimenti!
@Mary: aspetto con ansia il tuo ^^

Ultima modifica di nihal97 (2013-08-24 23:57:32)

 

#375 2013-08-26 20:17:51

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

mi sto mettendo all'opera. anche se non so se uscirà qualcosa di lungo :)


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 
 

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