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#301 2012-12-08 20:20:19

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

scsate per il doppio post, ma il gdr sta andando un po' nel dimenticatoio! pleur


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#302 2012-12-08 22:19:19

charlotte-c
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Dovrei continuare, ma sinceramente non so cosa fare(?)


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#303 2012-12-09 17:52:24

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

racconta un po' le lezioni che abbiamo fatto e quello che faremo dopo, dopo quello che sono arrivata a scrivere io, hai carta bianca! good


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#304 2012-12-18 19:20:24

charlotte-c
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

lo so lo dovrei fare io D:, mi metto al lavoro, scusate tantissimo D:


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#305 2012-12-18 20:14:39

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

scuse accettate, ma scrivi, però! :P
sto scherzando, prendi il tempo che ti serve Cami!


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#306 2013-01-31 15:15:16

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

scusate per il doppio post... ma Camilla, il pezzo? mi dispiace così tanto che si sia fermato tutto!


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#307 2013-06-20 23:14:28

Ancien joueur misteriosa98
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Ehm... ho letto negli altri GdR che con l'arrivo dell'estate avete intenzione di ricominciare, spero che valga anche per questo perche' avevo gia' iniziato a scrivere il pezzo e ora l'ho finito... Quindi lo posto c:

Si tratta della prova di Becky con Victor come avevamo deciso.


Poco piu' di qualche frazione di secondo, e mi ritrovai immobilizzata.
Qualcuno mi aveva afferrato per le braccia e me le aveva strette in una morsa d'acciaio dietro la schiena.
Tutto sembrava procedere al rallentatore, le chiavi mi scivolarono di mano e caddero sul pavimento di parquet tintinnando, le mani che mi fermavano le braccia erano forti e muscolose.
Esperte.
Non riuscivo a pensare, era tutto un vortice di idee confuse, tra le quali spiccava la certezza: “Sto per essere aggredita.”
Feci per muovere la testa, guardarmi intorno, cercare aiuto... Ma il proprietario delle mani muscolose non era un novellino. Con un solo colpo mi sposto' a terra, a pancia in giu', bloccandomi la schiena con una gamba.
Le labbra a pochi centimetri dal mio orecchio.
-Eccoci qua, quindi saresti tu la biondina in questione. Troppo, troppo facile.-
Rise. Una risata sprezzante e sarcastica.
Orribile.
Ormai era chiaro che non c'era nessuno nel corridoio. Perfetto.
Provai a gridare, ma non avevo abbastanza fiato nei polmoni, mi bastava a stento per respirare.
Lui si accorse del mio debole tentativo.
-No, carina. Questa volta non c'e' nessuno ad aiutarti. Dovrai fare tutto da sola!- la sua voce era bassa ma chiara. Mi metteva i brividi.
Non potevo fare nulla, ero immobilizzata dalle spalle in giu'.
Tutto cio' era assurdo.
-Cosi' mi annoio pero'!- disse, con una voce lamentosa. -Su, vediamo un po' come te la cavi!-
Cosi' dicendo mi tiro' su per le braccia e mi volto' verso di lui. Nonostante la situazione a dir poco irreale, non riuscii a fare a meno di osservarlo.
Era alto, ma non tantissimo; muscoloso – troppo muscoloso – i capelli, un po' lunghi, erano neri cosi' come gli occhi, scuri e profondi.
Questi pochi secondi persi a guardarlo gli fecero guadagnare un vantaggio enorme.
Si butto' su di me con una velocita' incredibile e poi...
Calci, pugni e di nuovo calci. Mi colpivano ovunque.
Cercavo inutilmente di ripararmi la testa con le braccia, ma il resto del corpo era tutto a sua completa disposizione.
Non riuscivo a capire piu' niente, la testa mi girava e sentivo che sarei potuta morire sul colpo.
Ogni colpo mi faceva indietreggiare, finche' dopo quelle che a me sembrarono ore, mi ritrovai con le spalle al muro.
Lui era di fronte a me, ad alcuni metri di distanza.
Rideva.
Fu quella risata risvegliarmi definitivamente dallo shock. Erano poche le persone che ridevano di me. Molto poche.
“Pensa, Rebecca. Pensa.” Continuavo a ripetermi.
Doveva esserci qualcosa, almeno una cosa, che riuscivo a fare per difendermi, no?
La soluzione mi arrivo' di colpo, senza nemmeno pensarci su la misi in atto.
Partii con la rincorsa, e subito dopo arrivava la rondata.
Sentivo i capelli volare, data la forza del salto. Era' un sensazione bella, mai provata prima dato che avevo sempre praticato ginnastica con i capelli stretti in un chignon.
A pensarci bene, non ero proprio vestita nel modo adeguato, la gonna del vestito mi svolazzava attorno le cosce – fortuna che non era troppo corta! - e stringevo le punte dei piedi, cercando di non perdere i sandali.
Atterrai a pochi metri da lui, ora mi serviva la massima precisione: due centimetri sbagliati e tutta la mia strategia andava in fumo.
Ero di spalle, quindi non riuscivo a vedere la sua espressione, anche se mi sarebbe piaciuto molto.
Cercai di indugiare il meno possibile, il tempo di prendere un respiro profondo ed ero gia' in volo con la rovesciata all'indietro.
Capii che il mio piano aveva funzionato nello stesso istante in cui sentii i piedi colpire il suo petto e farlo cadere all'indietro.
Feci un’altra mezza rovesciata e atterrai, i piedi a pochi centimetri dalla sua testa.
Con un sorrisetto piuttosto compiaciuto stampato in faccia, sfilai l’elastico dal polso e mi feci in fretta una coda.
Compresi la stupidita’ del mio gesto quando era ormai troppo tardi.
Non era finita.
Con un solo, fluido movimento, il ragazzo si alzo’ e si volto di me, tutto ricomincio’ da capo.
Pugni, calci… si muoveva alla velocita’ della luce, facevo appena in tempo a vedere la sua gamba colpirmi l’anca quando subito arrivava un altro calcio in pancia.
Si sentiva che era un po’ piu’ stanco di prima, eppure i colpi erano piu’ forti. Come se si fosse… arrabbiato?
Probabilmente era cosi’.
Probabilmente il mio “attacco” non seguiva i suoi piani.
Stavolta pero’, non avevo nessuno intenzione a restare immobile a lasciarmi picchiare.
Alzai le braccia e, con uno sforzo enorme, mi lanciai alla rovesciata all’indietro, data la vicinanza sentii i miei piedi colpirlo da sotto il mento e farlo cadere ma non avevo alcuna intenzione di fermarmi, ora.
Non so quante rovesciate feci, era diventata una cosa meccanica. Una “lotta per la sopravvivenza” avrebbe detto la mia professoressa, quel momento in cui non ce la fai piu’ ma devi andare avanti perche’ altrimenti… beh, muori.
Inutile dire, pero’, che ogni singolo movimento mi faceva serrare i denti dal dolore, i lividi che mi aveva lasciato pulsavano e ogni volta che le mani o i piedi toccavano a terra, i miei tendini urlavano di protesta.
Eppure non mi fermai, volevo essere sicura di lasciare tra noi due una distanza sufficiente.
Dopo quelle che mi sembravano ore di dolore puro, atterrai, o meglio, mi accasciai a terra perche’ non ce la facevo piu’.
Non ce la facevo veramente piu’.
Seduta a terra, con la testa fra le ginocchia, cercavo di riprendere fiato.
Quella situazione era assurda, letteralmente assurda. Era peggio di un incubo, specialmente perche’ non riuscivo a trovare alcun filo logico… volevo che finisse.
Volevo risvegliarmi nel mio letto, a Milano. Con Antonia che mi diceva che andava tutto bene e che era solo un sogno.
Alzai gli occhi, esausta e per poco non mi venne un colpo.
Quel… come potevo definirlo? Alieno. Si, molto probabilmente era un alieno.
Erano poche le persone che avevo provato ad attaccare con una rovesciata all’indietro ma nessuna, nessuna di loro si era rialzata dopo pochi minuti.
Avanzava verso di me con deliberata lentezza, un sorriso – idiota – stampato in faccia.
Era terrificante.
Piu’ si avvicinava piu’ ero convinta del fatto che era la fine, era davvero la fine. Non avevo piu’ la forza di fare niente.
Si fermo’ a pochissimi centimetri da me, non mi presi nemmeno la briga di alzare lo sguardo: non erano il suo sorrisetto o i suoi terrificanti occhi le ultime cose che avrei voluto vedere.
Ormai non pensavo neanche, ero in uno stato di trance mentale.
Un calcio mi colpi’ nel fianco, rotolai su me stessa e mi ritrovai sdraiata a terra, la schiena dolorante a contatto col duro pavimento freddo.
Gli occhi chiusi, da sotto le palpebre sentivo le lacrime scendere e bagnarmi il viso.
Non erano solo per il dolore fisico, era piu’ che altro la stanchezza, la frustrazione… Quell’incubo era interminabile.
E anche l’umiliazione, di rado venivo trattata in quel modo.
Lui si accuccio’ vicino a me, con la mano mi accarezzava i capelli sulla fronte.
Volevo alzarmi e scappare. Scappare da lui e andare il piu’ lontano possibile.
Ma non riuscivo nemmeno a muovere la mano per bloccare la sua.
Le sue labbra, a pochi centimetri dal mio orecchio sussurravano parole con tono canzonatorio:
-Allora principessina? Sei diventata la Bella Addormentata, ora? Lo sai che essere una Barbie qui non ti servira’ a niente, vero? E nemmeno i tuoi stupidi giochetti sono serviti a qualcosa, hai capito? HAI CAPITO?-
Mi tiro’ su per il colletto del vestito, ed io ero ancora in piedi, davanti a lui.
Anche se le gambe non mi reggevano.
Anche se la teste non la smetteva di girare.
Anche se i polmoni sembravano essersi svuotati d’aria.
Io ero ancora in piedi davanti a lui.
BAM!
Un pugno mi colpisce con forza sovrumana sulla guancia destra.
Subito ne arriva un altro su quella sinistra per non farmi perdere l’equilibrio.
Gentile da parte sua.
-Reagisci! Reagisci, diamine!-
“Ma io non voglio reagire, voglio solo andarmene. In qualsiasi modo.”
Lui pero’ non e’ pronto ad arrendersi, mi afferra per le spalle e inizia a gridarmi contro.
-Cosa pensi? Che qua sia tutto rose e fiori? Che la gente ti faccia passare avanti solo perche’ sei una principessina? No, qui il rispetto te lo guadagni! E non mi interessa quanto tu sia carina e persuasiva, se non sai nemmeno difenderti finirai a terra ancora prima di renderti conto di chi sia il tuo nemico!-
Ok, ora basta.
Ora basta veramente. Mi stavo stufando.
Con calma, tolsi le sue mani dalle mie spalle, prima l’una e poi l’altra.
Mi sciolsi i capelli e mi rifeci la coda, lentamente.
Poi piegai la testa di lato e alzai le sopracciglia, voleva veramente che reagissi?
Lui mi fissava con sguardo confuso, ma io non gli diedi il tempo di capire.
Velocissima, alzai e le braccia e la gamba destra: stavolta volevo fare una rovesciata in avanti.
Non so da dove fosse arrivata tutta quella forza, ma ripensai agli allenamenti… quei pomeriggi in cui ero letteralmente sfinita ma dovevo andare avanti.
Perche’ se non si va avanti si torna in dietro, e io non volevo tornare al passato. Quindi non avevo altra scelta.
I miei piedi colpirono con forza il suo petto e lo fecero sdraiare a terra immediatamente, di norma avrei dovuto fare un’altra mezza rovesciata per rialzarmi dietro di lui, ma non ne ebbi il tempo.
E cosi’ atterrai sopra di lui.
Proprio cosi’, ero inginocchiata sul suo torace, immobilizzandolo e bloccandogli il respiro.
Presi mentalmente appunto di quella tecnica, era piuttosto utile.
Lui mi fissava, gli occhi spalancati, sorpresi…
Io mi lasciai sfuggire un sorrisetto compiaciuto.
-Ho reagito. Ti va bene?-
No, non gli andava bene. Non gli andava affatto bene.
Restammo parecchi minuti a guardarci in silenzio, lui troppo esausto per reagire, immagino; e io troppo esausta per fare qualsiasi cosa.
Poi, di colpo senza nessuno preavviso, mi prese per le spalle e mi lancio’ all’indietro.
Sbattei la testa contro il pavimento, e un vidi un sacco di scintille, come nei fumetti…
Poi lui si lancio’ su di me, come un felino pronto ad uccidere la sua preda.
Era nella migliore posizione per uccidermi.
Chiusi gli occhi, perche’ non volevo vedere.
Avevo letto da qualche parte –In Harry Potter, forse?- che e’ eroico guardare negli occhi la persona che ti sta per uccidere.
Ma io non volevo vedere. Assolutamente no.
- Non ho ancora finito con te, Bella Addormentata…-
Strinsi ancora di piu’ gli occhi, in previsione di cio’ che mi aspettava.
- Credo possa bastare, Victor. –
Una voce lontana giunse alle mie orecchie, ferma e risoluta. Sentii Victor –evidentemente era quello il suo nome- che si scostava da me e si preparava a ribattere.
- Cosa? No, non vedi che l’ho stesa a terra? –
- Ci sei andata giu’ pesante, lasciala andare ora. –
- Ma e’ assurdo! Non puo’ superare la prova, non riesce a difendersi! –
Prova? Quale prova? Di cosa stavano parlando?
Il tono della voce di Victor era salito di parecchie ottave, era evidente che si stava arrabbiando.
- Non e’ stata chiamata qui per le sue qualita’ fisiche, a giudicare dal suo grado di preparazione se l’e’ cavata piu’ che bene. –
Ma di cosa diavolo stavano parlando? Mi arrischiai ad aprire gli occhi, ma da quella posizione vedevo solo Victor dal basso: l’uomo misterioso che gli aveva detto di finirla era ancora invisibile.
D’altra parte il mio aggressore sembrava volerlo assecondare, si chino’ verso di me offrendomi una mano per aiutarmi.
- Per questa volta te la sei cavata. – disse a denti stretti, ma un sorriso gli spunto’ all’improvviso come se stesse pregustando la prossima volta.
Rifiutai il suo aiuto e mi alzai da sola, all’inizio si rivelo’ una pessima idea ma dopo aver perso l’equilibro un paio di volte riuscii a stare in piedi.
- Seguimi.- disse, e poi tiro’ drtitto senza nemmeno aspettarmi.
Cercai di tenere il suo passo, zoppicando dietro di lui.
- Aspettami, dove stai andando? –
Continuo’ a camminare, senza nemmeno voltarsi.
- Ehi! –
- Ti porta in infermeria, starai meglio. – mi rispose la stessa voce di prima, mi voltai verso la sua direzione e vidi un uomo alto, con l’aria gentile. Avrei voluto fermarmi per ringraziarlo ma quell’idiota andava sempre piu’ veloce e non volevo perdermi in quel posto, cosi’ gli sorrisi rapida e continuai a zoppicare al seguito di Victor.
Intanto ripensai alle parole che si erano scambiati, quindi tutta quella faccenda era una prova? Una specie di esame di ammissione?
- Perche’ mi avete fatto fare quella prova? – chiesi, sperando in una risposta che ovviamente non arrivo’.
- Ehi, sto parlando con te! – riprovai, stizzita.
Ma lui sembrava proprio non sentirmi.
Quando finalmente si fermo’, era davanti a una porta che evidentemente dava sull’infermeria. Aspetto’ che lo raggiungessi e poi mi apri’ la porta.
- Riprenditi principessina, perche’ non hai la minima idea di cosa ti aspetta. –
Quelle furono le sue parole d’arrivederci. Rassicurante.
Sbuffai e feci un ultimo sforzo entrando nell’infermeria, ad accogliermi c’era quella che doveva essere l’infermiera ma che sembrava per di piu’ una nonnetta apprensiva.
- Oh tesoro, stai bene? No, certo che non stai bene! Quel Victor… Lo dico sempre che e’ troppo aggressivo con i nuovi arrivati! Poi tu sei talmente fragile… vieni, cara, siediti qua. –
Cosi’ dicendo mi guido’ verso una brandina sulla quale mi lasciai cadere all’istante. Era rassicurante trovarsi in presenza di persone che erano ancora gentili e servizievoli con me, dopo il rifiuto di quel ragazzo giu’ all’entrata e questa stupida prova con quello psicopatico, mi faceva sentire a casa.
- Resta qui, vado a prenderti delle pastiglie per il mal di testa. – mi disse l’infermiera-nonna con dolcezza.
Ma prima del suo ritorno, ero gia’ crollata nei miei sogni esausta com’ero.

Ultima modifica di misteriosa98 (2013-06-20 23:18:22)

 

#308 2013-06-21 12:28:36

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

hai fatto benissimo a pubblicare il pezzo. era nelle mie intenzioni far riavviare anche questo gdr, ma ho avuto il tepo di fare solo due riassunti ieri, quindi questo sarebbe stato il prossimo, sempre che qualcuno vglia continuare :)
Serena, il pezzo e' bellissimo, complimenti! :)


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#309 2013-06-21 13:26:35

Ancien joueur misteriosa98
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Oh, grazie :)
Beh, spero riprenderemo anche questo GdR perché mi piace veramente molto :)

 

#310 2013-06-21 18:58:44

charlotte-c
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Mi serve un riassunto, assolutamente!
Se a voi va bene torno anche qua


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#311 2013-06-21 19:29:58

Ancien joueur misteriosa98
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Beh, non è che ci sia molto da riassumere, non siamo andate avanti molto lol
In pratica Cherry e Mary hanno fatto la prova con Victor, poi sono andate in biblioteca e hanno trovato un libro spagnolo che aveva a che fare con i semidei (?) Ma non mi ricordo molto di quella parte perché avete fatto tutto voi due lol
D'altra parte David e Becky hanno superato la prima prova recuperando le chiavi, ora ho postato il pezzo della seconda prova di Becky, manca quella di David.
Poi Mary aveva scritto un pezzo che descriveva tipo la lezione del giorno dopo, perché io e Haru eravamo indietro...
Ora, considerando che Haru deve ancora postare la prova di David e poi, se non ricordo male, avevamo pensato di far incontrare i due in infermeria. Ma non saprei se Haru è ancora d'accordo; infondo lo avevamo pensato l'anno scorso lol
In ogni caso resta il fatto che voi siete molto più avanti...

 

#312 2013-06-21 19:40:38

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

infatti dobbiamo aspettarvi.
ma non vi manca poi così tanto :)
Serena, grazie per aver fatto il riassunto al posto mio! :)


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#313 2013-06-22 12:00:10

Ancien joueur haru-chan
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Ecco il mio pezzo cwc

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David era annoiato. Stanco ed annoiato.
Le braccia gli facevano male ed aveva un leggero mal di testa, alla fin fine sopportabile; era la stanchezza era una delle cose che David odiava di più. Non riusciva a sopportare di essere scarico e senza energie.
Continuò a salire le scale fino ad arrivare al suo piano, facendo dondolare le chiavi appena recuperate; si fermò di botto dopo aver svoltato l'angolo.
Forse avrebbe dovuto cominciare a sospettare che quella accademia non fosse del tutto normale.
David fissò il ragazzo che aveva di fronte.
Ragazzo o uomo? O forse professore?
No, non aveva un'aria da insegnante...ed era anche piuttosto giovane. Non abbastanza da poter passare per uno studente, però.
Ma di fatto gli stava bloccando la strada, visto che se ne stava tranquillamente appoggiato alla porta della sua camera, con un espressione che era tutto fuorché interessata.
Ed in effetti sembrava quasi ignorare la presenza di David, finché non alzò lo sguardo su di lui: ed in un'attimo la sua espressione si tramutò da menefreghista a divertita; o perlomeno fu questa l'impressione che ebbe David.
Sembrava quasi che lo stesse aspettando.
«Gradirei che ti spostassi.» la sua voce suonò quasi roca, mentre infilava le mani nelle tasche dei jeans malconci.
«Non vedo perché dovrei farlo.» rispose semplicemente il ragazzo, il cui tono sembrava quasi volerlo prendere in giro.
David si limitò a fissarlo. Era incappato varie volte in gente presa dalla noia e desiderosa di uno sfogo con cui poter farla passare, e il rosso che aveva davanti non gli sembrava tanto diverso.
Si cominciava con delle semplici provocazioni fino ad arrivare alle botte vere e proprie; e con loro arrivava anche l'adrenalina, il sangue e il dolore.
D'altronde lui stesso aveva un carattere litigioso, visto che sfogare la propria rabbia verso gli altri era per lui un ottimo calmante, molto più delle sigarette, molto più di qualsiasi ridicola terapia.
Il rosso lo fissò di rimando. «Sai, questa è una scuola particolare» cominciò, e prima che David potesse repicare lui continuò, scrutandolo divertito. «Entrare non è facile come sembra, sai? Molti arrivano qui pensando di poter diventare qualcuno con un semplice schiocco di dita, ma la realtà è molto più difficile di così.»
«Lo so.» oh sì, David lo sapeva benissimo: come poteva non essere così, per lui che per anni aveva dovuto vestirsi sempre con gli stessi vecchi abiti, abitando in un minuscolo appartamento e chiedendosi ogni giorno se il padre avrebbe portato a casa qualche soldo?
Decisamente sapeva che la realtà non era facile: ma l'impegno e la buona volontà erano probabilmente le uniche buone caratteristiche che David possedeva. «D'altronde sono abituato al peggio.» aggiunse, con un cipiglio divertito.
Tuttavia le parole del ragazzo continuavano a risuonargli nella mente, confondendolo: tamburellavano nella sua testa, come pioggia sul vetro durante una notte di tempesta.
Sapeva bene che si sarebbe dovuto impegnare per riuscire a diventare una buona spia, ma non capiva cosa centrasse la frase del rosso.
Il ragazzo scrollò le spalle con aria indifferente. «Meglio per te, allora.»
Il pugno arrivo all'improvviso, e David ebbe appena il tempo di vedere il viso dell'altro contorcersi in un ghigno, prima di sbilanciarsi, sbattendo con la spalla contro il muro sinistro.
Lo stomaco doleva, ma era un dolore famigliare: gli toglieva il respiro, e dopo qualche secondo cominciava ad avvertire le dolorose fitte.
Pel di carota era forte, su questo non c'era dubbio.
David riuscì a schivare un'altro pugno spostandosi agilmente a lato. C'era da dire che l'unico modo in cui sapeva combattere era quello che gli veniva più naturale: calci e pugni, rifilati con casualità, si poteva dire.
Quando il rosso si girò verso di lui l'unica cosa che fece fu cercare di colpirlo, ma l'altro bloccò il suo pugno, storcendogli il polso, al che David non riuscì a trattenere un lieve gemito di dolore.
Il ghigno sghembo dell'altro contribuiva ad accrescere la sua ira, mentre il sangue gli affluiva velocemente al cervello; gli allungò con violenza un calcio contro il ginocchio, poco prima che il rosso gli rifilasse un colpo violento alla testa. 
David si portò istintivamente una mano alla tempia per qualche secondo, prima di indietreggiare, appena in tempo per schivare un pugno.
Quando fu di nuovo vicino all'altro, abbastanza da poter vedere il luccichio inquietante nei suoi occhi, strinse con forza il pugno destro e sferrò un violento colpo contro lo zigomo del rosso.
Le sue nocche scricchiolarono in una maniera inquietante, ma David non ci fece caso; era fin troppo occupato a fissare il viso dell'altro contorcersi per colpa dell'improvviso colpo.
E David sorrise. Oh sì, il dolore sul viso dell'altro, la fronte contorta e gli occhi serrati: soddisfazione, tanta soddisfazione per il ragazzo più giovane.
Peccato che durò poco.
Pel di carota sembrava essersi arrabbiato, e forse David aveva abbassato troppo la guardia. Oh sì, decisamente lo aveva fatto.
Si ritrovò sbattuto contro il muro dietro di se, con l'altro ragazzo che lo guardava con un'espressione da matto.
Ma David non avrebbe distolto lo sguardo.
Neanche dopo il pugno allo stomaco di Pel di Carota, o dopo quello allo zigomo.
Il tizio era dannatamente forte ed era riuscito a bloccarlo in una maniera incredibile, così David cercò di mirare al punto più sensibile: le ginocchia.
Piegò la gamba e sferrò un'attacco veloce al ginocchio dell'uomo, i denti contratti per lo sforzo. Questi emise un verso gutturale di dolore, quasi perdendo l'equilibrio.
David ne approffitò e si avventò sull'altro, continuando a colpirlo come se ne valesse la sua stessa vita, e venendo colpito di ricambio.
Aveva ormai perso la cognizione del tempo, era diventata una cosa sistematica: Schiva, colpisci, non ti arrendere, colpisci ancora.
Ma ormai i suoi muscoli imploravano, il suo zigomo chiedeva pietà.
David cadde in ginocchio quando l'altro uomo lo colpì un'altra volta. Ora lo fissava dall'alto, beffardo, respirando per cercare di recuperare il fiato che gli era stato tolto.
Ma il ragazzo più giovane era sconvolto, semplicemente. Gli occhi azzurri inespressivi, le pupille dilatate, il sangue fresco e quello ormai secco sulla sua pelle. Non riusciva più a fissare l'altro negli occhi. Non dopo che l'altro l'aveva fatto inginocchiare di fronte a lui.
«Non fai più lo sbruffone, eh?» un calcio allo stomaco tolse il fiato a David, che dovette soffocare un singhiozzo di dolore piuttosto forte. «Patetico.»
Nonostante la vista annebbiata, David cercò di rialzarsi, ma fallì. Cadde di nuovo, le ossa delle ginocchia che sbattevano dolorosamente contro il pavimento freddo.
«Però devo ammetterlo, ragazzino, sei bravo.» David sentì l'uomo allontanarsi con una risatina, un po' zoppicante, ma non riuscì a distinguere perfettamente la sua figura. Aveva gli occhi socchiusi e non voleva aprirli, o forse semplicemente non poteva.


«Oh, cielo,» l'infermiera tastò delicamente la guancia del ragazzo biondo. Sembrava svenuto. «Di nuovo queste barbarie, Dio.» la donna sospirò e scosse delicatamente il ragazzo. «Su, svegliati. Ti porto in infermieria.»
David aprì appena gli occhi e venne subito investito da un forte mal di testa. Emise un piccolo gemito di dolore e guardò la donna sopra di lui. «Cosa...» riuscì appena  dire, la voce roca e impastata.
«Riesci ad alzarti?» chiese gentilmente la donna, e David non rispose. Posò i gomiti sul pavimento e cercò di tirarsi su, prima di cadere di nuovo a terra con un verso di dolore.
«Oh, va bene, non ti preoccupare. Ti aiuto io.» la sconosciuta lo aiutò a tirarsi su, e David si sentì così pateticamente debole. L'umiliazione tornò, viva e bruciante, come un fuoco che corrodeva le pareti interne del suo stomaco.
David strinse i denti e si costrinse a rimettersi in piedi, sempre aiutato dalla donna.
«Bene, ora possiamo andare.» David annuì appena e si lasciò trasportare docilmente verso l'infermieria, tenendo sempre gli occhi chiusi, come un cieco che si lascia guidare dagli altri.
Appena arrivati David storse il naso all'odore di medicinale che infestava la stanza. Con uno sbuffo si fece guidare fino ad un lettino, lasciando che un infermiere un po' più giovane gli disinfettava le ferite.
«Ecco, ora puoi riposarti.» il ragazzo gli sorrise e David lo ringraziò con un cenno del capo. Si distese sul lettino e sospirò all'odore di sangue che gli invase le narici. Il suo stesso sangue.
«Mi dispiace, non abbiamo più magliette pulite,» disse il giovane infermiere, sembrando veramente dispiaciuto. «Sai, oggi è la giornata delle prove...» si bloccò quando l'infermiera più anziana gli lanciò un'occhiataccia. David fissò i due, confuso.
«Riposati, ora.» la donna sospirò, e David non potè che annuire obbedientemente. In fin dei conti, era fin troppo stanco anche per ascoltare, figuriamoci parlare.
Si girò su un fianco con un sibilio di dolore, trovandosi a fissare il letto accanto al suo. E la ragazza che vi giaceva sopra.
David rimase a fissarla, un po' sbalordito. Era Rebecca, la ragazza della reception. Certo, non le assomigliava granché, visto il taglio sulla sua fronte e i numerosi lividi sulle sue braccia. Ma era ancora...bella, in un certo senso. Il suo volto era calmo, l'espressione imperscrutabile di chi sta dormendo. E David riusciva a sentirla sorprendentemente vicino a lui, entrambi pieni di lividi e distesi su dei lettini di ospedale.
Sorrise appena, gli occhi socchiusi che ancora fissavano l'altra ragazza, prima di abbandonarsi a sua volta al mondo dei sogni.

 

#314 2013-06-22 13:06:20

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

molto bene.Haru, adesso mancherebbero avcora un pezzo ciascuno, due, come preferite voi, per raccontare il primo giorno di lezioni dove ci incontriamo tutti e quattro. cosi' poi ricominciamo anche io e Cami.
non so, forse e' meglio stabilire dei turni, cosi' non si va troppo avanti


Sono una creatura fatta di lettere, un personaggio disegnato da frasi, il prodotto di una fantasia scaturita dalla narrativa.
 

#315 2013-06-24 18:26:04

charlotte-c
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Sto rileggendo le vecchie role...
Ma Victor che problemi ha D:? E io che problemi avevo? Ma perché faccio rompere il naso a Cherry subito? Poraccia... E il pg di Mary che si taglia le vene, così, all'improvviso?
E facevo post cortissimi tra l'altro :o
E ho scritto "Teylor Swift"... Morirò dalle risate, lo so.

Okay, a nessuno interessa delle mie lamentele su quanto facessi schifo l'anno scorso a scrivere, poi non ho nemmeno finito di leggere i miei vecchi post... Torno a leggere


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#316 2013-06-24 20:26:15

Ancien joueur misteriosa98
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

@Cami: LOL l'avevo letto proprio l'altro giorno il "Teylor Swift" :')
Però si, scrivevate cose strane o___ó

 

#317 2013-06-24 20:39:04

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

già, molto strane. mi viene da pensare diaver esagerato un po' con Victor!


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#318 2013-06-24 21:01:14

charlotte-c
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

eynis ha scritto:

già, molto strane. mi viene da pensare diaver esagerato un po' con Victor!

Un po'? Abbiamo esagerato un casino.

EDIT: Ho letto solo ora i pezzi di Haru e Sere... Ma come siete brave! Vi invidio un casino cc

Ultima modifica di charlotte-c (2013-06-24 21:18:52)


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#319 2013-06-24 22:25:47

Ancien joueur nihal97
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

mi iscrivo solo ora D:
'sto periodo sono fissata coi Gdr ò.ò
anyway, eccomi qui!

Nome : Valentina
Cognome : Meron -non è il mio cognome, l'ho inventato-
Età : 16
Regione: Umbria
Soprannome: Va, Vale
Storia : -devo inventarla-
Caratteristiche fisiche (non devono essere per forza ottime!): alta quasi un metro e 70; molto magra; è bella ma non attira i ragazzi, poiché è molto introversa; ha grandi occhi verdi, mobili ed espressivi; ha lunghi capelli castani che d'estate diventano quasi biondi sul davanti, mossi.
Carattere : molto introversa, timida, schiva. non ama stare in mezzo alla gente, preferisce la solitudine. ha pochi amici, ma fidati. si affeziona molto alle persone, per questo è molto diffidente, non vuole essere tradita e soffrire. è una sognatrice, e ama dar vita ai suoi sogni attraverso la scrittura. è coraggiosa, ma non lo sa ancora.
Particolari : nessun particolare fisico. osserva tutto e tutti, non si fa sfuggire niente.
Scuola: ha appena concluso il secondo anno di liceo classico.
Personificazione: -se posso già scegliere- Eris (dea greca della Discordia)
Immagine: http://i42.tinypic.com/aaxavc.jpg [l'ho fatto io, da internet non m'ispirava nulla]

Ultima modifica di nihal97 (2013-06-25 21:11:18)

 

#320 2013-06-24 22:44:29

eynis
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

ho chiesto io a Valentina se voleva iscriversi al gdr, perche'... siamo solo in quattro! e, a dire il vero ho chiesto anche a Ludovica, anche se non so se si iscrivera'. il fatto e' che eravamo partite con un bel numero, ma adesso non c'e' nessuno, e mi dispiace!
spero che a voi non dispiaccia!
poi volevo dire che forse sistemero' il messaggio iniziale. :)


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#321 2013-06-25 22:29:06

Ancien joueur nihal97
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Dopo un'ora e mezza di viaggio in auto per arrivare a Perugia ero abbastanza rincitrullita.
Come mio solito, mi ero fatta una bella dormita, così quando scesi mi resi conto di non sopportare la luce del sole.
Fantastico. Sto per prendere, per la prima volta nella mia vita, un aereo e non sono nelle condizioni nemmeno di guardarmi i piedi!
Trascinare le valigie fino al check-in dell'aeroporto fu una vera impresa. Almeno per me.
Quasi un'ora dopo, finalmente stavo per salire sul mio aereo.
"Ciao ma', ciao pa'..." Detesto le partenze. E i saluti. Quasi stritolai i miei genitori per abbracciarli. Poi passai a mia sorella.
"Non ficcanasare tra i miei disegni, mentre sono via, chiaro?" fu la prima cosa che mi venne in mente di dire. Poi...stritolai anche lei.
E alla fine salii sull'aereo. Al momento del decollo stava per prendermi un infarto.
E se precipitasse? Cavolo... Con la fortuna che mi ritrovo, succederà quasi di sicuro.
Decisi di non pensarci. Mi appellai al mio Angelo Custode, m'infilai gli auricolari nelle orecchie e attesi il decollo tra le note dei Linkin Park.
Quando l'aereo giunse in quota, cominciai ad osservare estasiata il cielo tutto intorno a me, le nuvole sotto... Mai visto niente di più bello. Sul serio.
Mentre aspettavo l'atterraggio, tirai fuori dallo zaino il mio tablet e mi misi a scrivere qualche pagina di uno dei miei innumerevoli, mai finiti, romanzi.
Il volo durò poco.
Quando atterrai a Roma, pregai con tutto il cuore di trovare le mie valigie.
Fortunatamente avevano viaggiato con me, così riuscii a trovarle subito.
Ora, c'era un altro problema: come raggiungere l'Accademia?
Mentre girovagavo per la sala d'attesa dell'aeroporto, m'imbattei in un tizio in giacca e cravatta. "La signorina Valentina Meron?"
Lo guardai accigliata, già sulla difensiva. "Sono io. Lei chi è?"
"Se permette, mi hanno incaricato di accompagnarla all'Accademia. Mi segua, prego."
Seguire uno sconosciuto, probabilmente armato -non me ne sarei stupita-, in auto, diretti non si sa dove? Ma anche no.
"Voglio vedere la sua carta d'identità. O comunque un tesserino d'identificazione. Altrimenti non mi muovo da qui."
L'uomo sorrise e mi mostrò un tesserino. Era tutto in regola.
"Andiamo." dissi. Poi salii nell'auto nera, stavolta ascoltando i 30 Seconds to Mars.
Ne avevo bisogno, per farmi forza.
Un bel casolare di pietra. Bello. Di mio gusto.
Mi scaricarono all'ingresso con i bagagli. Nessuno ad aspettarmi.
Decisi di entrare.
All'ingresso, dentro, c'erano un'orda di ragazzini, impegnati nelle più svariate conversazioni.
"Benvenuta, signorina Meron!"
Voltandomi, vidi una tizia vestita da segretaria. Tailleur grigio, scarpe con tacco basso, grigie, capelli raccolti magistralmente in una elegante crocchia. Immancabili gli occhialetti rettangolari sulla punta del naso.
"Grazie." risposi, senza troppa enfasi, a dire il vero.
La donna sembrò un po' in imbarazzo. "Ehm... l'accompagno nella sua stanza. Poi, se vuole, le mostro l'Accademia..." "D'accordo." stavolta cercai di essere un po' più gentile. Alla fin fine, a dispetto del suo aspetto severo, era stata gentile.
La stanza mi piaceva davvero molto. Sembrava quella di un agriturismo di campagna. Luminosa, ampia, pulita. Profumava di lavanda. C'erano due letti. Evidentemente, non sarei stata sola.
Magnifico...il massimo, per un'eremita come me.
Mollai tutti i miei bagagli a terra, quasi lanciandoli, con la mia solita grazia. L'unico che trattai con un po' di delicatezza fu il mio clarinetto.
Non potevo lasciarlo a casa. Anche se non l'avessi suonato mai, volevo portarlo con me.
Passai davanti a uno specchio e mi resi conto di avere un aspetto orrendo. I vestiti sgualciti e i capelli per aria. Per non parlare delle occhiaie.
Tanto non mi conosce nessuno, se ne faranno una ragione. Non sono qui per farmi guardare da loro.
Facevo un buffo contrasto con la "segretaria", tutta così bella precisa.
Mi mostrò tutta l'Accademia. Non sembrava così grande, da fuori.
Tre palestre, una piscina, le stanze, una sala comune...e poi...la biblioteca.
Sarei rimasta lì per ore. Potevo quasi sentire le voci dei libri sussurrarmi le loro storie, in quella sala immensa, con librerie che arrivavano fino al soffitto...
"Grazie." dissi, quando il giro fu finito. La donna che mi accompagnava mi diede un foglietto col programma delle attività, poi si congedò e andò via.
Quella sera scesi in giardino e mi sedetti a guardare le stelle.
_________________________________________________________________
Spero vada bene. Stasera ero ispirata (?)
Per quanto riguarda la stanza... sono stata vaga perché ancora non conosco la mia compagna.
La "segretaria" è un personaggio fittizio, l'ho inserita solo per fini narrativi, non è indispensabile.

Ultima modifica di nihal97 (2013-07-01 20:11:42)

 

#322 2013-06-25 22:44:58

Ancien joueur misteriosa98
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

@Cami: Oh, grazie c: Ma anche tu sei molto brava.

Oh, benvenuta nihal :)

@Eynis: Ma... Ora che c'è un nuovo pg, Rebecca starà in stanza con lei? Perché all'inizio era in stanza da sola...
Ah, comunque ora dobbiamo aspettare che anche il pg di nihal faccia la prova, giusto?

 

#323 2013-06-25 22:57:27

Ancien joueur nihal97
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

@Misteriosa98: oh, ti avevo mandato un mp per avvisarti del mio arrivo ^^ sì, se per te va bene dovrei stare in stanza con te ^^

ah ragazze, andate pure avanti. io devo partire per un po', non so quando torno... perciò non aspettatemi.

Ultima modifica di nihal97 (2013-06-25 23:10:07)

 

#324 2013-06-26 00:02:35

charlotte-c
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Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

@vale: pezzo molto carino!


W le firme senza senso!
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#325 2013-06-26 08:54:12

Ancien joueur misteriosa98
Invité

Re: GDR: L'Accademia della Arti Materiali e Immateriali

Ah, scusa non controllo gli mp da molto DD:
Cooomunque, okay per me va bene... Dovresti soltanto modificare il tuo pezzo, perché in effetti il letto del mio pg non può essere coperto da valigie dato che non è ancora entrata in stanza lol
Anyway sarà un po' un casino però... Cioè io nel prossimo pg dovrei far entrare in stanza Rebecca, ma se tu non ci sei sarà difficile ruolare..

 
 

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