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penny-scene-queen
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LA STORIA DI PENNY-SCENE-QUEEN

IL PASSATO di PENNY-SCENE-QUEEN

Ciao, sono Penny. So di essere solo una doll creata per ricambiare i voti di un'altra, ma voglio comunque raccontarvi la mia storia. Non volevo diventare una scene-queen. Non l'ho mai voluto. Ero una doll come tante, avevo appena iniziato il liceo in quella che mi sembrava la tanto grande Ohmydollzcity. Lì ho conosciuto un ragazzo. Lui di certo attirava l'attenzione di tutti. Molto curato, il suo aspetto era caratterizzato  da un ciuffo di capelli neri che gli ricadeva sul volto, l'aria un po' cupa e vestiti poco "comuni", ma nonostante tutto era riuscito a farsi degli amici "normali".

"Mi piace lo stile emo" diceva. E continuava: "Solo l'effetto visivo che creano abbigliamento e capigliatura; non condivido il resto". Io non lo stimavo molto, però, un giorno, vedendomi in difficoltà con il compito a casa di matematica  (che era da fare a casa e naturalmente lo stavo svolgendo il mattino prima delle lezioni perchè me ne ero completamente dimenticata) si avvicinò e mi disse: "C'è un modo più semplice per risolverlo. Prova ad applicare il teorema della scorsa lezione". Forse fu proprio in quell'occasione che diventammo amici. Da quel giorno cominciai a cercare di frequentarlo anche fuori del liceo e scoprii il mondo degli altri suoi amici, non quelli del liceo, quelli "emo". 

Per loro ero un'estranea. Una di quelle ragazze che si crede "normale". E così decisi di avvicinarmi a quel mondo. Comprai coi soldi che avevo da parte vestiti un po' sgargianti e allo stesso tempo un po' cupi, mi feci fare un taglio di capelli "da paura" pur di non essere esclusa da quel gruppo e allontanata da quel ragazzo che iniziava davvero a piacermi. Ma poi qualcosa iniziò a non andare nel verso giusto.

I miei genitori mi guardavano in modo strano, erano disposti anche ad accettare il mio nuovo look purchè non avessi fatto pazzie e avessi continuato a studiare. Però, lui, quel ragazzo, non sembrava affatto lieto del mio cambiamento, al contrario dei suoi amici emo che lo apprezzavano molto. Nonostante mi fossi integrata in quel gruppo, cercassi di capire i loro problemi senza condividerli davvero, dessi loro qualche consiglio quando ne avevano bisogno, c'era qualcosa che non andava. Lui mi allontanava, non mi guardava come avrebbe dovuto. 

Un giorno, dopo ore di riflessione decisi di farmi avanti e chiedergli perchè il nostro rapporto era così cambiato... in peggio. "Sei tu che sei cambiata. Semplicemente ti sei unita ad un'altra massa. Alla mia massa. Non ti chedo il perchè, nè lo voglio sapere. Prima mi piacevi, ormai sei come tutte le altre ragazze che frequento." Me ne tornai a casa sconsolata.

Però mi ero abituata a quel look e non volevo rinunciarvi. Però smisi di frequentare lui fuori dal liceo e decisi di lasciar perdere i suoi amici emo. La settimana dopo lui stette a casa due giorni da scuola; quando tornò era pieno di lividi. Allora gli chiesi cosa fosse accaduto. Almeno a me disse la verità: " Eh, sai, non avrei mai detto che dietro a tutti quei musi lunghi si celasse tanta forza di volontà e gelosia. E poi sarei io l'emo strano per loro perchè continuo ad andare a scuola. E sappi che tutto questo è anche merito tuo." Cosa diavolo stava dicendo!? Non volevo credere alle mie orecchie. Gli domandai il perchè.

"Tu hai lasciato il gruppo dopo le cose che ti ho detto, è colpa mia se te ne sei andata. Loro lo sanno bene. E mi hanno punito per averti permesso di andartene, per essere in classe con te e non aver cercato di convincerti a tornare. Tu in qualche modo manchi loro per la tua diversità nell'affrontare la vita e il mondo." Ero a dir poco perplessa. Avevo davvero influenzato quel gruppo così tanto da spingerli a picchiare un loro amico? E loro mi avevano davvero così influenzata da spingermi a cambiare il mio aspetto?

Il giorno dopo la famiglia del ragazzo gli aveva fatto fare un bel taglio a spazzola ai capelli e i vestiti che indossava sembravano "comuni". Lui aveva smesso di uscire con quella gente e di seguire quello stile che lo ammaliava. Io no. Decisi di ricominciare tutto da capo con lui. Ma lui non volle. Gli ricordavo troppo quello che si era lasciato alle spalle e ciò che gli mancava. 


IL FUTURO di PENNY-SCENE-QUEEN

Un pomeriggio, nell'estate dopo che avevo finito il liceo, ero in banca per accompagnare mia madre, quando mi si avvicinò un uomo di mezz'età, non molto alto. " Signorina, i suoi lineamenti sono splendidi e i suoi capelli magnifici, nonostante il taglio bizzarro. Io lavoro come segretario per un'agenzia di modelle. Le lascio il mio numero, se lei volesse farne parte, ne sarei onorato." Mia madre era alquanto perplessa. Io continuavo a guardare quell'ometto con gli occhi sgranati; credevo fosse una truffa, ma fortunatamente non era così.

Avevo appena finito il liceo, non ero un genio ma me la cavavo egregiamente. Avevo sempre pensato che sarei andata all'università visto che i miei stavano risparmiando da anni per questo. Però non avevo idea di cosa volevo fare davvero nel mio futuro. Non c'era qualcosa per cui fossi particolarmente dotata. Mi recai all'agenzia di moda, mi confermarono che avrei potuto lavorare per loro senza farmi storie. Però non volevo rinunciare all'università che avrebbe reso i miei genitori molto fieri di me e per la quale avevo già superato il test di ammissione.

Quindi presi la decisione più razionale. Andai a parlare a quattr'occhi al segretario dell'agenzia spiegandogli che mi sarei iscritta all'università e avrei lavorato per loro solo nel tempo libero. La bellezza e la giovinezza non durano per sempre, non avrei potuto guadagnare come modella a vita. Inoltre la mia facoltà non aveva un orario molto pesante. Lui mi fissò qualche istante. Sgranò gli occhi pieni di lucidità e affermò: "Un fisico come il suo, signorina, non possiamo di certo permetterci di perderlo. Le farò ottenere dal mio capo un contratto part-time. In bocca al lupo per i suoi studi."

E così tutto ebbe inizio.


 

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